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03/12/13

Dunque questo stato che ha sacrificato la buona economia negando loro linfa ,il denaro per continuare,cioè le piccole imprese per salvare i grandi gruppinapolitano si dimetta è solo uno che ha abusato di potere per aiutare la finanza

Dunque questo stato che ha sacrificato la buona economia negando loro linfa ,il denaro per continuare,cioè le piccole imprese per salvare i grandi gruppinapolitano si dimetta è solo uno che ha abusato di potere per aiutare la finanza

questo articoletto del fatto dimostra quello che è accaduto e del perchè del governo monti e poi letta e cosa ha combinato berlusconi,la politica tutta, mi ricordo prodi quando diceva che l’italia doveva diventare grande,ossia le imprese dovevano essere grandi,infatti sono quelle che ci hanno affossato,e pagano le imprese sane,ossia le piccole che davano vita al paese,le hanno sacrificate per salvare le speculazioni,il primo esempio è la fiat, che oramai con le casse integrazioni costa un capitale non indifferente,poi si va nell’impero costruxzioni epoi nella sanità esempio il fallimento di don verzè ecc, i nomi sono sempre quelli,insomma i ligreschi che fanno piangere e commuovono umanità alla cancellieri e vai per i grandi debitori delle banche che non li possono fare fallire e perchè sono appunto grossi,ossia miliardi di debiti,i ligreschi mi pare si dica da tempo 2 miliardie poi  Romain Zaleski,quello che report ha fatto un servizio eccezionale, caltagirone suocero di casini e poi il romeo che è malaffare, ma se fallisce quello rovina tutto e tutti e perciò lo mantengono in vita e lui distribuisce soldi a tutti i politici,report di ieri 2 dicembre 2023,insomma adesso si capisce il perchè monti doveva salvare l’italia ossia le banche che hanno sofferenze,ossia crediti inesigibili per 130 miliardi e che pagheremo noi,magari io che non vado in vacanza,non spreco,non mi muovo appunto per non chiedere la carità e devo adesso aiutare a vivere chi i ligreschi?Ma scherziamo,la figlia ,l’anoressica che esce dal carcere eòpoi va a fare la spsa nel tringolo della moda,cioè io devo sacrificarmi per  questa gente,ma io piuttosto li brucio i soldi,sono pochissimi ma aloro non li dò e manco al vecchio napolitano che in tv si erge a salvatore della patria 50.000 euro al mese e s’è pappato nella sua vita soldi nostri per 13 milioni di euro,ma vada a cagher,mi fa solo schifo,perchè un padre si toglie il pane dei bocca per i figli,napolitano il pane l’ha tolto a noi per diventare ricco lui e figli,mi fa schifo,ma schifo sul serio e voglio che si dimetta, non è nostro padre ma nostro aguzzino,e pure comunista era,però le origini nelle persone contano,lui era fascista,era lupo, s’è messo il mantello di pecora ed adesso s’è tolta  la finzione e dimostra a tutti che è sempre stato fascista.

Dunque questo stato che ha sacrificato la buona economia negando loro linfa ,il denaro per continuare,cioè le piccole imprese per salvare i grandi gruppi,cioè roba che se uno ha male ad una gamba si castra, cioè non salvando nessuno,perchè così non salvano posti di lavoro,non salari non le persone,non noi,ma i ligreschi ecc, che sono la finanza e questo è fascismo e questo è alto tradimento dello stato,napolitano si dimetta è solo uno che ha abusato di potere per aiutare la finanza

