La polizia sta indagando su un bizzarro annuncio comparso su eBay. Maria, una bambina di circa un mese, è stata infatti messa in vendita per circa 5000 euro. Secondo l’annuncio, che è stato cancellato dal sito entro 30 minuti dalla pubblicazione, la bimba vive a Duisburg, in Germania. Il venditore aveva allegato foto della piccola Maria con indosso diversi pigiamini, con il seguente annuncio: “Bambina di 40 giorni di nome Maria…in saldo”. L’annuncio inquietante è diventato rapidamente virale sui social media e sui forum dopo essere stato condiviso da diversi utenti scioccati. Il portavoce di eBay Pierre Du Bois ha dichiarato che la società ha eliminato l’annuncio e ha prontamente allertato la polizia non appena è venuta a conoscenza della questione. “Abbiamo ricevuto diverse lamentele dagli utenti e abbiamo immediatamente affrontato la questione. Mettiamo a disposizione delle autorità tutte le informazioni possibili, nel caso dovessero averne bisogno”. Non è ancora chiaro se il venditore sia autentico o se l’annuncio sia in realtà una bufala. Du Bois ha dichiarato che eBay ha già avuto a che fare con annunci fasulli, compresi scherzi di cattivo gusto e tentativi di frode: “Abbiamo bannato immediatamente questi venditori. Abbiamo squadre addestrate per affrontare queste evenienze e agire rapidamente”.
13/10/16
Virginia Raggi, la sindaca di Roma in coda a Fiumicino per un volo low cost
Quanto è costato questo volo alla città di Roma? "Non so" risponde la sindaca di…
VIDEO.ILMESSAGGERO.IT
L'Italia invecchia. E la denatalità ha bisogno di risposte serie?LItalia è fatta da gente intelligente, siamo 7 miliardi, meglio che non nascono bambini,bastano quelli che facciamo
siamo 7 miliardi e la preoccupazione è la mancanza di nascite che è invece secondo me una scelta intelligente, dobbiamo calare non aumentare la popolazione globale e nazionale, non capisco poi qual'è il problema,le pensione e l'accudire gli anziani, se l'anziano viene messo in un contesto decente e vivo ha meno bisogno di assistenza, se lo metti nel pensionato quello campa sì, però diventa un demente cronico,ossia cerchiamo di vedere come affrontare il problema che è per pochi anni,poi morti noi anziani, se la popolazione è diminuita si va in equilibrio, l'importante è salvare il pianeta e non lo salvi se aumenta la popolazione.
In Italia c'è la pensione privilegiata, pensione d'oro, la pensione zecchino, il mantenimento di parassiti politici con privilegi da re, vedi Napolitano, tutto questo pesa per 13 miliardi l'anno,togliere quelle pensione e privilegi,mettere un massimo di 2000 euro un minimo di 1000 e poi fare decrescere la popolazione che è solo fortuna e non un problema, certo che i politici sono preoccupati,per me possono crepare oggi , così avremmo la decrescita felice, ossia abbiamo sul gobbo da mantenre gente disonesta, che non lavora e prende soldi a sbafo e sono 1,5 milioni,non sono una piccola fetta e si mangiano tutto loro, questa è l'operazione da fare, redistribuzione equa del reddito altro che figli
http://www.huffingtonpost.it/marisa-nicchi/italia-invecchia-denatalita_b_12438450.html?utm_hp_ref=cronaca
In Italia c'è la pensione privilegiata, pensione d'oro, la pensione zecchino, il mantenimento di parassiti politici con privilegi da re, vedi Napolitano, tutto questo pesa per 13 miliardi l'anno,togliere quelle pensione e privilegi,mettere un massimo di 2000 euro un minimo di 1000 e poi fare decrescere la popolazione che è solo fortuna e non un problema, certo che i politici sono preoccupati,per me possono crepare oggi , così avremmo la decrescita felice, ossia abbiamo sul gobbo da mantenre gente disonesta, che non lavora e prende soldi a sbafo e sono 1,5 milioni,non sono una piccola fetta e si mangiano tutto loro, questa è l'operazione da fare, redistribuzione equa del reddito altro che figli
http://www.huffingtonpost.it/marisa-nicchi/italia-invecchia-denatalita_b_12438450.html?utm_hp_ref=cronaca
L'Italia invecchia. E la denatalità ha bisogno di risposte serie, altro che fertility day
Hollande: “La francese del futuro indosserà il burqa”
BREAKING NEWS, INVASIONE Hollande: “La francese del futuro indosserà il burqa” ottobre 12, 2016 Redazione Lascia un commento Nel nuovo libro del presidente…
VOXNEWS.INFO
siamo qui a piangere dei poeti, dei veri ribelli e tutta la loro bellezza creativa si è sciolta come neve al sole
Con la loro arte del narrare, ciascuno con i propri mezzi di comunicazione, hanno lanciato migliaia di messaggi di protesta. Noi li abbiamo ascoltati ridendo senza prendere sul serio la loro arte ribelle. Ora siamo qui a piangere dei poeti, dei veri ribelli e tutta la loro bellezza creativa si è sciolta come neve al sole. Ciao ragazzi, fate casino in un paradiso che non esiste. Spetta a voi inventarlo, e quando l'avrete trovato fateci un cenno.....magari, saremo meno sopiti.....
