25/02/17
DERIVATI: NEL SOLO MESE DI FEBBRAIO PERSO UN MILIARDO DI EURO?
DERIVATI: NEL SOLO MESE DI FEBBRAIO PERSO UN MILIARDO DI EURO?
Carla Ruocco era in diretta.
DERIVATI: NEL SOLO MESE DI FEBBRAIO PERSO UN MILIARDO DI EURO?
Era la primavera del 2015 quando il Movimento 5 stelle prendeva atto della denuncia effettuate dal Financial Times e da Repubblica di una serie di rinegoziazioni di operazioni in derivati fatte nel primo semestre 2012. Venivano negoziati oltre 30 miliardi di euro di derivati con perdite potenziali per 8 miliardi. Erano già in corso da alcuni mesi le audizioni della Commissione d’indagine sui derivati della Camera dei Deputati dove tra gli interventi di autorevoli esperti della materia c’era chi diceva che andava tutto bene madama la marchesa e chi ci diceva che la situazione era terribilmente fuori controllo.
Questa denuncia della stampa seguiva l’operazione in derivati con Morgan Stanley che era costata all’erario a fine 2011 oltre 3 miliardi di euro. Giusto perché non se ne perda memoria in quegli stessi giorni il Governo produceva il disastro degli “esodati” che magari con 3 miliardi in più si poteva gestire meglio se non evitare. Le lacrime di quei giorni forse sarebbero dovute essere versate per questa incredibile operazione finanziaria.
Unica forza politica a prendere di punta il problema fu il Movimento; decidiamo di farlo con la migliore scienza giuridica ed economica al nostro fianco e a settembre 2015 organizziamo alla Camera dei deputati in Sala Regina un convegno senza precedenti e francamente senza “successori”. Da quel convegno non abbiamo mai mollato la presa. Con costanza e sistematicità abbiamo iniziato a scandagliare i documenti pubblici del MEF e della Corte dei Conti, a fare interrogazioni e Question Time. Per non parlare delle denunce alla Procura e degli accessi agli atti per ottenere i contratti derivati. Un muro istituzionale insormontabile ci si poneva però di fronte. Ma non abbiamo mollato: ogni indizio è diventato una domanda. Questa strategia ha fornito elementi importanti che con il conforto di analisi tecniche di qualità ci ha consentito di arrivare alle seguenti conclusioni. Le operazioni in derivati effettuate dal MEF sono state operazioni speculative; le decine di miliardi di euro di perdite potenziali non sono potenziali ma si manifestano a rate ogni anno per 5-6 miliardi di euro con elevatissima probabilità. Così è andata. DAL 2011 ABBIAMO SPESO PER DERIVATI QUASI 30 MILIARDI DI EURO E IL GUADAGNO DI SPESA PER INTERESSI DERIVANTE DAL QUANTITATIVE EASING DI OLTRE 20 MILIARDI DEL QUADRIENNIO 2013-2016 È STATO PRATICAMENTE AZZERATO DALLE SPESE PER DERIVATI.
Non è finita purtroppo. Le perdite potenziali su derivati sono ancora ben sopra i 30 miliardi di euro e temiamo che ne vedremo ancora delle belle.
NEL 2017 CI ATTENDIAMO PURTROPPO ALTRI 4-5 MILIARDI DI PERDITE.
Dall’incrocio dei dati di più fonti temiamo ad esempio che IN QUESTO MESE DI FEBBRAIO LO STATO SIA STATO COSTRETTO DA UNA BANCA CONTROPARTE A VERSARE UN MILIARDO CIRCA per l’esercizio di una swaption. Speriamo di sbagliarci. Ma guardate che se non è andata così è solo perché il MEF ha rinegoziato questa perdita, non perché non si sia manifestata.
Il muro istituzionale trovato sinora nella nostra pressante attività Parlamentare ha forse mostrato una crepa. La procura regionale per il Lazio della Corte dei Conti ha contestato di recente un danno erariale complessivo di 4,1 miliardi nell'ambito dell'indagine sulla chiusura e ristrutturazione dei derivati tra Morgan Stanley e ministero dell'Economia. Non sbagliammo quindi a sentire puzza di marcio in queste operazioni. Nel mirino sono finiti non solo Morgan Stanley ma anche l'attuale responsabile del debito pubblico Maria Cannata, il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e gli ex ministri Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli; questi ultimi ora tra l’altro lavorano proprio presso Morgan Stanley e JPMorgan entrambe banche controparti dello Stato nelle operazioni che riguardano il debito pubblico.
Abbiamo tante cose da chiedere e da denunciare e a breve ci sentirete di nuovo interrogare il MEF per avere informazioni e per ottenere la trasparenza che su questo tema ci viene negata da anni. Non molliamo! Noi non ci arrenderemo mai!
Questa denuncia della stampa seguiva l’operazione in derivati con Morgan Stanley che era costata all’erario a fine 2011 oltre 3 miliardi di euro. Giusto perché non se ne perda memoria in quegli stessi giorni il Governo produceva il disastro degli “esodati” che magari con 3 miliardi in più si poteva gestire meglio se non evitare. Le lacrime di quei giorni forse sarebbero dovute essere versate per questa incredibile operazione finanziaria.
