Ha il sapore di un manifesto contro il trumpismo
la lunga lettera pubblicata da Mark Zuckerberg sul suo Facebook. Nella lettera - intitolata
Building Global Community - il patron e fondatore del social-network non nomina mai direttamente il presidente Trump, ma denuncia l'isolazionismo e il crescente sentimento contro la globalizzazione. In contrapposizione a queste forze, Zuckerberg delinea le sfide attuali, la sua visione del mondo e le misure a cui Facebook può contribuire per "unire l'umanità". "Il progresso ora richiede che l'umanità si metta insieme non solo attraverso le città o le nazioni, ma anche come comunità globale".
L'appello, diffuso senza alcun preavviso e che già viene presentato come un vero e proprio 'manifesto', arriva nei momento in cui Facebook è assediato dalle critiche di chi pensa che aiuti la disinformazione, attraverso la creazione di 'bolle' in cui si alimentano le 'fake news'.
Zuckerberg offre una idealistica e dettagliata visione del ruolo che la più importante rete sociale può svolgere per un futuro migliore, un ruolo che deve andare oltre la semplice interconnessione.
"In tempi come gli attuali, la cosa più importante che noi di Facebook possiamo fare è sviluppare l'infrastruttura sociale per dare alla gente la possibilità di costruire una comunità globale che lavori per tutti noi", scrive.
L'obiettivo del social network, che ormai conta 1,8 miliardi di utenti, deve essere quello di migliorare il livello di vita:
"Voglio concentrarci sulla questione più importante di tutte: stiamo costruendo il mondo che vigliamo?". "Facebook c'è per avvicinarci di più e costruire una c
ate indietro dalla globalizzazione e movimenti che spingono per il tirarsi indietro dalla connessione globale". Ci sono minacce che sono "sempre più crescenti", come il terrorismo, i disastri naturali, le crisi dei rifugiati, e il cambiamento climatico, che "hanno bisogno di risposte coordinate".
Zuckerberg, che ha detto anche di recente di non voler correre per la presidenza degli Stati Uniti, nell'intera lettera non fa mai alcun accenno esplicito alle politiche divisive del presidente mericano, Donald Trump, né alla Brexit.