E' morto DARIO FO' uno dei più grandi d'Italia ,direi del mondo, Renzi subito ha preso la scena, Dario gli avrebbe detto che è un parassita senza vergogna
E' morto DARIO FO' uno dei più grandi d'Italia,direi del mondo, Renzi subito ha preso la scena, Dario gli avrebbe detto che è un parassita senza vergogna
Dario uno dei più grandi giullari,lui che è stato dal potere politico diccì, cioè da dove viene Renzi boicottato,calunniato,isolato, malmenato, e pure sua moglie Franca violentata, insomma un perseguitato dalla politica.
Dunque Renzi giù le mani dai nostri,tu sei la vecchia diccì che ha dato i suoi frutti marci che poteva dare se non te ,un Renzi e una classe politica corrotta, parassita e zeccante, non degna di nominare un Dario Fò perchè lui di un Renzi cosa ne avrebbe fatto,materiale da pattume, lui Dario era un 5 stellato,era un grillino,era un uomo,era un eroe, era un grande era tutto tranne che un parassita e dunque un diccì
L’ultima fatica letteraria l’aveva presentata lui stesso a Milano il 20 settembre scorso. L’opera dal titolo “Darwin ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?” era completata dalle tavole illustrate dello stesso Fo. In quell’occasione il premio Nobel aveva parlato di creazionismo: “Più si va avanti più sballa ogni cosa“, aveva detto a ilfattoquotidiano.it. “Non è vero che eravamo bianchi di pelle, siamo nati molti secoli prima, in piena Africa, e naturalmente eravamo neri. Adamo ed Eva erano neri e soprattutto Dio, essendo il padre, è a sua volta nero”.
Mistero Buffo - Dario Fo
Dario uno dei più grandi giullari,lui che è stato dal potere politico diccì, cioè da dove viene Renzi boicottato,calunniato,isolato, malmenato, e pure sua moglie Franca violentata, insomma un perseguitato dalla politica.
Dunque Renzi giù le mani dai nostri,tu sei la vecchia diccì che ha dato i suoi frutti marci che poteva dare se non te ,un Renzi e una classe politica corrotta, parassita e zeccante, non degna di nominare un Dario Fò perchè lui di un Renzi cosa ne avrebbe fatto,materiale da pattume, lui Dario era un 5 stellato,era un grillino,era un uomo,era un eroe, era un grande era tutto tranne che un parassita e dunque un diccì
L’ultima fatica letteraria l’aveva presentata lui stesso a Milano il 20 settembre scorso. L’opera dal titolo “Darwin ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?” era completata dalle tavole illustrate dello stesso Fo. In quell’occasione il premio Nobel aveva parlato di creazionismo: “Più si va avanti più sballa ogni cosa“, aveva detto a ilfattoquotidiano.it. “Non è vero che eravamo bianchi di pelle, siamo nati molti secoli prima, in piena Africa, e naturalmente eravamo neri. Adamo ed Eva erano neri e soprattutto Dio, essendo il padre, è a sua volta nero”.
