Inutile dire che non è solo a Castelfrigo che accade è oramai in tutt'Italia, dall'agricoltura all'industria, al lavoro casalingo della badante a 600 euro al mese e via dicendo, questo l'ha fatto la sinistra, quella che si spaccia per difensore di diritti,invece è la mano lunga di mafie e finanze, vergogna
Giornate di lavoro di 10, a volte addirittura 14 ore, con pause per il bagno conquistate a fatica. Ma anche incidenti con i coltelli mascherati da infortuni domestici, continui ricatti e ritorsioni. Sono i racconti che fanno da sfondo alla protesta degli ex-operai della Castelfrigo di Castelnuovo Rangone, nel modenese. Arrivano dall’Albania, dal Ghana e dalla Cina: “Abbiamo bisogno del contratto per rinnovare i documenti”. E così accettano di tutto
di Giulia Zaccariello
Inutile dire che non è solo a Castelfrigo che accade è oramai in tutt'Italia, dall'agricoltura all'industria, al lavoro casalingo della badante a 600 euro al mese e via dicendo, questo l'ha fatto la sinistra, quella che si spaccia per difensore di diritti,invece è la mano lunga di mafie e finanze, vergogna
Giornate di lavoro di 10, a volte addirittura 14 ore, con pause per il bagno conquistate a fatica. Ma anche incidenti con i coltelli mascherati da infortuni domestici, continui ricatti e ritorsioni. Sono i racconti che fanno da sfondo alla protesta degli ex-operai della Castelfrigo di Castelnuovo Rangone, nel modenese. Arrivano dall’Albania, dal Ghana e dalla Cina: “Abbiamo bisogno del contratto per rinnovare i documenti”. E così accettano di tutto
di Giulia ZaccarielloCastelfrigo, il distretto delle carni: finte coop, stranieri “sotto ricatto”. E l’imprenditore dice: “Scegliete il sindacato giusto” – REPORTAGE
Lavorare per 10, 12 ore, a volte addirittura 14. In un solo giorno. Con pause per il bagno conquistate con fatica, quasi fosse una concessione, mentre quintali di carne scorrono veloci sul nastro: i ritmi impongono a ciascun operaio di pulire decine, anche centinaia di pezzi. Sono questi i racconti che fanno da sfondo alla protesta degli ormai ex-operai in appalto della Castelfrigo, azienda di Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, dove si sezionano parti di maiali, in particolare pancette e gole. Qui i lavoratori lasciati a casa nell’autunno del 2017 dalle coop Work Service e Ilia D.A (a cui la Castelfrigo aveva dato in appalto i servizi di logistica) hanno superato il 90esimo giorno di sciopero. E da oltre un mese stanno vivendo, giorno e notte, davanti allo stabilimento, nelle tende montate dalla Flai-Cgil, dandosi il cambio per il presidio notturno e combattendo il freddo umido che punge la pianura, allungando le mani su una sorta di bidone stufa, utile anche per scaldare il cibo.
Sono tutti stranieri, arrivano in gran parte dall’Albania, dal Ghana, dalla Costa d’Avorio e dalla Cina. “Perché accettiamo queste condizioni? Il più grande problema di uno straniero è rinnovare il permesso di soggiorno e per farlo abbiamo bisogno di un contratto. È un ricatto”. E così spesso firmano di tutto, diventano soci o addirittura presidenti delle cooperative. Lulja Harum, 30enne albanese, ad esempio, è stato per molto tempo presidente di una cooperativa a sua insaputa. Lo ha scoperto solo quando la Guardia di Finanza ha bussato a casa sua e gli ha detto che avrebbe dovuto saldare un debito di 1milione e 700mila euro. “Mi avevano detto di firmare e stare tranquillo, che in questo modo avrei avuto il lavoro – racconta a fatica davanti alla telecamera – ma non io non sapevo né leggere, né scrivere”. Il meccanismo lo spiega Umberto Franciosi, segretario della Flai Cgil Emilia Romagna che insieme ad altri suoi colleghi si dà il cambio regolarmente per garantire una presenza costante al sit-in. “Ogni 2 o 3 anni, queste false cooperative si sciolgono perché capeggiate da prestanome nullatenenti, lasciando grossi debiti di Iva non versata, di Irap non pagata e di mancati contributi”.
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