Unica forza politica a prendere di punta il problema fu il Movimento; decidiamo di farlo con la migliore scienza giuridica ed economica al nostro fianco e a settembre 2015 organizziamo alla Camera dei deputati in Sala Regina un convegno senza precedenti e francamente senza “successori”. Da quel convegno non abbiamo mai mollato la presa. Con costanza e sistematicità abbiamo iniziato a scandagliare i documenti pubblici del MEF e della Corte dei Conti, a fare interrogazioni e Question Time. Per non parlare delle denunce alla Procura e degli accessi agli atti per ottenere i contratti derivati. Un muro istituzionale insormontabile ci si poneva però di fronte. Ma non abbiamo mollato: ogni indizio è diventato una domanda. Questa strategia ha fornito elementi importanti che con il conforto di analisi tecniche di qualità ci ha consentito di arrivare alle seguenti conclusioni. Le operazioni in derivati effettuate dal MEF sono state operazioni speculative; le decine di miliardi di euro di perdite potenziali non sono potenziali ma si manifestano a rate ogni anno per 5-6 miliardi di euro con elevatissima probabilità. Così è andata. DAL 2011 ABBIAMO SPESO PER DERIVATI QUASI 30 MILIARDI DI EURO E IL GUADAGNO DI SPESA PER INTERESSI DERIVANTE DAL QUANTITATIVE EASING DI OLTRE 20 MILIARDI DEL QUADRIENNIO 2013-2016 È STATO PRATICAMENTE AZZERATO DALLE SPESE PER DERIVATI.
Non è finita purtroppo. Le perdite potenziali su derivati sono ancora ben sopra i 30 miliardi di euro e temiamo che ne vedremo ancora delle belle.
NEL 2017 CI ATTENDIAMO PURTROPPO ALTRI 4-5 MILIARDI DI PERDITE.
Dall’incrocio dei dati di più fonti temiamo ad esempio che IN QUESTO MESE DI FEBBRAIO LO STATO SIA STATO COSTRETTO DA UNA BANCA CONTROPARTE A VERSARE UN MILIARDO CIRCA per l’esercizio di una swaption. Speriamo di sbagliarci. Ma guardate che se non è andata così è solo perché il MEF ha rinegoziato questa perdita, non perché non si sia manifestata.
Il muro istituzionale trovato sinora nella nostra pressante attività Parlamentare ha forse mostrato una crepa. La procura regionale per il Lazio della Corte dei Conti ha contestato di recente un danno erariale complessivo di 4,1 miliardi nell'ambito dell'indagine sulla chiusura e ristrutturazione dei derivati tra Morgan Stanley e ministero dell'Economia. Non sbagliammo quindi a sentire puzza di marcio in queste operazioni. Nel mirino sono finiti non solo Morgan Stanley ma anche l'attuale responsabile del debito pubblico Maria Cannata, il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e gli ex ministri Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli; questi ultimi ora tra l’altro lavorano proprio presso Morgan Stanley e JPMorgan entrambe banche controparti dello Stato nelle operazioni che riguardano il debito pubblico.
Abbiamo tante cose da chiedere e da denunciare e a breve ci sentirete di nuovo interrogare il MEF per avere informazioni e per ottenere la trasparenza che su questo tema ci viene negata da anni. Non molliamo! Noi non ci arrenderemo mai!
analisi politica spiegata a un bambino, ci sta pure l'idraulico in mezzo
-A me piaceva l'idraulico, ma poi sei nato tu. Comunque, volevi sapere perché si sono divisi nel Pd?
-Sì, per favore.
-Va bene Kevus, ascolta: qui nel condominio noi siamo gli amministratori, giusto?
-Certo, decidiamo noi.
-Bravo Clevis, decidiamo tutto noi. Ma nel palazzo ci vogliono bene tutti sia a mamma che a papà?
-No, ma che c'entra?
-C'entra eccome, Cleptus. Che cosa dice di me la vecchia del terzo piano?
-Dice che sei una troia.
-Esatto, quindi?
-Veramente dice che sei una troia zoccolona.
-Va bene, allora?
-Per essere precisi dice fottuta troia zoccolona.
-Ora non puntualizziamo proprio tutto tutto, ritorniamo al punto: la vecchia non è una mia fan, però a papà vuole bene, lo chiama sempre e gli fa i biscotti.
-Sì, soprattutto quando papà le racconta che voi due litigate sempre e non siete mai d'accordo.
-Ed è questo il piano: quelli a cui piace la mamma non sopportano papà, e viceversa; noi facciamo finta di litigare e ce li teniamo tutti buoni per quando ci saranno le elezioni dell'amministratore, che vinciamo sempre, o io o lui. È così che papino si è comprato il SUV e mammina la pelliccia di animale estinto.
-Quindi è tutta una messinscena?
-Non proprio, quelli non si sopportano davvero, come io e quello stronzo di tuo padre, ma per mantenere le nostre cose belle passiamo sopra a tutto, o quasi. E ora vai nella tua cameretta a giocare con la nuova pleistescios per almeno 2 ore, che aspetto l'idraulico...