Mistero Buffo - Dario Fo
12/10/16
Volo video e testo
Ho aperto quello specchio
e c'ero dentro io
femmina perfetta
assomigliante a dio
potente creazione
preziosa superstar
acrobata del vizio
trullallerollerolà
mi hanno detto che non va
mi hanno detto non si fa
mi hanno detto smettila
con la tua anarchica personalità
e volo in alto sopra te
non ti tocco e sai perché
le mie ali sono fuoco
e ancora in alto ancora su
illuminando libertà
che ritornano nell'aria
ho scelto d'esibire
le mie diversità
come pippi calzelunghe
leggendaria e unica
autentica emozione
la mia vanità
lucidata a nuovo
forse esploderà
mi hanno detto che non va
mi hanno detto non si fa
mi hanno detto smettila
con la tua anarchica personalità
e volo in alto sopra te
non ti tocco e sai perché
le mie ali sono fuoco
e ancora in alto ancora su
illuminando libertà
che ritornano nell'aria
e volo in alto sopra te
non ti tocco e sai perché
le mie ali sono fuoco
e ancora in alto ancora su
illuminando libertà
che ritornano nell'aria
delirio d'onnipotenza di renzie,io me ne vado dall'italia così non pago te e manco internet,annate a cagare, andate a levorare parassiti
Renzi pagherà Zuckerberg per far chiudere tutte le Pagine e i gruppi Facebook che lo danneggiano,ovviamente a spese degli Italiani ...
Molto presto potrebbe esserci l'accordo e tantissime pagine Facebook e moltissimi gruppi potrebbero essere chiusi dall'oggi al domani.
Ecco l'ultima porcata che si è inventanto,costro dell'operazione circa 7 milioni di Euro.
La grossa bugia di Roberta Pinotti: le bombe ai sauditi le vende Gentiloni | Mazzetta Nei giorni scorsi Roberta Pinotti si è ritrovata con una grossa grana. Di ritorno…
Nei giorni scorsi Roberta Pinotti si è ritrovata con una grossa grana. Di ritorno…
MAZZETTA.WORDPRESS.COM
Mattarella è sempre un servo dei poteri forti americani
SE VINCE IL "NO" IL POPOLO SI RIUNIRA'A ROMA PER TRASCINARE IN PIAZZA LA KASTA E PROCESSARLA !!! VIVA IL POPOLO SOVRANO !!! VIVA IL MOVIMENTO 5 STELLE !!!
Referendum, Taverna (M5s): “Il vero quesito è quello pubblicato oggi dal Fatto, non la favoletta di Renzi”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/10/11/referendum-taverna-m5s-il-vero-quesito-e-quello-pubblicato-oggi-dal-fatto-non-la-favoletta-di-renzi/566172/
“Referendum? Il vero quesito è quello tradotto oggi da Il Fatto Quotidiano.…
Madre per metà giamaicana,padre bianco.nascono Lucy e Maria due gemelle splendide.La natura si ribella al #razzismo .
Madre per metà giamaicana,padre bianco.nascono Lucy e Maria due gemelle splendide.La natura si ribella al #razzismo .
Imposimato conferma: “Moro fu ucciso per volere di Andreotti e Cossiga, responsabili della...
Imposimato vuota il sacco sulla morte di Aldo Moro e sulle stragi da Piazza…
LAPILLOLAROSSA15.ALTERVISTA.ORG
Vaccino esavalente, ecco il documento "riservato" Glaxo che cita l'autismo - Il Fatto Quotidiano
Canzone Lucio Dalla
Non so aspettarti più di tanto
Ogni minuto mi dà
L'istinto di cucire il tempo
E di portarti di qua
Ho un materasso di parole
Scritte apposta per te
E ti direi spegni la luce
Che il cielo c'è
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Testa dura testa di rapa
Vorrei amarti anche qua
Nel cesso di una discoteca
O sopra il tavolo di un bar
O stare nudi in mezzo a un campo
A sentirsi addosso il vento
Io non chiedo più di tanto
Anche se muoio son contento
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone cercala se puoi
dille che non mi perda mai
va' per le strade e tra la gente
diglielo veramente
Io i miei occhi dai tuoi occhi
Non li staccherei mai
E adesso anzi me li mangio
Tanto tu non lo sai
Occhi di mare senza scogli
Il mare sbatte su di me
Che ho sempre fatto solo sbagli
Ma uno sbaglio che cos'è
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone cercala se puoi
dille che non mi lasci mai
va' per le strade e tra la gente
diglielo dolcemente
E come lacrime la pioggia
Mi ricorda la sua faccia
Io la vedo in ogni goccia
Che mi cade sulla giacca
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone trovala se puoi
dille che l'amo e se lo vuoi
va' per le strade e tra la gente
diglielo veramente
non può restare indifferente
e se rimane indifferente
non è lei
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Ogni minuto mi dà
L'istinto di cucire il tempo
E di portarti di qua
Ho un materasso di parole
Scritte apposta per te
E ti direi spegni la luce
Che il cielo c'è
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Testa dura testa di rapa
Vorrei amarti anche qua
Nel cesso di una discoteca
O sopra il tavolo di un bar
O stare nudi in mezzo a un campo
A sentirsi addosso il vento
Io non chiedo più di tanto
Anche se muoio son contento
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone cercala se puoi
dille che non mi perda mai
va' per le strade e tra la gente
diglielo veramente
Io i miei occhi dai tuoi occhi
Non li staccherei mai
E adesso anzi me li mangio
Tanto tu non lo sai
Occhi di mare senza scogli
Il mare sbatte su di me
Che ho sempre fatto solo sbagli
Ma uno sbaglio che cos'è
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone cercala se puoi
dille che non mi lasci mai
va' per le strade e tra la gente
diglielo dolcemente
E come lacrime la pioggia
Mi ricorda la sua faccia
Io la vedo in ogni goccia
Che mi cade sulla giacca
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone trovala se puoi
dille che l'amo e se lo vuoi
va' per le strade e tra la gente
diglielo veramente
non può restare indifferente
e se rimane indifferente
non è lei
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Sole 24 ore, la cartina “tornaSole” dello scandalo Confindustria. di Giorgio Meletti. È inutile girarci intorno. Chiamarlo scandalo del Sole 24 Ore serve solo a minimizzare. Quello che sta esplodendo è lo scandalo Confindustria.
