Ci sarebbe da chiarire se ce l’hanno raccontata giusta, in Italia, a proposito di euro, debito pubblico e crisi economica. Perché – nonostante decenni di lacrime e…
Referendum Jobs Act, no della Consulta al quesito sul ripristino articolo 18
LAVORO & PRECARI
Via libera, invece, alla consultazione popolare sulla cancellazione dei voucher con la soppressione delle norme relative al Buono per il lavoro accessorio e sull’abrogazione delle leggi che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore
Nella lista nera dei grandi debitori morosi, che hanno affossato Mps portandola a cumulare 47 miliardi di prestiti malati, ci sono nomi eccellenti dell’Italia che conta. Dai grandi imprenditori, agli immobiliaristi, al sistema delle coop rosse fino alla giungla delle partecipate pubbliche della Toscana. Il parterre è ecumenico sul piano politico. Centro-sinistra, Centro-destra pari sono. Del resto per una banca guidata per decenni da una Fondazione espressione della politica era quasi naturale l’arma del credito come strumento di consenso e di scambio.
Tra i protagonisti di spicco più emblematici, come ha ricostruito Il Sole24Ore, figura sicuramente la famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia. Emblematica per dimensioni e per quel ruolo innaturale che ha svolto Mps. La Sorgenia si è indebitata per 1,8 miliardi con il sistema bancario. La sola Mps, chissà come, si è caricata di ben un terzo di quel fardello. Seicento milioni erano appannaggio del solo istituto senese che ha fatto lo sforzo più ingente rispetto al pool di 15 istituti che avevano finanziato la società elettrica finita a gambe all’aria. I De Benedetti capita l’antifona della crisi irreversibile non si sono resi disponibili a ricapitalizzare come da richiesta delle banche. Alla fine il «pacco» Sorgenia è finito tutto in mano alle banche che hanno convertito l'esposizione creditizia in azioni. E Mps si ritrova ora azionista della Nuova Sorgenia con il 17% del capitale. Per rientrare dal credito prima o poi, occorrerà risanare la società e venderla. Oggi Sorgenia è tra gli incagli di Mps. Non solo, nel 2015 la banca ha svalutato i titoli Sorgenia per 36 milioni di euro.
Ma Mps da anni si porta dietro (insieme ad altre banche) anche la fiducia accordata a Luigi Zunino. L’ex immobiliarista rampante cumulò debito con il sistema bancario per 3 miliardi. Tuttora la sua ex Risanamento è inadempiente con Mps che ha, sempre nel 2015, svalutato titoli in portafoglio per 11,6 milioni. Tra i grandi incagli di Siena ecco spuntare anche un altro nome di spicco.
È Gianni Punzo azionista di peso di Ntv e patron e ideatore dell’interporto di Nola, la grande infrastruttura logistica del meridione. Da tempo la Cisfi, la finanziaria che sta in cima al complesso reticolo societario è in affanno per l’ingente peso debitorio. Anche qui le banche Mps in testa hanno convertito parte dei prestiti in azioni. Mps è oggi il primo socio della Cisfi sopra il 7% (con Punzo al 6,1%).
Anche la Cisfi Spa che recepisce la crisi dell’interporto di Nola è un incaglio per Mps che ha titoli in pegno svalutati anch’essi per 11 milioni a fine del 2015. Ed ancora la ex banca di Mussari deve tuttora metabolizzare il disastro della BTp, il general contractor della ditta Bartolomei-Fusi, che aveva in Verdini un grande sponsor, protagonista più delle cronache giudiziarie recenti che di quelle economiche.
Dal dissesto del contractor delle grandi opere toscano è rinata la Fenice Holding. Anche qui Mps se la ritrova in portafoglio in virtù dei prestiti non ripagati. Tra gli immobiliaristi come non citare Statuto che ha visto pignorato il suo Danieli di Venezia su cui Mps (con altri) aveva ingenti finanziamenti.