Secondo me, anche il più scettico dovrebbe ringraziare il m5s ora. Non avete scuse! Non ne avete per nulla
Voglio dire una cosa semplice. Nella vostra vita dai più giovani ai più anagraficamente grandi, non avevate mai visto un sindaco che si alza dal letto di ospedale, va a lavorare ed alle 10 di sera raggiunge il miglior accordo possibile con una società privata che aveva un progetto totalmente differente, ridotto del 50% nelle cubature, e nei parcheggi del 60%, senza torri, e con la realizzazione di opere pubbliche utili ai cittadini e con la messa in sicurezza del quartiere.
Secondo me, anche il più scettico dovrebbe ringraziare il m5s ora. Non avete scuse! Non ne avete per nulla
Secondo me, anche il più scettico dovrebbe ringraziare il m5s ora. Non avete scuse! Non ne avete per nulla
24/02/17
IO SENZA TE - Gianna Nannini
Ciao Amore, se ti lascio non andare via
stringiti al mio cuore in volo
io ti adoro, voglio portare i frutti del perdono
per quei nostri spiriti vigili da sempre
e poi sirene, sirene e lampi
le luci in faccia in mezzo al traffico
io senza te, cammino via dal tempo
io senza te, nel fuoco di un tramonto
ti sogno e un'altra notte se ne va
senza di me, senza di te, io senza te
Amore addio, se ritorno portami via
voglio sedermi in cima al tuo vulcano
io ti amo, dammi una tua lacrima ti prego
se ci muori per davvero
io senza te, cammino via dal tempo
io senza te, nel fuoco di un tramonto
e poi la radio, il telegiornale,
le bombe a mano niente da fare
io senza te, a una passo dalle nuvole
io senza te, ti porto fino al limite
dimenticando quella tua città
per te cammino, per te respiro
per questo amore vivo io senza te
io senza te, non ho più voglia di ridere
io senza te
e cammino da te e respiro con te
per te cammino, per te respiro
peruesto amore vivo
io senza te
io senza te
Lucio Dalla - Canzone
Non so aspettarti piu di tanto
Ogni minuto mi dà
L'istinto di cucire il tempo
Di portarti di qua
L'istinto di cucire il tempo
Di portarti di qua
Un materasso di parole
Scritto apposta per te
E ti direi spegni la luce
Che il cielo c'è.
Scritto apposta per te
E ti direi spegni la luce
Che il cielo c'è.
Stare lontano da lei
Non si vive
Stare senza di lei
Mi uccide
Non si vive
Stare senza di lei
Mi uccide
Testa dura, testa di rapa
Vorrei amarti anche qua
Nel cesso di una discoteca
Sopra al tavolo di un bar
Vorrei amarti anche qua
Nel cesso di una discoteca
Sopra al tavolo di un bar
Lostare nudi in mezzo a un campo
A sentirsi addosso il vento
Io mi chiedo più di tanto
Che se muoio son contento
A sentirsi addosso il vento
Io mi chiedo più di tanto
Che se muoio son contento
Stare lontano da lei
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Canzone cercala se vuoi
Dille, che non mi perda mai
Va, per le strade tra la gente
Diglielo veramente
Dille, che non mi perda mai
Va, per le strade tra la gente
Diglielo veramente
Lo i miei occhi dai tuoi occhi
Non li staccherei mai
Adesso anzi me li mangio
Tanto tu non lo sai
Non li staccherei mai
Adesso anzi me li mangio
Tanto tu non lo sai
Occhi di mare e sensa scogli
Il mare sbatte su di me
Che ho sempre fatto solo sbagli
Ma uno sbaglio che cos'è?
Il mare sbatte su di me
Che ho sempre fatto solo sbagli
Ma uno sbaglio che cos'è?
Stare lontano da lei
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Canzone trovala se vuooi
Dille che l'aaaamo, se lo vuoi
Dille che l'aaaamo, se lo vuoi
Vaaa per le strade tra la gente
Diglielo veramente
Non può restare indifferente
E se rimane indifferente non è lei
Diglielo veramente
Non può restare indifferente
E se rimane indifferente non è lei
Stare lontano da lei
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Stare lontano da lei
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Non si vive
E stare senza di lei
Mi uccide
Arrestato il collaboratore del padre della Boschi, accusato di bancarotta. E' coinvolto nello scandalo di Banca Etruria
padre una persona per bene?come è stata abbile:Mio padre per studiare faceva 5chilometri a piedi! Ve la ricordate? Grazie al M5S che gli ha fatto una mozzione di sfiducia perche è l'unica forza di opposizione,gli altri partiti sono tutti per uno e uno per tutti!
#UnoStadioFattoBene Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park
#UnoStadioFattoBene
Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà piu soggetto ad allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido.
Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà piu soggetto ad allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido.
Abbiamo rivoluzionato il progetto dello stadio della Roma e lo abbiamo trasformato in una opportunità per Roma. Abbiamo sempre detto di essere favorevoli alla realizzazione dello stadio ma nel rispetto della legge e per il bene della nostra città.