Sole 24 ore, la cartina “tornaSole” dello scandalo Confindustria.
di Giorgio Meletti.
È inutile girarci intorno. Chiamarlo scandalo del Sole 24 Ore serve solo a minimizzare. Quello che sta esplodendo è lo scandalo Confindustria. Altro che i sindacalisti in crociera con i soldi dei pensionati. Altro che gli assessori a caccia di bustarelle. Altro che municipalizzate corrose dalle parentopoli. Altro che Monte dei Paschi e Banca Etruria. Qualunque pietra di paragone scegliate, anche la più purulenta, state sicuri che con il giornale della Confindustria sono riusciti a fare peggio. Con quella che presentavano come il gioiello dell’industria editoriale sono riusciti a perdere in nove anni più di un miliardo di euro. Il fatto che li abbiano persi non esclude che qualcuno sappia benissimo dove ritrovarli. Non li hanno persi, li hanno fatti sparire. Veri maghi.
Basta scorrere i bilanci del Sole 24 Ore per capire che sono forse falsi (questo lo sta già verificando la procura della Repubblica di Milano), sicuramente fantasiosi. È l’unico giornale da Gutenberg in poi che è riuscito a dichiarare di non sapere esattamente quante copie vende, l’unico che è riuscito a far schizzare le vendite e a far crollare i ricavi. Contemporaneamente. Veri maghi. Tutti sapevano tutto. Non solo per i bilanci ma anche perché da anni si susseguono gli esposti al collegio sindacale e alla Consob. È datato 11 maggio 2010 l’esposto firmato da quattro giornalisti del Sole 24 Ore (Donatella Stasio, Nicola Borzi, Alessandro Galimberti, Giovanni Negri) che si sono spesi personalmente per denunciare le imprese dei loro blasonati editori. In quell’esposto c’è di tutto.
Esemplare il caso della Gpp, società editoriale di cui il gruppo Telecom Italia si libera nel 2004 perché va male. La vende per 14,6 milioni al fondo Wyse Equity che fa capo alla De Agostini. Ed ecco che nel 2006 arriva il Sole 24 Ore, che fa uno shopping forsennato per risultare più grande e più bello in vista della quotazione in Borsa. Compra dalla Wyse la Gpp per 40 milioni di euro. In quel momento, sottolineano i quattro giornalisti, la società Kpmg risulta essere impegnata nella revisione dei bilanci della società venditrice, della compratrice e della compravenduta, ma è anche incaricata dal Sole 24 Ore della due diligence (verifica del valore) della Gpp. La Consob non fiata. Nel frattempo nell’azionariato della Gpp sono entrati con il 10 per cento misteriosi soci “lussemburghesi” che dalla vendita incassano 4 milioni senza fatica, e benché Il Sole sia una società quotata nessuno sa chi siano i fortunati. Miracolo: in due anni una società triplica il suo valore producendo perdite. A fine 2009, prendendo atto che la Gpp in nove anni di vita ha accumulato quasi 40 milioni di perdita (10 dei quali nell’ultimo anno), il cda del Sole 24 Ore decide di svalutare di 14 milioni la partecipazione e poi di fonderla nella capogruppo con la stessa destrezza con cui si seppelliscono i cadaveri.