E c’è il capitolo amaro della Impreme della famiglia di costruttori romani Mezzaroma che hanno portato i loro guai in casa Mps. E poi residua a bilancio dal 2007 il disastroso progetto immobiliare abortito di Casalboccone a Roma eredità dei Ligresti che vede Mps azionista (in cambio dei crediti non pagati) con il 22% del capitale. Il capitolo Coop vede Mps protagonista della ristrutturazione del debito di Unieco.
Tra i dossier immobiliari c’è il finanziamento di alcuni fondi andati in default: come un veicolo gestito da Cordea Savills, finanziato con eccessiva leva da Mps, che aveva in portafoglio gli ex-immobili del fondo dei pensionati Comit. Ma Mps ha finanziato anche alcuni dei fondi di Est Capital, società finita in liquidazione che gestiva il progetto del Lido di Venezia.
E infine c’è il capitolo della partecipate pubbliche. Mps è inguaiata con pegni o titoli in Scarlino Energia; Fidi Toscana; Bonifiche di Arezzo; l’Aeroporto di Siena e persino le Terme di Chianciano. La banca si ritrova a fare l’imprenditore di società in crisi quando avrebbe dovuto solo fare la banca.
"Per esempio delle procedure necessarie all'apertura di un centro di culto"
cioè non ci bastano i succhia sangue dei nostri preti,ci mettiamo pure questi e poi con la politica che ha milioni di addetti cioè un quarto d'Italia che magna a sbafo,poi come lo togli il debito pubblico, con abracadabra?Invece cominciare con una regola semplice, hai una religione?Te la manteni coi soldi tuoi, e mettere nelle scuole l'educazione civica obbligatoria, ossia devi sapere che paese è questo,le leggi ,la democrazia, la parità dei sessi e che l'omofobia sia vietata e non solo chi se ne fa gioco sia punito,questo sarebbe un paese civile.
Ma l'Italia con il vaticano al centro della nazione civile non lo sarà mai, sarà sempre un paese sottomesso all'ignoranza, più sei ignorante e più sei manipolabile e la chiesa è complice dell'inciviltà dell'italiano, lo è da sempre, quelle sottane nere che tanto danno hanno fatto all'Italia sei secoli, meglio i pagani a questo punto, con le loro etiche del cazzo, tanto poi fra di loro la cosa cambia, pedofili, puttanieri, e milionari, preti responsabili con i politici dello sfascio del paese
Ravenna, Imam a lezione di Costituzione: è il primo corso universitario in Italia
SCUOLA
A bandirlo è stato il ministero dell'Interno, che ha stanziato circa 90mila euro per il progetto di dialogo tra religioni diverse. Verranno trattate anche cose molto pratiche: "Per esempio delle procedure necessarie all'apertura di un centro di culto", spiega a ilfattoquotidiano.it la professoressa Federica Botti, che insegna Diritto ecclesiastico e che sarà la coordinatrice
Di Maio a #DiMartedi. ALDE: "La parola di Verostad non vale un fico secco!" Applausi. "Quello che ho capito da questa vicenda è che siamo un unicum. Per portare avanti i nostri temi, possiamo stare nei gruppi, ma non ci possiamo illudere che qualcuno ci aiuti. Possiamo contare solo su noi stessi" - Codice Etico: "prima ancora della magistratura viene la politica, che deve capire quando, per la popolazione un fatto compiuto da un politico è moralmente grave" - Grillo a Malindi: "se ognuno si fa la sua vita con i suoi soldi guadagnati onestamente nello spettacolo, perché andarlo a giudicare"
Fatture false per operazioni inesistenti: indagati Dagostino, Niccolai, Bacci e Moretti, tutti uniti dall’outlet di Reggello
LOBBY
L'inchiesta della Procura di Firenze mira a ricostruire un presunto giro di fatture false, utilizzate o emesse dai rispettivi amministratori delle società finite nel mirino degli inquirenti per ottenere illecitamente vantaggi fiscali. Nel registro degli indagati anche gli ex soci di Tiziano Renzi
INCHIESTA " MAMMA SANTISSIMA " - Oltre 100mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza all’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, indagato per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Un’altra tegola per il politico di centrodestra condannato poche settimane fa in appello a 5 anni di carcere nel processo sul “caso Fallara”. Pochi giorni prima di quella sentenza, gli uomini diretti dai colonnelli Alessandro Barbera e Agostino Brigante hanno notificato a Scopelliti un altro avviso di garanzia dopo quello ricevuto l’estate scorsa nell’ambito dell’inchiesta “Mamma Santissima”.
