Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Piero Fassino e, infine, lo stesso Matteo Renzi: tutti a negare di aver riempito il Palazzo del potere di amici fiorentini e di amici degli amici fiorentini. È, in pratica, la linea (politica) difensiva di fronte all’inchiesta Consipche vede indagato Luca Lotti e annovera tra gli accusatori Luigi Marroni, altro toscano nominato dal governo Renzi. Nel salotto di Bruno Vespa l’ex premier ha, fra l’altro, dichiarato: “Il sistema di potere toscano è solo negli editoriali, non nella realtà”. E ancora, in un’intervista a La Stampa: “Quattro o cinque toscani quarantenni o giù di lì: questo sarebbe il mio sistema di potere? Eni, Enel, Ferrovie, Poste, Rai, Finmeccanica… Al vertice non c’è nessun fiorentino: e i vertici li ha nominati un governo da me presieduto. Sono sereno: le bugie hanno le gambe corte”.