I bilanci parlano chiaro. Il 6 dicembre 2007, giorno della quotazione, Il Sole 24 Ore valeva in Borsa 750 milioni, oggi ne vale 51; aveva 347 milioni di patrimonio netto (capitale e riserve), oggi ne ha 28 milioni; aveva una posizione finanziaria netta, cioè soldi in cassa, di 149 milioni, oggi ce l’ha negativa, cioè ha debiti netti per 30 milioni. Sommando grossolanamente, si sono volatilizzati 1,2 miliardi. Soldi principalmente della Confindustria di cui oggi le aziende associate non sanno a chi chiedere conto. I presidenti che si sono succeduti in questi anni (Luca Montezemolo, Emma Marcegaglia, Giorgio Squinzi) sembrano non essersi accorti di nulla, e sono quelli che vorrebbero insegnare ai politici come si gestisce un Paese.
Letto l’esposto dei quattro giornalisti del Sole 24 Ore, l’allora presidente della Consob Lamberto Cardia non ha fatto una piega. Impassibili anche i consiglieri d’amministrazione del Sole che l’hanno ricevuto: tra loro il presidente Giancarlo Cerutti, produttore di macchine per la stampa, azionista e consigliere di Mediobanca quando la banca d’affari ha curato la quotazione in Borsa del Sole 24 Ore (ma forse nel 2007 in Confindustria non conoscevano ancora i conflitti d’interesse); e poi c’era Luigi Abete, tipografo e banchiere; c’era Francesco Caio, oggi alla guida delle Poste, allora (dicono) autore di una lettera di fuoco ai vertici della società seguita da silenziose dimissioni. E chi altro ha letto l’esposto dei quattro giornalisti? Vediamo. C’era Piero Gnudi, il commercialista d’oro, l’uomo che sussurrava al ministro Federica Guidi e adesso sta salvando l’Ilva, sicuramente con lo stesso rigore con cui ha amministrato Il Sole 24 Ore; ecco Antonello Montante, il fedelissimo di Emma Marcegaglia, campione dell’antimafia in Sicilia fino al giorno in cui è stato indagato per mafia; ecco Giampaolo Galli, allora direttore generale della Confindustria, in seguito nominato da Pierluigi Bersani a Montecitorio ma renziano il giorno dopo. Tutti si sono voltati dall’altra parte. Così questa classe dirigente manda a picco l’economia: sa tutto, sente, vede, alza gli occhi al cielo, sospira, butta la polvere sotto il tappeto, spera che passi e aspetta di lasciare la rogna al successore. I nostri industriali sono fatti così. Quando devono spezzare le reni ai loro dipendenti e ai sindacati mettono pancia in dentro e petto in fuori e recitano la litania imparata nelle sacrestie confindustriali sulla responsabilità dell’impresa, un uomo solo al comando, la tragica solitudine del decidere per tutti, licenzio voi per salvare gli altri, lo faccio per i vostri figli, le notti insonni di chi si fa carico. Tirate le somme sono peggio dei peggiori politici. Il Sole 24 Ore è stato gestito peggio della peggiore municipalizzata.
Il presidente della Confindustria Montezemolo affida la società per la quotazione a un manager formidabile, Claudio Calabi, che ha già guidato la Rcs-Corriere della Sera, dunque ha la giusta esperienza editoriale. Anche troppa: nel 2000, mentre con Rcs comprava in Francia la casa editrice Flammarion, Calabi fece un insider trading da manuale, comprando azioni Flammarion a 37-42 euro e rivendendole a 78 euro venti giorni dopo. Un guadagnuccio da 365 mila euro per arrotondare, forse lo pagavano poco. Fatto sta che la Cob (la Consob francese) lo beccò subito, e il presidente della Rcs Cesare Romiti lo mise alla porta in 48 ore. Nessun giornale scrisse una riga. Montezemolo però sapeva tutto e, forse per solidarietà (anche lui fu cacciato da Romiti perché chiedeva soldi per propiziare incontri con l’avvocato Agnelli) decise che Calabi era l’uomo giusto per portare in Borsa Il Sole, e in particolare per fare lo shopping di aziende con cui gonfiare il prodotto da piazzare agli investitori. Il clima di rigore imposto da Montezemolo si riconosce da lontano. Quando designa il cda che dovrà accompagnare Calabi verso l’esaltante sfida del mercato sceglie fior di imprenditori con un criterio preso di peso dalla Ricchezza delle nazioni di Adam Smith: “Quattro rappresentanti delle associazioni territoriali degli industriali del Nord, due del Centro, uno del Sud e due delle categorie”. Calvinismo puro, animal spirits allo stato brado. Tra i prescelti Abete, mai più uscito dal cda del Sole e oggi vicepresidente nonché presidente in pectore; Matteo Colaninno, oggi deputato Pd; Maurizio Beretta, allora direttore generale della Confindustria, oggi dirigente di Unicredit e presidente della Lega Calcio.