BECCATA PURE LA MOGLIE ! - Un guaio giudiziario che, però, questa volta vede coinvolta anche la moglie Barbara Varchetta, indagata per riciclaggio dalla Procura di Reggio. La vicenda trae origine da una sentenza della Corte dei conti che aveva condannato Scopelliti per l’acquisto dell’ex-Italcitrus, un vecchio stabilimento per la trasformazione di agrumi che il Comune di Reggio, con lui sindaco, acquistò nel 2004 dall’imprenditore Emidio Francesco Falcone. Due milioni e mezzo di euro per un capannone abbandonato e pieno di amianto dove Scopelliti voleva realizzare una sede Rai che non fu mai costruita. Dopo aver pagato il proprietario dell’ex Italcitrus, il Comune non riconvertì mai quei terreni e quel capannone. Per i magistrati, quella di Scopelliti era risultata “l’azione trainante in tutta l’operazione”.
Amianto, il tribunale riduce l’invalidità dell’operaio 10 anni dopo che è morto. L’Inail rivuole 60mila euro in un mese
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
La storia di Mario Barbieri, morto nel 2006 dopo aver lavorato per quasi trent'anni ai cantieri navali di Marina di Carrara. La figlia: "Sono sconcertata, si accaniscono contro una famiglia". L'ente si limita a precisare che la cifra potrà essere pagata a rate
Camera e Senato discuteranno la richiesta che viene dalle opposizioni (M5s a Palazzo Madama e Forza Italia a Montecitorio) di accelerare sull'istituzione di una commissione d'inchiesta che faccia chiarezza sulle crisi bancarie e sulle vicende che hanno portato al salvataggio pubblico di Mps mentre la stessa banca si dice pronta, se le norme lo permettono, a pubblicare la lista dei suoi principali debitori insolventi. Al momento ci sarebbero infatti ostacoli normativi che riguardano tutti gli istituti di credito a dare seguito al suggerimento arrivato dal presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, che già aveva scatenato ampio dibattito. Intanto la direzione risorse umane di Mps, proprio mentre aumenta il pressing per avere la lista dei debitori, ha ricordato ai dipendenti gli obblighi di condotta, legati anche a normative, per garantire uniformità e correttezza nella diffusione di informazioni.
I nomi degli insolventi e le cifre
Se l’istituto di credito e una parte del nostro mondo politico tentenna, la stampa italiana è da tempo alla ricerca di nomi e cifre. Libero e La Verità sono in prima linea in questa caccia all’uomo. E proprio queste testate hanno cominciato a fare i primi nomi eccellenti e le cifre che costoro non avrebbero ai restituito non solo a Mps, ma anche a Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare Etruria, Banca delle Marche e Unicredit. I primi nomi li aveva fatti Libero il 28 dicembre scorso in un articolo firmato Giuliano Zulin. Stando ai dati diffusi dal giornale diretto da Vittorio Feltri, il 70% dei cattivi debitori di Mps non sarebbero commercianti o artigiani, ma grandi gruppi industriali. Tra questi si distinguono la Sorgenia della famiglia De Benedetti e i Marcegaglia. La “prima tessera del Pd” ha chiesto e ottenuto senza mai restituirli 650 milioni di euro. I secondi, lo scorso marzo hanno beneficiato di un nuovo finanziamento da circa 500 milioni nonostante abbiano già debiti per 1,5 miliardi di euro. Nella stessa situazione si trovano altri importanti gruppi industriali del nostro Paese.