Ci siamo riusciti. Abbiamo evitato il progetto monstre ereditato dalla precedente amministrazione. A Tor di Valle nascerà uno stadio ma moderno, ecocompatibile, all’avanguardia dal punto di vista delle tecnologie ma soprattutto sarà un’opera che rispetterà molto di più l’ambiente e il territorio.
E abbiamo previsto una convenzione con i costruttori: avranno priorita' le opere di urbanizzazione utili alla città e ai romani, come la messa in sicurezza dell’area di Decima o il potenziamento della ferrovia Roma-Lido grazie a cui si accorceranno i tempi per andare e venire dal litorale di Ostia.
NASA: Ecco 6 piante che ricaricano di ossigeno ed eliminano tossine dalla nostra casa
Avere delle piante in casa è piacevole, riempie di colore (il verde è legato alla…
A destra i manifestanti per lo stadio, ovvero la distrazione, e a sinistra, molto più numerosi, i fotografi, cioè il mezzo per diffonderla alla massa. Raccolta in una foto, tutta l'idiozia, il ridicolo, il basso e squallido livello di un sistema e dei suoi schiavi felici che hanno ridotto il Paese in questo stato..
A destra i manifestanti per lo stadio, ovvero la distrazione, e a sinistra, molto più numerosi, i fotografi, cioè il mezzo per diffonderla alla massa.
Raccolta in una foto, tutta l'idiozia, il ridicolo, il basso e squallido livello di un sistema e dei suoi schiavi felici che hanno ridotto il Paese in questo stato..
Raccolta in una foto, tutta l'idiozia, il ridicolo, il basso e squallido livello di un sistema e dei suoi schiavi felici che hanno ridotto il Paese in questo stato..
E mo me so rotto diciamo tutta la verità sullo stadio della Roma, che tutti si facciano un idea precisa di quello che può succedere CONDIVIDERLO é UN IMPEGNO CIVICO E SALVERà MOLTI RISPARMIATORI
CONDIVIDERLO é UN IMPEGNO CIVICO E SALVERà MOLTI RISPARMIATORI
E mo me so rotto diciamo tutta la verità sullo stadio della Roma, che tutti si facciano un idea precisa di quello che può succedere
Stadio della Roma, se salta le perdite di Unicredit saranno dolori per tutti,correntisti ed italiani, visto come siamo governati e siamo con il regime del bail inn
La banca è creditrice per centinaia di milioni della società immobiliare Parsitalia della famiglia Parnasi. Un piccolo impero sommerso dai debiti e per cui lo stadio rappresenta l’ultima chance di rilancio.
Guardiamo la questione DA UN PROFILO FINANZIARIO.
La Roma, PARSI ITALIA il mondo bancario.
Questa è un’operazione dove conta forse più l’interesse delle banche creditrici che quello sportivo.
MA quello di Unicredit.
La banca, in questi giorni alle prese con un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, è legata a doppio filo alla vicenda PIù 79 DI CREDITI INESIGIBILI,totale 91miliardi di euro.
È socia di minoranza nella As Roma e soprattutto ha in pancia un incaglio di CIRCA 800 MILIONI rappresentato dal gruppo immobiliare Parsitalia, proprietario dell’area su cui dovrebbe sorgere lo stadio.
La holding è guidata da Luca Parnasi, erede di una dinastia di costruttori.
Ha il grande centro commerciale Euroma 2, con il grattacielo Bnl,
il quartiere Eurotower, la nuova sede dell’Atac.
In breve, la sua continuità aziendale, si legge nel bilancio 2015, si deve a una moratoria che ha concesso proprio Unicredit. La banca è il principale creditore di Parsitalia che, nel 2013, aveva debiti per 886 milioni di euro di cui poco meno di 450 milioni con il settore bancario.
Nel bilancio 2015 della holding, i debiti sono pari a 283 milioni, di cui 110 verso le banche. In mezzo però c’è stato il trasferimento di molti dei debiti in una newco.
Per recuperare parte dei debiti Unicredit ha acquisito il 100% della nuova società Capital Dev, a cui le società della galassia Parsitalia hanno hanno conferito quasi tutte le attività. in dettaglio le società trasferite: la Parsec, proprietaria dei 15 mila metri quadrati dove dovrebbe sorgere il centro commerciale Laurentino; la Samar, proprietaria di terreni al Fleming; il Parco delle Acacie, altri 15mila metri quadrati di terreno a Pietralata; la Cave Nuove, titolare di un progetto di sviluppo del Pescaccio che può raggiungere i 245 mila metri quadrati.
Infine c’è la società Istica, con interessi in Sicilia.
Questo salvataggio da parte delle banche ha ricordato quello che a suo tempo fu operato sulla Risanamento di Zunino (esposta soprattutto con Intesa).
Unicredit ha crediti per centinaia di milioni verso il gruppo immobiliare Parsitalia, proprietario dell’area su cui dovrebbe sorgere lo stadio. Per recuperare parte dei debiti la banca ha acquisito il 100% della nuova società Capital Dev, a cui le società della galassia Parsitalia hanno hanno conferito quasi tutte le attività
Dalla Capital Dev è però rimasta fuori la società del gruppo Parnasi - Eurnova- che è proprietaria dei terreni di Tor di Valle su cui dovrebbe sorgere lo stadio.