Di quel collocamento in Borsa restano memorabili almeno due notazioni del presidente dell’Adusbef Elio Lannutti, oggi promotore dell’inchiesta giudiziaria con i suoi esposti alla Consob e alla procura di Milano, affidate a un’interrogazione del 2011. La prima: “Morgan Stanley, una delle più importanti banche d’affari del mondo, sostenne che per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo a un prezzo vicino ai 4 euro: sarà poi quotato a 5,75 euro”. La seconda: l’utilizzo della famigerata clausola detta claw back (per non far capire che cos’è). Montezemolo disse che il collocamento era diretto principalmente agli investitori istituzionali, cui era riservato l’80 per cento delle azioni offerte. Invece all’ultimo momento, visto che gli istituzionali si erano ben guardati dal prenotare un prodotto che conoscevano bene, gli amici di Mediobanca ficcarono più della metà delle azioni nelle tasche del cosiddetto retail, come i banchieri chiamano i poveri fessi. Questa truffa della buona fede dei risparmiatori se la chiami claw back fa tutt’altro effetto.
Dal giorno della quotazione è stata una sarabanda di bugie, riassumibili in questi dati: nel 2008 Il Sole ha dichiarato in bilancio di aver diffuso (tra carta e digitale) 335 mila copie al giorno incassando 207 milioni; nel 2015 le copie sono salite a 375 mila e i ricavi sono scesi a 144 milioni.
All’assemblea dei 23 aprile 2012 l’azionista Giovanni Esposito chiese come mai le copie salivano e i ricavi scendevano nonostante l’aumento del prezzo a 1,50 euro che da solo avrebbe dovuto comportare almeno un 20 per cento di incremento delle entrate. Memorabile la risposta del presidente Cerutti: i dati diffusionali sono forniti dall’Ads (Accertamento diffusione stampa), quindi “se il signor Esposito è soddisfatto della risposta siamo contenti altrimenti non possiamo farci nulla”. E più non dimandare. Peccato che mesi fa la stessa Ads abbia cancellato dai conteggi del Sole 109 mila copie digitali perché ritenute fasulle. Molte di queste risultano acquistate dalla misteriosa società londinese Di Source, sulla quale si stanno per accendere i fari della magistratura, sulla scorta di due dettagliati esposti presentati nei giorni scorsi alla Consob dal giornalista Nicola Borzi. Lo scandalo Confindustria è solo all’inizio.
10 ottobre 2016
di Giorgio Meletti.
È inutile girarci intorno. Chiamarlo scandalo del Sole 24 Ore serve solo a minimizzare. Quello che sta esplodendo è lo scandalo Confindustria. Altro che i sindacalisti in crociera con i soldi dei pensionati. Altro che gli assessori a caccia di bustarelle. Altro che municipalizzate corrose dalle parentopoli. Altro che Monte dei Paschi e Banca Etruria. Qualunque pietra di paragone scegliate, anche la più purulenta, state sicuri che con il giornale della Confindustria sono riusciti a fare peggio. Con quella che presentavano come il gioiello dell’industria editoriale sono riusciti a perdere in nove anni più di un miliardo di euro. Il fatto che li abbiano persi non esclude che qualcuno sappia benissimo dove ritrovarli. Non li hanno persi, li hanno fatti sparire. Veri maghi.
Basta scorrere i bilanci del Sole 24 Ore per capire che sono forse falsi (questo lo sta già verificando la procura della Repubblica di Milano), sicuramente fantasiosi. È l’unico giornale da Gutenberg in poi che è riuscito a dichiarare di non sapere esattamente quante copie vende, l’unico che è riuscito a far schizzare le vendite e a far crollare i ricavi. Contemporaneamente. Veri maghi. Tutti sapevano tutto. Non solo per i bilanci ma anche perché da anni si susseguono gli esposti al collegio sindacale e alla Consob. È datato 11 maggio 2010 l’esposto firmato da quattro giornalisti del Sole 24 Ore (Donatella Stasio, Nicola Borzi, Alessandro Galimberti, Giovanni Negri) che si sono spesi personalmente per denunciare le imprese dei loro blasonati editori. In quell’esposto c’è di tutto.