Il soldi prestati e mai restituiti
Uno dei casi più significativi si insolvenza è stato quello del gruppo Sansedoni Siena spa, cui Mps, spiega Libero, che proprio grazie ai soldi non restituiti è divenuto “parte correlata” della Mps. La banca ha infatti trasformato il credito vantato, 25.9 milioni, nei confronti della capogruppo nel 21.75 del capitale. La stessa cosa, ha spiegato il giornalista Franco Bechis, è accaduto per le società controllate a valle: Marinella Spa che non ha mai restituito 26,9 milioni. Lo stesso è accaduto con le controllate della Sansedoni: alla Sviluppo e Interventi è stata congelata la cifra di 48.4 milioni di euro. Lo stesso trattamento era stato riservato alle Robinie Spa, diventata proprio per questo proprietà Mps. Altre risorse, 20 milioni di euro, sono state inghiottite dalla fallita NewColle srl. Così è andata anche con gli 11,3 milioni prestati al gruppo Fenice della famiglia Fusi e alle relative controllate come Una spa, quella degli hotel, Euro srl e Il Forte spa. Non si sa neppure che fine faranno i soldi prestati a Menarini, per il quale è in corso un'inchiesta.
Il settore pubblico non è da meno di quello privato
Il settore pubblico non è da meno di quello privato. A non restituire il maltolto, fra le insolventi ci sono infatti le municipalizzate e società regionali toscane: la Fidi Toscana spa, che lo scorso agosto ha ricevuto un altro prestito da 98 milioni di euro, con Mps già al 27,46% del capitale. Nella lista le Terme di Chianciano, esposte per 10 milioni, e i 4,8 dell'Interporto Toscano A. Vespucci spa. Negli elenchi spuntano anche i nomi delle romane Atac e Metro C. Nei confronti della società di trasporto locale il Montepaschi, che nel 2013 aveva partecipato ad un pool di banche che concessero un finanziamento per oltre 200 milioni, poi rischedulato a 163 milioni, rischia circa 30 milioni. Altri nomi eccellenti li ha fatti La Verità. Colpiscono in particolare i nomi della Tassara di Romain Zalenski (un buco di 200 milioni), il Sole 24 Ore, i costruttori romani Toto, Luigi Zunino.
Ecco le altre banche frodate
La Verità ha anche fatto i nomi degli insolventi delle altre banche in crisi. La Popolare di Vicenza, che ha bruciato dall’oggi al domani ben 6 miliardi e mezzo, si era fidata delle imprese di Alfio Marchini che ai vicentini aveva chiesto 76 milioni di euro. Cinquanta non li ha invece restituiti il gruppo pugliese Fusillo, che ha anche un debito di 120 milioni con la Popolare di Bari. La Degennaro costruttori avrebbe dovuto restituire 27.5 milioni. La Veneto Banca ha, d’altro canto, sbagliato a fidarsi di Antonio Casale, l’immobiliarista bolognese ha incassato 78 milioni. Altri 50 milioni li ha introitati Francesco Bellavista Caltagirone. Somme importanti sono finite nelle tasche dei cementifici Federici e nelle finanziarie dei fratelli Landi (crac Eutelia). La Banca delle Marche piange i soldi versati a Davide De Gennaro (70 milioni), il gruppo costruzioni Lanari (110 milioni), Minardi (130), Ciccolella (80). Il capitolo Unicredit si apre con i nomi di Rcs (54.4 milioni), Alitalia (20), Tassara (119), i costruttori Parnasi (650 milioni di debiti). Il governo Gentiloni ha una bella gatta da pelare.
Franceschini firma decreto. Nasce il Parco Archeologico con Fori, Palatino e Domus Aurea
Colosseo si cambia. Presentato lunedì 9 gennaio in Consiglio Superiore dei Beni Culturali e ai sindacati, arriva il decreto del ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini che trasforma in museo autonomo con tanto di direttore manager anche l'Anfiteatro Flavio, che diventerà un Parco Archeologico insieme con Palatino, Fori e Domus Aurea.