La realizzazione dell’area non è quindi considerata cruciale solo dall’ad della Roma, James Pallotta, ma anche da Parnasi e da Unicredit.
Per Parnasi è l’ultima chance di rilancio delle attività dell’impresa di famiglia.
GOLDMAN SACHS IL FINANZIATORE: EMETTERà DERIVATO DEL VALORE DI 160 MILIONI I GRATTACIELI DI 200 PIANI GARANTIRANNO CIRCA 1,6 MILIARDI A QUEL PUNTO unicredit che è banca di sistema SVILUPPERà TRAMITE LA RISERVA FRAZIONARIA CIRCA 160 MILIARDI TRA MUTUI E TUTTO CIÒ CHE UNA BANCA PUò VENDERE .
Nel giro di 4 anni unicredit eliminerà tutto il passivo di 90 miliardi di incagli crediti inesigibili, PASSIVO.
La domanda che mi pongo a questo punto è:
Ci troviamo tra l'incudine e il martello, se non facciamo lo stadio IN QUEL SITO
se non lo facciamo unicredit che è banca sistemica si porta dietro mezza europa il 28 febbraio dopo lo stress test perchè di quei 91 miliardi 13 +79 inesigibili,
toccherà pagare a tutti i correntisti italiani e al popolo con nuove tasse per non far fallire unicredit, o passerà al fondo abbar di cui Montezzemolo è presidente o al fondo sovrano libico.
se lo facciamo alle loro condizioni passiamo per allocchi, ed abbiamo mezzo m5s contro.
visto che siamo seduti al tavolo del poker con 4 bari e sappiamo che in mano hanno aria fritta, se glielo facciamo fare, deve costare caro a loro, e le condizioni potrebbero essere:
1 messa in sicurezza totale del possibile dissesto idrogeologico fino a 70 km a monte dal punto di costruzione, quindi fino al cimitero falminio
2 che TUTTI i servizi e opera di bonifica siano fatti prima della costruzione
3 nessuna variante in corso d’opera per i prossimi 30 anni
4 tutela risparmiatori unicredit ,
5 infine ultimo ma non ultimo estinzione totale degli interessi DEBITORI del comune di Roma, in fondo cosa sono 5 miliardi per loro che ne fabbricano 160!!!
Per non dimenticare che tipi di squali sono, consiglio di vederlo a tempo debito e da dove nasce il casino
grazie per la tua preziosa attenzione
in fede mario piazza
http://www.report.rai.it/…/ContentItem-8716d0e1-3e23-4ca7-8…
Report I RE DI ROMA
Report Lo scorso febbraio, il consiglio comunale di Roma ha approvato il nuovo piano regolatore. Le previsioni parlano di nuovi edifici per 70 milioni di metri cubi di cemento su un territorio di 11-15 mila ettari.
Una nuova città, più grande di Napoli, che verrà costruita nel...
I tifosi de #StadioDellaRoma bombardano di insulti i 5S. Eh, belli i tempi in cui ve compravate i politici...questi so onesti #famostostadio
I tifosi de #StadioDellaRoma bombardano di insulti i 5S. Eh, belli i tempi in cui ve compravate i politici...questi so onesti
#famostostadio
Malagò: serio sarebbe che tu te ne andassi altrove,magari all'estero che voglio vedè chi ti da i danè,un condannato,squalificato,poco affidabile,in Italia è un dio,solo da noi le fogne sono dio
Malagò: serio sarebbe che tu te ne andassi altrove,magari all'estero che voglio vedè chi ti da i danè,un condannato,squalificato,poco affidabile,in Italia è un dio,solo da noi le fogne sono dio
Federnuoto, sedici mesi di squalifica al 'tesserato' Malagò
Il provvedimento contro il presidente del Coni, ma solo in quanto numero 1 della Canottieri Aniene, circa frasi su presunte "doppie fatturazioni". La replica: "E' il trionfo dell'illogicità"
di FULVIO BIANCHIhttp://www.repubblica.it/sport/vari/2014/09/29/news/malag_squalificato_16_mesi_nuoto-96934555/
di FULVIO BIANCHIhttp://www.repubblica.it/sport/vari/2014/09/29/news/malag_squalificato_16_mesi_nuoto-96934555/
La falsa laurea in Economia di Giovanni Malagò. Tre esami dichiarati nulli. Lui si difende: «È tutto prescritto, non ho mai corrotto nessuno, i pm infatti non hanno dimostrato niente. E comunque poi quegli esami li ho sostenuti di nuovo»
In questi giorni di festa gira per le redazioni un plico che sta creando non pochi imbarazzi ai vertici del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni). Proprio nelle ore in cui il suo presidente Giovanni Malagò e il premier Matteo Renzi hanno annunciato la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Infatti prima di Natale è stato inviato in dono a una dozzina di giornalisti un piccolo dossier anonimo su Malagò e la sua «falsa» laurea in Economia e commercio ottenuta nell’estate del 1981 alla Sapienza di Roma con il voto di 110 e lode; diploma che è stato annullato nel 2000 a causa della dichiarata nullità di tre esami da parte della Corte d’Appello della Capitale.