Esemplare il caso della Gpp, società editoriale di cui il gruppo Telecom Italia si libera nel 2004 perché va male. La vende per 14,6 milioni al fondo Wyse Equity che fa capo alla De Agostini. Ed ecco che nel 2006 arriva il Sole 24 Ore, che fa uno shopping forsennato per risultare più grande e più bello in vista della quotazione in Borsa. Compra dalla Wyse la Gpp per 40 milioni di euro. In quel momento, sottolineano i quattro giornalisti, la società Kpmg risulta essere impegnata nella revisione dei bilanci della società venditrice, della compratrice e della compravenduta, ma è anche incaricata dal Sole 24 Ore della due diligence (verifica del valore) della Gpp. La Consob non fiata. Nel frattempo nell’azionariato della Gpp sono entrati con il 10 per cento misteriosi soci “lussemburghesi” che dalla vendita incassano 4 milioni senza fatica, e benché Il Sole sia una società quotata nessuno sa chi siano i fortunati. Miracolo: in due anni una società triplica il suo valore producendo perdite. A fine 2009, prendendo atto che la Gpp in nove anni di vita ha accumulato quasi 40 milioni di perdita (10 dei quali nell’ultimo anno), il cda del Sole 24 Ore decide di svalutare di 14 milioni la partecipazione e poi di fonderla nella capogruppo con la stessa destrezza con cui si seppelliscono i cadaveri.
I bilanci parlano chiaro. Il 6 dicembre 2007, giorno della quotazione, Il Sole 24 Ore valeva in Borsa 750 milioni, oggi ne vale 51; aveva 347 milioni di patrimonio netto (capitale e riserve), oggi ne ha 28 milioni; aveva una posizione finanziaria netta, cioè soldi in cassa, di 149 milioni, oggi ce l’ha negativa, cioè ha debiti netti per 30 milioni. Sommando grossolanamente, si sono volatilizzati 1,2 miliardi. Soldi principalmente della Confindustria di cui oggi le aziende associate non sanno a chi chiedere conto. I presidenti che si sono succeduti in questi anni (Luca Montezemolo, Emma Marcegaglia, Giorgio Squinzi) sembrano non essersi accorti di nulla, e sono quelli che vorrebbero insegnare ai politici come si gestisce un Paese.
Letto l’esposto dei quattro giornalisti del Sole 24 Ore, l’allora presidente della Consob Lamberto Cardia non ha fatto una piega. Impassibili anche i consiglieri d’amministrazione del Sole che l’hanno ricevuto: tra loro il presidente Giancarlo Cerutti, produttore di macchine per la stampa, azionista e consigliere di Mediobanca quando la banca d’affari ha curato la quotazione in Borsa del Sole 24 Ore (ma forse nel 2007 in Confindustria non conoscevano ancora i conflitti d’interesse); e poi c’era Luigi Abete, tipografo e banchiere; c’era Francesco Caio, oggi alla guida delle Poste, allora (dicono) autore di una lettera di fuoco ai vertici della società seguita da silenziose dimissioni. E chi altro ha letto l’esposto dei quattro giornalisti? Vediamo. C’era Piero Gnudi, il commercialista d’oro, l’uomo che sussurrava al ministro Federica Guidi e adesso sta salvando l’Ilva, sicuramente con lo stesso rigore con cui ha amministrato Il Sole 24 Ore; ecco Antonello Montante, il fedelissimo di Emma Marcegaglia, campione dell’antimafia in Sicilia fino al giorno in cui è stato indagato per mafia; ecco Giampaolo Galli, allora direttore generale della Confindustria, in seguito nominato da Pierluigi Bersani a Montecitorio ma renziano il giorno dopo. Tutti si sono voltati dall’altra parte. Così questa classe dirigente manda a picco l’economia: sa tutto, sente, vede, alza gli occhi al cielo, sospira, butta la polvere sotto il tappeto, spera che passi e aspetta di lasciare la rogna al successore. I nostri industriali sono fatti così. Quando devono spezzare le reni ai loro dipendenti e ai sindacati mettono pancia in dentro e petto in fuori e recitano la litania imparata nelle sacrestie confindustriali sulla responsabilità dell’impresa, un uomo solo al comando, la tragica solitudine del decidere per tutti, licenzio voi per salvare gli altri, lo faccio per i vostri figli, le notti insonni di chi si fa carico. Tirate le somme sono peggio dei peggiori politici. Il Sole 24 Ore è stato gestito peggio della peggiore municipalizzata.