Il provvedimento, che porta a termine il percorso avviato nel 2014 dalla riforma Franceschini, ridisegna, come anticipato dai rumors e anche dalle polemiche delle scorse settimane, le competenze dell'area archeologica romana: in pratica, la Soprintendenza archeologica speciale perde la gestione di Colosseo, Fori Palatino e Domus Aurea, ma incorpora in compenso le competenze attualmente affidate alla soprintendenza ordinaria - che viene soppressa - occupandosi dell'intero territorio di Roma. Il mantenimento della Soprintendenza speciale, che conserva il suo carattere autonomo, verrà garantito con una percentuale (25-30%) degli introiti arrivati dai biglietti del Parco del Colosseo.
Al Colosseo arriverà quindi, come negli altri musei autonomi, un direttore manager scelto con una selezione internazionale. Il periodo di transizione dovrebbe essere coperto con un interim. La dotazione del personale immediata.
Nel decreto, che si configura come un testo di modifica dei precedenti dm, viene citata anche Pompei, anch'essa inserita nell'elenco dei 30 musei autonomi. Qui però al momento l'unico cambiamento riguarda il nome dell'area archeologica, che diventerà Parco Archeologico. Direttore rimane l'attuale soprintendente Massimo Osanna. Alla scadenza del suo mandato verrà indetta una selezione internazionale come per tutti i musei resi autonomi dalla riforma. (ANSA).
Un pasto caldo per chi la sera non ha una casa in cui tornare e nessuno che prepari la cena. Ma anche un modo per evitare che tonnellate di cibo invenduto nei mercati e…
Corte Strasburgo, autorità svizzere possono obbligare famiglie
Corte Strasburgo, autorità svizzere possono obbligare famiglie
Corte di Strasburgo
Le ragazze musulmane in Svizzera dovranno frequentare lezioni di nuoto miste. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo in seguito ad un ricorso delle autorità svizzere. Per il tribunale di Strasburgo la Svizzera "ha il diritto di dare la precedenza alle regole della scuola e alla piena integrazione" dei ragazzi. La Corte ha ammesso che costringere le ragazze musulmane a nuotare con i maschi è "un'interferenza nella libertà di religione" ma "non si tratta di una violazione". Il caso è scoppiato sei anni fa quando due famiglie svizzere di origine turca hanno deciso di non mandare le loro figlie adolescenti alle lezioni di nuoto miste e obbligatorie. Costretti dalle autorità scolastiche a pagare una multa di da 1.300 euro, le famiglie hanno fatto ricorso considerando l'ammenda una violazione dell'articolo nove della Convenzione europea dei diritti dell'uomo ovvero quello sulla libertà di pensiero e religione. Ma oggi la Corte di Strasburgo ha stabilito che il rifiuto di esentare le ragazze dalle lezioni di nuoto miste "pur rappresentando un'interferenza nel diritto alla libertà di religione" è conforme ad un altro diritto, quello di "proteggere i ragazzi stranieri da qualsiasi forma di esclusione sociale. "L'interesse degli studenti a ricevere un'istruzione completa che li aiuti ad integrarsi pienamente con gli usi e i costumi locali - dice la sentenza - prevale sulla volontà dei genitori di esentare i figli dalle lezioni miste".
noti personaggi dell'alta finanza,ma mica ti puoi fidare di questi,parecchi di loro nei cattivi sentieri dell'antidemocrazia, nelle massonerie e poi a criminare alla grande, insomma si vede che lì c'è scuola criminale invece di combatterla la fanno
Cyberspionaggio. “Spiavano Renzi, Draghi e Monti”: due arresti a Roma. Sotto controllo anche una loggia massonica
CRONACA
A finire in carcere Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare e sua sorella Francesca Maria, 49 anni, noti personaggi dell'alta finanza capitolina residenti a Londra ma domiciliati nella Capitale. L'operazione è stata condotta in collaborazione con la Cyber Division dell'Fbi: la collaborazione con le autorità Usa consentirà l’approfondimento dei rapporti intrattenuti dagli arrestati "con soggetti coinvolti in vicende giudiziarie di notevole rilievo"