Una storia che il nemico senza volto di Malagò ha documentato con carte giudiziarie d’epoca. Eppure i giornali o le hanno cestinate o le hanno citate en passant, in coda a qualche intervista. In una di queste Malagò ha dichiarato: «Quel processo, che coinvolse duecento persone, fu subito prescritto perché arrivato dodici anni dopo le contestazioni». A questo punto, un po’ svogliatamente, il cronista domanda: «Prescrizione o no, lei ha corrotto due bidelli e falsificato il libretto universitario?». Immediata la risposta del presidente: «Certo che no, e la prescrizione mi ha impedito di provarlo. Non ho scheletri nell’armadio».
Raggiunto da Libero a Dubai Malagò è ancora più netto: «Non ho subito condanne penali, i magistrati non hanno dimostrato nulla né in un senso né in un altro ed è rimasta sospesa solo la parte amministrativa. Io però ho sempre negato le accuse, ma visto che mi hanno annullato la laurea ho ridato gli esami sub judice. L’ho fatto a Siena, pubblicamente, davanti a centinaia di persone, di fronte a mezzo senato accademico, al prorettore vicario. Più trasparente di così non potevo essere». Ma perché non li ha ridati a Roma? «Volevo andare altrove perché nella mia testa pensavo di aver subito un’ingiustizia. Tutto è nato un giorno che feci una gita a Siena e ho visto l’università che tutti sanno essere la più antica del mondo…». In realtà quel primato se lo contendono altri atenei, ma poco importa. «Mi sono iscritto, ho pagato le tasse arretrate e con il nuovo piano ho dovuto dare cinque o sei esami». A chiedere provvedimenti contro Malagò era la stata la Corte d’Appello di Roma e non i professori della Sapienza. Infatti il 6 aprile del 2000 la cancelleria del Tribunale invia all’Università questa scarna comunicazione: «Si trasmette copia della sentenza emessa da questa Corte il 4 maggio del 1999 che ha confermato, sul punto, la sentenza del tribunale di Roma del 21 dicembre 1993, con la quale è stata dichiarata la falsità dei verbali e degli statini degli esami di: 1) Economia e politica II; 2) Istituzioni di Diritto privato; 3) Diritto commerciale, perché mai sostenuti dal Malagò, nonché di conseguenza, del Diploma di laurea conseguita dall’imputato in data 6/7/1981. Tanto si comunica per opportuna conoscenza e per i provvedimenti di vostra competenza».
Il presidente del Coni nel processo con rito abbreviato del ’93 aveva portato dei testimoni che confermassero che lui il 19 ottobre 1978 (Istituzioni di diritto privato, voto 30 e lode), il 5 febbraio 1980 (Economia politica II, voto 30) e il 12 febbraio 1981 (Diritto commerciale, voto 30) si era regolarmente presentato agli esami. Per il giudice istruttore Giuseppe Pizzuti, che lo condannò, i «tre testi a discarico indicati da Malagò» o si dimostrarono «irrilevanti» (uno dichiarò di nulla sapere) o non apparvero «affidabili sia per la circostanza che i fatti riferiti risalivano a molti anni prima, sia per gli antichi rapporti di amicizia ricorrenti con l’imputato». La toga ritenne più credibili i professori che con gli inquirenti disconobbero le proprie firme su verbali e statini degli esami, mentre uno dei bidelli condannati per aver truccato quei documenti su incarico degli studenti dichiarò che, tra i giovani che lo corruppero, ricordava «di nome Malagò Giovanni». Alla fine Pizzuti lo prosciolse per «intervenuta prescrizione» dal reato di falsità materiale (per aver contraffatto verbali e statini) e per «intervenuta amnistia» da quello di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (per esempio «per aver falsamente denunciato lo smarrimento del libretto universitario come quasi tutti gli altri condannati»), ma lo condannò a un anno e dieci mesi di reclusione per concorso in corruzione (ai dipendenti universitari furono consegnate «rilevanti somme di denaro da numerosissimi studenti») e «concorso in falso ideologico per inganno». Nel 1999 la Corte d’appello evidenzia che «gli enunciati elementi di accusa per la loro molteplicità, concordanza e univocità costituiscono piena prova a carico del Malagò» e lo proscioglie solo «per l’intervenuta prescrizione». Infatti nella sentenza dei giudici Luigi Gueli, Carla Podo e Matilde Cammino si legge che «non si ravvisano prove evidenti, idonee all’assoluzione nel merito dell’imputato» e che perciò «debbano essere mantenute ferme le dichiarazioni di falsità documentali, accertate, espresse nel dispositivo della sentenza impugnata».
