anno 2012 vi pregherei di scomodare il ditino e farlo girare...."Soffro per Roma sporca e abbandonata in una città così non girerò più film"
Soffro per Roma sporca e abbandonata
in una città così non girerò più film"
Il regista Ferzan Ozpetek racconta come è cambiata la capitale: "Non c'è più tolleranza né senso civico. Nel mio quartiere i cittadini si stanno organizzando per pulire da soli"
di GIULIA SANTERINI
Il regista Ferzan Ozpetek
Ferzan Ozpetek quando parla di Roma cambia voce dal dispiacere. L'ha messa nei film che l'hanno reso famoso e quei film a loro volta hanno reso famosi angoli sconosciuti della città. Il quartiere del Gasometro dopo le "Fate ignoranti" nei giornali inglesi era diventato il "quartiere Ozpetek".
Il silos che spalleggiava la meravigliosa terrazza ripresa, prima di quel film volevano abbatterlo, dopo invece è diventato un monumento. E il New York Times grazie alla prima scena delle sue Fate ha mandato fior di americani a visitare la Centrale Montemartini, proprio in via Ostiense. Eppure Ferzan a Roma non ha più voglia di girare.
Perché questa città l'ha così delusa?
"Girare costa moltissimo, non si rendono conto che un film ambientato qui porta anche visitatori, interesse. Ma a Roma soprattutto non c'è più l'atmosfera di una volta. Non c'è più tolleranza verso gli altri né senso civico. Le racconto una storia?"
Racconti...
"Durante le riprese di "Magnifica Presenza" a Monteverde, nella notte, un ragazzo con una macchinona voleva passare a tutti i costi nell'area del set. L'abbiamo fatto passare e lui si è messo a suonare il clacson apposta per darci fastidio. E' un caso estremo, ma ormai sono abituato, i romani non sopportano le troupe cinematografiche perché sono esasperati dal traffico, sono stanchi, non accettano più nulla. Ci alziamo alle cinque del mattino e sempre ci troviamo con qualcuno che ci grida dal finestrino "Vai a lavorare".
Verde abbandonato, traffico, insofferenza e che altro?
"La sporcizia. Mancheranno anche le risorse, ma il servizio di pulizia è scarsissimo. A me viene voglia di prendere in mano la scopa e spazzare, nel mio quartiere i cittadini si stanno organizzando per fare da soli. Se la gente trovasse marciapiedi perfetti, con che coraggio li insozzerebbe? E' una catena, vedi che gli altri sporcano e sporchi anche tu".
Ha una storia vera anche su questo?
"Certo. L'altro giorno tornavo col trenino dall'ospedale San Filippo Neri. Vicino a me due persone distinte, un uomo e una donna, probabilmente medici. Lei mangia un gelato, lo finisce, piega la carta, la incastra tra un sedile e l'altro. Poi le porte si aprono ed esce tranquillamente, come se niente fosse. Io stavo per gridarle dietro che aveva dimenticato qualcosa. Non l'ho fatto, ma spesso sull'autobus rischio le botte".
Le botte?
"Soprattutto con i più giovani. Si siedono sul bordo dello schienale e mettono i piedi sul sedile. Io intervengo e loro mi aggrediscono. Non posso fare a meno di girare in autobus e metro, mi aiuta a capire dove vivo, con chi vivo. Ma perché devo aspettare 50 minuti il 23 e poi trovarmi davanti a un mezzo sporco e scassato pagandolo un euro e 50 centesimi?"
Roma la fa soffrire anche quando va a piedi?
"Quando vado da piazza Navona al bar della Pace, in piazza del Fico, mi viene da piangere. Tavolini ovunque, tovaglie orrende coi fiori finti, la forma di gelato gigante su un muro del Seicento, insegne sgargianti. Siamo al degrado totale. Occorre il controllo di un gruppo di saggi, dieci artisti, tra pittori, architetti e uomini di cultura, qualcuno che vigili e vieti certi scempi. Si possono trovare tanti volontari che lo farebbero gratis. Ma il problema di Roma purtroppo non è solo di decoro urbano".
E qual è?
"Si parla tanto di crisi economica, ma la verità è che viviamo una gravissima crisi culturale. Alle nuove generazioni, e non solo a loro, non frega niente. Questa era una città di concerti e cinema all'aperto, con le file fuori da Massenzio. Ora non ci sono più".
Come uscirne?
"Ogni romano dovrebbe pensare questa città, il marciapiede sul quale cammina, l'autobus che prende alla mattina, come se fosse suo. Io faccio così, anche se in realtà so di essere sempre ospite. In Turchia, in Italia, sulla Terra".
(08 giugno 2012)