IL MERCATO DEL TESORO

DI Luca ChiancaEmanuele Bellano - Economia

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Il mercato del Tesoro
Dal ministro Giulio Tremonti al commissario della spending review Enrico Bondi, passando per il premier Mario Monti, tutti a spingere affinché gli acquisti della pubblica amministrazione passino per Consip, la società del Ministero Economia e Finanze che dovrebbe gestire gli acquisti di scuole, enti locali e ministeri per razionalizzare la spesa pubblica.
Siamo andati a verificare come funzionano le cose per esempio nelle università e in alcuni comuni. Il paradosso è che invece di risparmiare, con gli acquisti centralizzati, si spende talvolta di più che andando dal fornitore di fiducia. E questo già per i piccoli acquisti di cancelleria, acqua per i laboratori, personal computer. Invece alcuni comuni hanno utilizzato i fornitori selezionati da Consip per servizi rilevanti come l’illuminazione pubblica, con pessimi risultati e costi superiori al previsto.
Ma come può avvenire tutto ciò? Chi fa i controlli in Consip sui fornitori, sulla loro serietà e sulla qualità dei prodotti? Chi ha controllato per esempio che i vincitori della gara per l’informatizzazione dei documenti del Ministero del Tesoro abbiano tutti i requisiti richiesti?
C’è poi la gestione dei grandi appalti. La Consip gestisce gare per i servizi di manutenzione di tutti gli edifici pubblici, comprese le scuole italiane. Parliamo di appalti da oltre un miliardo di euro che si dividono poche società. Chi sono e come sono entrate nel settore? Le stesse aziende, oggi, a dieci anni di distanza, si spartiscono come fossero un cartello, una grande fetta degli appalti Consip mentre da anni finanziano in maniera trasversale la politica italiana.
Il sistema adottato da queste imprese, i legami con la politica e gli amministratori della Consip emergono da alcune intercettazioni inedite di cui Report è venuta in possesso. La torta Consip è enorme: oggi Comuni, Province, Regioni, ministeri ed enti di ricerca spendono circa 115 miliardi di euro all’anno. Nel 2012 la Consip ha “presidiato” una spesa complessiva di oltre 30 miliardi di euro, bandendo gare su convenzioni e appalti specifici per un valore complessivo di 6,1 miliardi, mentre le amministrazioni hanno effettuato acquisti per 3,4 miliardi di euro.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/03/banche-unimpresa-chi-non-rimborsa-i-debiti-sono-le-grandi-aziende/798846/#content

Banche, Unimpresa: “Chi non rimborsa i debiti sono le grandi aziende”

Secondo lo studio dell’Associazione nazionale di categoria i creditori che mettono in difficoltà gli istituti italiani non sono le famiglie o le piccole aziende: “Su 133 miliardi di euro complessivi, a giugno 2013, di rate non pagate, 85,3 miliardi (pari al 64,2%) si riferisce a finanziamenti di grandi dimensioni”

Banche, Unimpresa: “Chi non rimborsa i debiti sono le grandi aziende”
Più informazioni su: .Altro che famiglie e piccole e medie imprese, i problemi delle banche stanno da un’altra parte. Sono infatti i grandi creditori che non rimborsano i debiti. A rivelarlo è uno studio di Unimpresaevidenziando come “su 133 miliardi di euro complessivi, a giugno 2013, di rate non pagate, 85,3 miliardi (pari al 64,2%) si riferisce a finanziamenti di grandi dimensioni, superiori a 500.000 euro”. Non solo su appena 39 soggetti pesano 15 miliardi di sofferenze, ovvero crediti che si stima sia estremamente difficile recuperare. In pratica più di 384 milioni a testa. Non certo il mutuo di una casa, ma piuttosto denari prestati dagli istituti di credito per finanziare grandi progetti immobiliari del calibro di Milano Santa Giulia, o uomini d’affari come Romain Zaleski, finanziere vicino a Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa.
Solo il 35,8% del totale delle sofferenze è infatti riconducibile a finanziamenti compresi fra i 250 e i 500mila euro. Cifre più vicine ai prestiti richiesti dalle piccole imprese, dagli artigiani e dalla clientela retail per l’acquisto dell’abitazione. Dall’Ufficio studi di Unimpresa, che ha analizzato dati forniti da Bankitalia, spiegano infatti come «guardando alla platea dei soggetti debitori, su 1.166.425 clienti in difficoltà con le rate, sono 43.319 (3,71%) quelli su cui pesa il 64,2% delle sofferenze (quelle relative ai finanziamenti maggior di 500.000 euro), mentre le sofferenze relative ai prestiti minori (fino a 500.000 euro) sono distribuite su 1.123.106 soggetti» .
Unimpresa scende poi nel dettaglio dei grandi finanziamenti sopra i 500mila euro sottolineando come si tratti di affidamenti per medie e grandi imprese. Fino a un milione di euro, i soggetti in difficoltà finanziarie rappresentano l’1,7% (20.182 unità) per un totale di 11,3 miliardi di sofferenze, corrispondenti all’8,6 per cento del totale. “Fino a 2,5 milioni di euro euro i clienti sono 14.235 (1,2%) e le sofferenze 17,5 miliardi (13,2%) – spiega una nota di Unimpresa -. Fino a 5.000.000 di euro, i clienti sono 5.229 (0,4%) e le sofferenze 14,2 miliardi (10,7%). Fino a 25.000.000 di euro, i clienti sono 3.634 (0,3%) e le sofferenze 26,6 miliardi (20,1%)”.
“L’analisi del nostro Centro studi dimostra che la questione delle sofferenze bancarie è particolarmente complessa -osserva il presiedente di Unimpresa, Paolo Longobardi - probabilmente sarebbe opportuno che le banche comincino a valutare il merito di credito sulla base di progetti e prospettive delle imprese e non solo sui bilanci». Anche perché il prezzo delle difficoltà delle banche, alla fine, lo paga la collettività come testimoniano casi some Mps o l’operazione di rivalutazione delle quote Bankitalia.

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