Ma chi è il misterioso rivale di Malagò che si è preso la briga di scrivere ai giornali utilizzando un normografo per gli indirizzi? I più stretti collaboratori del capo del Coni evitano di sbilanciarsi, anche se, insistendo, il nome di un possibile sospettato emerge ed è quello del presidente della Federnuoto Paolo Barelli che ha in piedi una querelle giudiziaria con il Coni di Malagò e la Coni servizi per un presunto contributo governativo non messo a bilancio. Accuse per le quali il pm (con l’avallo del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone) ha chiesto già due volte l’archiviazione di Barelli. L’interessato a Libero spiega: «In questo momento sono all’estero e non so neanche di che cosa si stia parlando. Questa della laurea di Malagò è una vicenda che non conosco assolutamente. È, invece, evidente che il Coni e Malagò ce l’abbiano con il sottoscritto, quindi non vorrei che si rigirasse la frittata». Ma perché il presidente del Coni dovrebbe avercela con Barelli? «Non so che dirle, evidentemente gli fa gola la federazione, c’è una vecchia propensione del presidente dell’Aniene, Malagò, a interessarsi del nuoto». Sul punto conviene ricordare che la Federnuoto di Barelli a settembre ha squalificato Malagò per aver «violato gli obblighi di lealtà e correttezza», sanzione annullata il 22 dicembre dal Collegio di garanzia del Coni.
Per scoprire qualcosa in più sul grande accusatore di Malagò conviene leggere la lettera anonima inviata ai giornali, dove dichiara di essere uno degli studenti condannati in via definitiva per le lauree truccate della Sapienza e che non sopporta di vedere uno dei «capofila degli imbroglioni (…) insegnare agli italiani e ai giovani il valore dei principi etici della lealtà e della correttezza, guadagnandosi persino un ambito premio presso il Quirinale». Un alloro che non è andato proprio giù all’estensore dell’epistola poiché il riconoscimento del Centro culturale Laurentum intende celebrare «i valori etici dello sport che richiedono l’assimilazione dello spirito di sacrificio, della lealtà, della correttezza…». Una motivazione che l’ignoto «imbroglione» commenta con un laconico: «Per carità di Dio!».
Una storia che il nemico senza volto di Malagò ha documentato con carte giudiziarie d’epoca. Eppure i giornali o le hanno cestinate o le hanno citate en passant, in coda a qualche intervista. In una di queste Malagò ha dichiarato: «Quel processo, che coinvolse duecento persone, fu subito prescritto perché arrivato dodici anni dopo le contestazioni». A questo punto, un po’ svogliatamente, il cronista domanda: «Prescrizione o no, lei ha corrotto due bidelli e falsificato il libretto universitario?». Immediata la risposta del presidente: «Certo che no, e la prescrizione mi ha impedito di provarlo. Non ho scheletri nell’armadio».
Raggiunto da Libero a Dubai Malagò è ancora più netto: «Non ho subito condanne penali, i magistrati non hanno dimostrato nulla né in un senso né in un altro ed è rimasta sospesa solo la parte amministrativa. Io però ho sempre negato le accuse, ma visto che mi hanno annullato la laurea ho ridato gli esami sub judice. L’ho fatto a Siena, pubblicamente, davanti a centinaia di persone, di fronte a mezzo senato accademico, al prorettore vicario. Più trasparente di così non potevo essere». Ma perché non li ha ridati a Roma? «Volevo andare altrove perché nella mia testa pensavo di aver subito un’ingiustizia. Tutto è nato un giorno che feci una gita a Siena e ho visto l’università che tutti sanno essere la più antica del mondo…». In realtà quel primato se lo contendono altri atenei, ma poco importa. «Mi sono iscritto, ho pagato le tasse arretrate e con il nuovo piano ho dovuto dare cinque o sei esami». A chiedere provvedimenti contro Malagò era la stata la Corte d’Appello di Roma e non i professori della Sapienza. Infatti il 6 aprile del 2000 la cancelleria del Tribunale invia all’Università questa scarna comunicazione: «Si trasmette copia della sentenza emessa da questa Corte il 4 maggio del 1999 che ha confermato, sul punto, la sentenza del tribunale di Roma del 21 dicembre 1993, con la quale è stata dichiarata la falsità dei verbali e degli statini degli esami di: 1) Economia e politica II; 2) Istituzioni di Diritto privato; 3) Diritto commerciale, perché mai sostenuti dal Malagò, nonché di conseguenza, del Diploma di laurea conseguita dall’imputato in data 6/7/1981. Tanto si comunica per opportuna conoscenza e per i provvedimenti di vostra competenza».
Il presidente del Coni nel processo con rito abbreviato del ’93 aveva portato dei testimoni che confermassero che lui il 19 ottobre 1978 (Istituzioni di diritto privato, voto 30 e lode), il 5 febbraio 1980 (Economia politica II, voto 30) e il 12 febbraio 1981 (Diritto commerciale, voto 30) si era regolarmente presentato agli esami. Per il giudice istruttore Giuseppe Pizzuti, che lo condannò, i «tre testi a discarico indicati da Malagò» o si dimostrarono «irrilevanti» (uno dichiarò di nulla sapere) o non apparvero «affidabili sia per la circostanza che i fatti riferiti risalivano a molti anni prima, sia per gli antichi rapporti di amicizia ricorrenti con l’imputato». La toga ritenne più credibili i professori che con gli inquirenti disconobbero le proprie firme su verbali e statini degli esami, mentre uno dei bidelli condannati per aver truccato quei documenti su incarico degli studenti dichiarò che, tra i giovani che lo corruppero, ricordava «di nome Malagò Giovanni». Alla fine Pizzuti lo prosciolse per «intervenuta prescrizione» dal reato di falsità materiale (per aver contraffatto verbali e statini) e per «intervenuta amnistia» da quello di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (per esempio «per aver falsamente denunciato lo smarrimento del libretto universitario come quasi tutti gli altri condannati»), ma lo condannò a un anno e dieci mesi di reclusione per concorso in corruzione (ai dipendenti universitari furono consegnate «rilevanti somme di denaro da numerosissimi studenti») e «concorso in falso ideologico per inganno». Nel 1999 la Corte d’appello evidenzia che «gli enunciati elementi di accusa per la loro molteplicità, concordanza e univocità costituiscono piena prova a carico del Malagò» e lo proscioglie solo «per l’intervenuta prescrizione». Infatti nella sentenza dei giudici Luigi Gueli, Carla Podo e Matilde Cammino si legge che «non si ravvisano prove evidenti, idonee all’assoluzione nel merito dell’imputato» e che perciò «debbano essere mantenute ferme le dichiarazioni di falsità documentali, accertate, espresse nel dispositivo della sentenza impugnata».