Il presidente della Confindustria Montezemolo affida la società per la quotazione a un manager formidabile, Claudio Calabi, che ha già guidato la Rcs-Corriere della Sera, dunque ha la giusta esperienza editoriale. Anche troppa: nel 2000, mentre con Rcs comprava in Francia la casa editrice Flammarion, Calabi fece un insider trading da manuale, comprando azioni Flammarion a 37-42 euro e rivendendole a 78 euro venti giorni dopo. Un guadagnuccio da 365 mila euro per arrotondare, forse lo pagavano poco. Fatto sta che la Cob (la Consob francese) lo beccò subito, e il presidente della Rcs Cesare Romiti lo mise alla porta in 48 ore. Nessun giornale scrisse una riga. Montezemolo però sapeva tutto e, forse per solidarietà (anche lui fu cacciato da Romiti perché chiedeva soldi per propiziare incontri con l’avvocato Agnelli) decise che Calabi era l’uomo giusto per portare in Borsa Il Sole, e in particolare per fare lo shopping di aziende con cui gonfiare il prodotto da piazzare agli investitori. Il clima di rigore imposto da Montezemolo si riconosce da lontano. Quando designa il cda che dovrà accompagnare Calabi verso l’esaltante sfida del mercato sceglie fior di imprenditori con un criterio preso di peso dalla Ricchezza delle nazioni di Adam Smith: “Quattro rappresentanti delle associazioni territoriali degli industriali del Nord, due del Centro, uno del Sud e due delle categorie”. Calvinismo puro, animal spirits allo stato brado. Tra i prescelti Abete, mai più uscito dal cda del Sole e oggi vicepresidente nonché presidente in pectore; Matteo Colaninno, oggi deputato Pd; Maurizio Beretta, allora direttore generale della Confindustria, oggi dirigente di Unicredit e presidente della Lega Calcio.
Di quel collocamento in Borsa restano memorabili almeno due notazioni del presidente dell’Adusbef Elio Lannutti, oggi promotore dell’inchiesta giudiziaria con i suoi esposti alla Consob e alla procura di Milano, affidate a un’interrogazione del 2011. La prima: “Morgan Stanley, una delle più importanti banche d’affari del mondo, sostenne che per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo a un prezzo vicino ai 4 euro: sarà poi quotato a 5,75 euro”. La seconda: l’utilizzo della famigerata clausola detta claw back (per non far capire che cos’è). Montezemolo disse che il collocamento era diretto principalmente agli investitori istituzionali, cui era riservato l’80 per cento delle azioni offerte. Invece all’ultimo momento, visto che gli istituzionali si erano ben guardati dal prenotare un prodotto che conoscevano bene, gli amici di Mediobanca ficcarono più della metà delle azioni nelle tasche del cosiddetto retail, come i banchieri chiamano i poveri fessi. Questa truffa della buona fede dei risparmiatori se la chiami claw back fa tutt’altro effetto.
Dal giorno della quotazione è stata una sarabanda di bugie, riassumibili in questi dati: nel 2008 Il Sole ha dichiarato in bilancio di aver diffuso (tra carta e digitale) 335 mila copie al giorno incassando 207 milioni; nel 2015 le copie sono salite a 375 mila e i ricavi sono scesi a 144 milioni.
All’assemblea dei 23 aprile 2012 l’azionista Giovanni Esposito chiese come mai le copie salivano e i ricavi scendevano nonostante l’aumento del prezzo a 1,50 euro che da solo avrebbe dovuto comportare almeno un 20 per cento di incremento delle entrate. Memorabile la risposta del presidente Cerutti: i dati diffusionali sono forniti dall’Ads (Accertamento diffusione stampa), quindi “se il signor Esposito è soddisfatto della risposta siamo contenti altrimenti non possiamo farci nulla”. E più non dimandare. Peccato che mesi fa la stessa Ads abbia cancellato dai conteggi del Sole 109 mila copie digitali perché ritenute fasulle. Molte di queste risultano acquistate dalla misteriosa società londinese Di Source, sulla quale si stanno per accendere i fari della magistratura, sulla scorta di due dettagliati esposti presentati nei giorni scorsi alla Consob dal giornalista Nicola Borzi. Lo scandalo Confindustria è solo all’inizio.
10 ottobre 2016
Iscriviti a:
Post (Atom)