a brescia l'arpa è strana e speriamo solo a brescia,ma ho dubbi che sia così in tutt'italia. Arpa a secondo chi comanda e a chi fa comodo,mai toccare i forti e sempre mentire ai deboli,cioè a noi cittadini,questa terra di brescia e provincia che si vanta e si vanta,la verità è che somiglia parecchio al sud, la calabria,cioè omertà,menzogna,guadagni strani,politici che comandano come fossero ras,l'arpa di brescia per mia disperata purtroppo esperienza ,avendo avuto il suo intervento l'ho capito è a seconda di chi la chiama e mette tutto a tacere,minimizza, insomma mai toccare il potente, a me è capitato che dopo vari rilievi per gravo inquinamento acustico della mia abitazione, cioè due periti che hanno costatato il fatto in 4 rilievi,uno pagato da me 700 euro e uno dal comune di piancogno 2000 euro che anche quì è scontato il pubblico chissà perchè paga per tre volte del privato,ma è poi roma ladrona,mentre quì è lo stesso,dunque tornando ai fatti dopo i rilievi,la procura ordina ulteriori accertamenti interviene l'arpa di brescia e sparisce il rumore, ma poi se vai a vedere chi si sopetta di rumori è una ditta grossa, che parte da brescia e via via si spande fino alla valle camonica con varie fabbrichette,non si deve colpire che altrimenti gli viene male al pancino industriale ,dunque l'arpa non trova anche se ci sono documenti che i rumori ci sono,ma non è finita, anche i carabinieri dicono che non ci sono, anche dopo che li chiamai una notte e gli feci sentire, li registrai naturalmente,ma poi il capo disse che no non c'erano,il sindaco mi disse ma è lavoro,come se io volessi chiuderla la fabbrica,ma risposi devono isolare il motore non chiudere la fabbrica, poi bisogna appurare se sono loro,ma tutto imboscato, pure l'asl e pure dio che il prete è d'accordo,ma la mafia tranquilli è in calabria,lì c'è omertà,a brescia e provincia no, come chiamare allora la mia esperienza, diciamola così omertosa ,ma come la puoi chiamare se non è mafia è criminalità ,tranquilli solo verso i deboli lo è, per il resto è solo potenza ,strapotenza,delirio di onnipotenza, eppure l'arpa non funziona a brescia, dunque che si fa,ma li tengono lì,lavoro, che mandi a casa dei criminali,mangiano pure loro con famiglia.In valle camonica quando tutti parlavano dei morti a taranto per l'ilva che inquina e mentre i riva erano agli arresti ecc, che fanno quelli della valle camonica danno il massimo riconoscimento ai riva, li menzionano come imprenditori dell'anno,altro che calbria e sud,quì sono sfacciati pure, se rina avesse quì qualche fabbrica lo farebbero pure santo
Brescia, discarica ex Piccinelli. Arpa: “Acque contaminate da scorie radioattive”
La relazione dell'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, risale al 6 ottobre scorso. Si garantisce che non c'è pericolo per gli acquedotti "perché pescano da una seconda falda". Ma il collega geologo: "La falda è una sola"
È bastata una pioggia più intensa ed è successo il peggio: una massa di polveri radioattive, interrate in una discarica abusiva a Brescia, è finita a contatto con la falda acquifera della città. Lo scrive l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in un report sull’ex cava Piccinelli, uno dei siti contaminati più pericolosi della regione Lombardia secondo le autorità sanitarie: un’ex cava alle porte di Brescia in cui negli anni ’90 sono state sversate scorie di alluminio contaminate dal Cesio 137 fino a mille volte oltre i limiti per il terreno. Rifiuti radioattivi che da anni minacciano la falda acquifera. L’Arpa tranquillizza i cittadini escludendo la contaminazione poiché “gli acquedotti pescano da una seconda falda ad una profondità maggiore”. Ma il geologo dell’Agenzia Gian Paolo Oneda pochi mesi prima scriveva che “la falda è una sola”. Ad aumentare le preoccupazioni è la mancanza di un dispositivo di controllo dei movimento dell’area interrata.
“Il 6 ottobre 2013 – si legge nella relazione dell’Arpa, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere – si è verificata la parziale sommersione di uno spessore di 10-20 centimetri dei volumi radiocontaminati”. È la prima volta che il contatto tra le scorie e la falda viene certificato da un ente di controllo. Fino ad ora si era sempre trattato di timori, calcoli e ricostruzioni di possibili scenari avvenuti in passato, quando la rete di monitoraggio non era attiva. Scenari che la Prefettura solo nel giugno 2013 prospettava al Ministero dell’Ambiente usando rigorosamente il condizionale: “Esisterebbe una concreta possibilità che la falda freatica, anche in ragione della eccessiva piovosità degli ultimi periodi, possa raggiungere i rifiuti radio contaminati”. Ora invece sappiamo che è successo.
A questo punto, la discussione si sposta sulla sicurezza dell’acqua che esce dai rubinetti di Brescia: le analisi sulle acque eseguite finora non hanno riscontrato contaminazione. Sia le analisi condotte sulle acque di falda che sull’acqua immessa nella rete idrica dalla multiutility A2A hanno escluso la presenza di radioattività “in concentrazioni superiori alla sensibilità analitica”. Questo il dato che l’agenzia si limita a riportare senza ulteriori spiegazioni. Sulla stessa linea è anche l’ultima relazione dell’Arpa, firmata dalla dirigente dell’“area radiazioni” Maria Grazia Santini e dal chimico Sergio Resola: una contaminazione dell’acquedotto sarebbe lo scenario “più critico sebbene non realistico – scrivono i tecnici – per l’assenza di punti di captazione, in prossimità dell’area, di acque dalla prima falda” destinate al consumo umano. Nessun problema quindi per i pozzi dell’acquedotto, che pescano a una profondità maggiore, nella seconda falda.
Ma il collega Gian Paolo Oneda, geologo dell’Arpa, solo pochi mesi fa, aveva stabilito invece come in quella zona non vi sia alcuna distinzione tra la prima e la seconda falda. Ci sarebbe, insomma, una sola falda. Una situazione che metterebbe più a rischio, potenzialmente, il pozzo che si trova a sud della discarica abusiva, regolarmente allacciato all’acquedotto. Il geologo che ha firmato quella relazione nell’aprile 2012 non si occupa più del caso. Raggiunto al telefono, risponde: “Confermo tutto: la falda è una sola”. Se fosse così, la situazione sarebbe grave a causa delle proprietà fisiche del Cesio 137, tra gli isotopi radioattivi più solubili.
Per monitorare il sito attuamente non esiste un dispositivo che segnali in tempo reale i movimenti della falda. L’Arpa nel giugno scorso lo aveva chiesto al Comune di Brescia, che non ha ancora provveduto. Pochi giorni fa, per far fronte alle emergenze ambientali, la consigliera M5S Laura Gamba ha presentato un emendamento per destinare 820mila euro per gli interventi urgenti di bonifica. Una scelta condivisa e rilanciata anche da Legambiente. Ma l’emendamento è stato bocciato dalla maggioranza di centrosinistra: quei soldi verranno utilizzati per la ristrutturazione di una piazzetta del centro storico.
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