Ma chi è il misterioso rivale di Malagò che si è preso la briga di scrivere ai giornali utilizzando un normografo per gli indirizzi? I più stretti collaboratori del capo del Coni evitano di sbilanciarsi, anche se, insistendo, il nome di un possibile sospettato emerge ed è quello del presidente della Federnuoto Paolo Barelli che ha in piedi una querelle giudiziaria con il Coni di Malagò e la Coni servizi per un presunto contributo governativo non messo a bilancio. Accuse per le quali il pm (con l’avallo del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone) ha chiesto già due volte l’archiviazione di Barelli. L’interessato a Libero spiega: «In questo momento sono all’estero e non so neanche di che cosa si stia parlando. Questa della laurea di Malagò è una vicenda che non conosco assolutamente. È, invece, evidente che il Coni e Malagò ce l’abbiano con il sottoscritto, quindi non vorrei che si rigirasse la frittata». Ma perché il presidente del Coni dovrebbe avercela con Barelli? «Non so che dirle, evidentemente gli fa gola la federazione, c’è una vecchia propensione del presidente dell’Aniene, Malagò, a interessarsi del nuoto». Sul punto conviene ricordare che la Federnuoto di Barelli a settembre ha squalificato Malagò per aver «violato gli obblighi di lealtà e correttezza», sanzione annullata il 22 dicembre dal Collegio di garanzia del Coni.
Per scoprire qualcosa in più sul grande accusatore di Malagò conviene leggere la lettera anonima inviata ai giornali, dove dichiara di essere uno degli studenti condannati in via definitiva per le lauree truccate della Sapienza e che non sopporta di vedere uno dei «capofila degli imbroglioni (…) insegnare agli italiani e ai giovani il valore dei principi etici della lealtà e della correttezza, guadagnandosi persino un ambito premio presso il Quirinale». Un alloro che non è andato proprio giù all’estensore dell’epistola poiché il riconoscimento del Centro culturale Laurentum intende celebrare «i valori etici dello sport che richiedono l’assimilazione dello spirito di sacrificio, della lealtà, della correttezza…». Una motivazione che l’ignoto «imbroglione» commenta con un laconico: «Per carità di Dio!».
.a roma,fatevene una ragione, la mangiatoia non c'è più !!!!!!!!!!
Il presidente del Coni: «È una questione politica, noi siamo assolutamente a favore»
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il 62% dei romani lo stadio non lo vuole.Gli italiani sono meno coglioni di quanto giornalisti e politicanti vorrebbero. Come dimostratoil 4 dicembre. #StadioDellaRoma #ForzaVirginia
- Gli italiani sono meno coglioni di quanto giornalisti e politicanti vorrebbero. Come dimostratoil 4 dicembre. #StadioDellaRoma #ForzaVirginia
Renzi vaffanculo,il detto la faccia come il culo ti va a pennello,hai dato l'ok ai petrolieri,al passaggio gas e parli di green economy?
il detto la faccia come il culo va a pennello per Renzi,va in California per rilanciare le energie pulite dopo che ha dato l'ok ai petrolieri,è solo una merda quest'omuncolo.
Cioè siamo per il culo così, la Basilicata diventata una pattumiera da gioiello che era, passa il gasdotto per la Puglia e per noi solo prezzi stellari per comperare benzina e gas,ma sai che ti dico Renzi vaffanculo
Renzi, la ‘green economy’ dell’ex premier: niente Strategia energetica nazionale e grandi agevolazioni per gli idrocarburi
AMBIENTE & VELENI
Dalla California l'ex premier rilancia "la scommessa sulle energie alternative" perché "durante i mille giorni abbiamo fatto molto ma ne abbiamo parlato poco". La realtà è diversa: il suo esecutivo verrà ricordato per le trivellazioni più facili nel Mediterraneo, il calo degli investimenti sul fotovoltaico, le mosse del Mef per non far pagare l'Imu alle piattaforme petrolifere, gli annunci per la Sen e il Green Act mai arrivati. Ma ora l'obiettivo è quello di spuntare le armi di Michele Emiliano
di Marco Pasciuti | 24 febbraio 201
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