INFIBULAZIONE: un nome che fa paura e che racchiude tutto il dolore, l’ignoranza, la drammaticità di una pratica barbara e atroce della quale non si parla ancora abbastanza.
Per coloro che ancora non lo sapessero l’infibulazione è una MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE praticata spesso con strumenti rozzi e pericolosamente infetti (quali coltelli, lamette da barba, spini, pezzi di vetro) durante la quale vengono RECISE CLITORIDE E PICCOLE LABBRA e cucite tra di loro le grandi labbra, lasciando un piccolo foro per la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale.
L’infibulazione viene praticata su bambine dai 3 ai 15 anni in almeno 40 paesi nel mondo, dagli sperduti villaggi africani a squallidi appartamenti nelle grandi metropoli, secondo una TRADIZIONE CULTURALE tipica dell’Africa, della Penisola Araba (benchè non venga menzionata nel Corano) e di alcune zone del sud est asiatico, al fine di MANTENERE ILLIBATA LA DONNA fino al giorno delle nozze.
Il giorno delle nozze sarà proprio il futuro marito a riaprire la cicatrice per poi richiuderla di nuovo dopo ogni parto o in seguito a vedovanza.
L’aspetto PIU’ INQUIETANTE di questa terribile pratica è che viene eseguita da donne su donne, dalle madri sulle proprie figlie, in un meccanismo subdolo di sudditanza e ignoranza che sembra essere molto DIFFICILE DA ERADICARE.
L’INFIBULAZIONE ha un substrato culturale fortemente RADICATO secondo il quale se non praticata porta la donna a PENSARE DI NON ESSERE DEGNA per il proprio padre e quindi per il proprio futuro marito.
Viene così vissuta non come INACCETTABILE TORTURA bensì come RITO DI INIZIAZIONE.
Dopo l’infibulazione la donna compie la propria vita tra ATROCI SOFFERENZE E IRRISOLVIBILI INGIUSTIZIE.
Dietro alla tutela della verginità, esiste una NEGAZIONE AL PIACERE indiscutibile: mancando la zona esogena precedentemente amputata, la donna NON PROVERA’ MAI PIACERE SESSUALE, anzi i futuri rapporti saranno dolorosi e pericolosi per le infezioni.
Il PARTO risulterà non da meno evento terrificante per la madre e per il bambino: la massa di tessuto cicatriziale formatasi a seguito delle ripetute cuciture sarà difficilmente elastico, causando un ritardo nella fuoriuscita del nascituro con conseguenti problemi di ossigenazione al cervello.
Le donne sottoposte a infibulazione spesso durante il parto MUOIONO e così i loro figli.
Le conseguenze di questa atroce barbarie sono molteplici: infezioni, ritenzione urinaria, maggiore vulnerabilità nei confronti di HIV e epatite, infertilità, incontinenza, sviluppo di cicatrici ipertrofiche, traumi psicologici e comunque, spesso, decesso.
Oggi è la GIORNATA MONDIALE CONTRO L’INFIBULAZIONE per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e affinché il fenomeno, anziché drammaticamente crescere, si arresti.
Negli Stati Uniti è triplicato il numero dei casi nel corso dell’ultimo anno e l’ITALIA è al QUARTO POSTO in Europa per numero di casi, (nel 2009 35mila casi) nonostante la pratica sia diventata ILLEGALE un po’ ovunque.
Difficile stimare il numero di donne che sono state sottoposte a infibulazione perché molte rimangono nell’ombra ma si pensa siano almeno 150milioni le bambine che hanno subito questo trattamento.
Per coloro che ancora non lo sapessero l’infibulazione è una MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE praticata spesso con strumenti rozzi e pericolosamente infetti (quali coltelli, lamette da barba, spini, pezzi di vetro) durante la quale vengono RECISE CLITORIDE E PICCOLE LABBRA e cucite tra di loro le grandi labbra, lasciando un piccolo foro per la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale.
L’infibulazione viene praticata su bambine dai 3 ai 15 anni in almeno 40 paesi nel mondo, dagli sperduti villaggi africani a squallidi appartamenti nelle grandi metropoli, secondo una TRADIZIONE CULTURALE tipica dell’Africa, della Penisola Araba (benchè non venga menzionata nel Corano) e di alcune zone del sud est asiatico, al fine di MANTENERE ILLIBATA LA DONNA fino al giorno delle nozze.
Il giorno delle nozze sarà proprio il futuro marito a riaprire la cicatrice per poi richiuderla di nuovo dopo ogni parto o in seguito a vedovanza.
L’aspetto PIU’ INQUIETANTE di questa terribile pratica è che viene eseguita da donne su donne, dalle madri sulle proprie figlie, in un meccanismo subdolo di sudditanza e ignoranza che sembra essere molto DIFFICILE DA ERADICARE.
L’INFIBULAZIONE ha un substrato culturale fortemente RADICATO secondo il quale se non praticata porta la donna a PENSARE DI NON ESSERE DEGNA per il proprio padre e quindi per il proprio futuro marito.
Viene così vissuta non come INACCETTABILE TORTURA bensì come RITO DI INIZIAZIONE.
Dopo l’infibulazione la donna compie la propria vita tra ATROCI SOFFERENZE E IRRISOLVIBILI INGIUSTIZIE.
Dietro alla tutela della verginità, esiste una NEGAZIONE AL PIACERE indiscutibile: mancando la zona esogena precedentemente amputata, la donna NON PROVERA’ MAI PIACERE SESSUALE, anzi i futuri rapporti saranno dolorosi e pericolosi per le infezioni.
Il PARTO risulterà non da meno evento terrificante per la madre e per il bambino: la massa di tessuto cicatriziale formatasi a seguito delle ripetute cuciture sarà difficilmente elastico, causando un ritardo nella fuoriuscita del nascituro con conseguenti problemi di ossigenazione al cervello.
Le donne sottoposte a infibulazione spesso durante il parto MUOIONO e così i loro figli.
Le conseguenze di questa atroce barbarie sono molteplici: infezioni, ritenzione urinaria, maggiore vulnerabilità nei confronti di HIV e epatite, infertilità, incontinenza, sviluppo di cicatrici ipertrofiche, traumi psicologici e comunque, spesso, decesso.
Oggi è la GIORNATA MONDIALE CONTRO L’INFIBULAZIONE per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e affinché il fenomeno, anziché drammaticamente crescere, si arresti.
Negli Stati Uniti è triplicato il numero dei casi nel corso dell’ultimo anno e l’ITALIA è al QUARTO POSTO in Europa per numero di casi, (nel 2009 35mila casi) nonostante la pratica sia diventata ILLEGALE un po’ ovunque.
Difficile stimare il numero di donne che sono state sottoposte a infibulazione perché molte rimangono nell’ombra ma si pensa siano almeno 150milioni le bambine che hanno subito questo trattamento.
Numeri destinati a crescere.
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