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Isabella Borghese
Giornalista e ufficio stampa
E’ accaduto ieri, dopo il primo avvenuto nel gennaio del 2013, losgombero di Scup (sport e cultura) – questa volta condemolizione. L’occupazione con alle spalle tre anni di attività culturali era nel cuore di San Giovanni. Si trattava di un edificio pubblico abbandonato e lasciato al degrado, tuttavia riconsegnato ai cittadini, non solo del quartiere, grazie all’impegno degli occupanti, degli attivisti che lo hanno frequentato e delle numerose attività che all’interno dello stabile venivano portate avanti, con una partecipazione quotidiana di più di 150 persone.
Ma da pubblico quale era nel maggio del 2010 l’edificio è entrato nelle mani della F&F, una società immobiliare nata al momento dell’acquisto, che avrebbe come soci due proprietari, ottantenni, che al momento dell’apertura della stessa hanno versato 10.000,00 euro di capitale sociale, vale a dire il minimo previsto. Ma la F&F è anche strettamente collegata a Best House Rom, finto centro di accoglienza con rom costretti a vivere in condizioni a quanto pare invivibili, assegnato alla F&F da Angelo Scozzafava. Dunque, oggi Best House Rom è ancora attivo. Scup ieri, invece, è stato sgomberato e demolito come fosse una priorità.
Come se fossero sufficienti ruspe per demolire le attività che in questi anni sono state prodotte all’interno: dalla realizzazione di unapalestra popolare, a un mercato biologico, l’apertura di una biblioteca, la creazione di vari corsi e, come ieri ha ricordato Bartolo Mancuso: “Scup è un luogo a servizio di tutti i movimenti” che negli anni ha avuto una mozione del municipio, del comune, un comunicato dei capi gruppo maggioranza, tavoli con assessori, con il vicesindaco Nieri. Scup esisteva con la volontà unica di costruire un tavolo per valorizzare questo posto”.
E se ieri mattina è finita con uno sgombero e una demolizione, ieri sera, Scup è “rinato”, invece, in un altro stabile delle Ferrovie dello Stato, abbandonato anch’esso – la storia si ripete – in via della Stazione Tuscolana, 84.
La speranza e la volontà sono ancora quelle di dare vita aprocessi che siano di riqualificazione urbana come di tutela del paesaggio. Insomma #SCuPnonsiABBATTE e “riapre le porte”.
Martedì Scup avrebbe festeggiato i suoi tre anni di attività. Scup riparte dallo stabile in via della stazione Tuscolana, 84.
Al via i lavori, per una realtà che, come ha testimoniato Simona Levanto, mamma di Arturo, un bambino di 4 anni con diagnosi autismo, che “non frequenta la scuola materna perché il comune di Roma non è stato in grado di predisporre per lui un piano di inclusione scolastica. Frequenta Scup”. SCup è anche “uno spazio autogestito che ha accolto i nostri figli in attività culturali e sportive, che ha permesso a persone con autismo di essere incluse in contesti neurotipici, quelli che abitualmente ci vengono negati”.
Come ieri in una testimonianza video si è espresso Giuliano: “Festeggeremo i tre anni. E ricominceremo da tre”.
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