Per scongiurare la tempesta perfetta che rischia di abbattersi sul «suo» feudo, assestando un colpo al consenso come presidente del Friuli Venezia Giulia e l'altro al suo peso politico nel partito di cui è vice segretaria, l'ordine di scuderia di Debora Serracchiani è di correre ai ripari dopo un primo turno disastroso per il centrosinistra a Trieste e Pordenone.
Di giocarsi il tutto per tutto entro domenica, per ribaltare le sorti di una «partita ancora aperta» ai ballottaggi e parare le eventuali critiche alla sua «gestione». Casuale o strategico, nella fibrillazione della rimonta spunta il tempismo di un jolly già messo nero su bianco a dicembre, ma approvato solo in questi giorni dalla sua giunta regionale: una delibera ha dato il via al complesso programma «odontoiatria sociale», con cure e protesi dentarie gratuite per gli under 14 e gli over 65, a seconda delle fasce di Isee. La misura, di berlusconiana memoria, si aggiunge a quella del reddito minimo già varata tra le polemiche per l'alta percentuale di stranieri tra i beneficiari. Se anche questa servirà a fare breccia tra i delusi e a intercettare il voto di protesta, si vedrà alle urne. Quel che è certo è che sebbene il Pd ripeta come un mantra che le Comunali non vanno legate alle sorti del governo, tanto meno al suo, insiste Debora, perdere due città nella regione dove vinse nel 2013 per una manciata di voti, offrirebbe più di un assist agli avversari. Quelli in consiglio regionale, che ora accarezzano il sogno di una riscossa lunga fino al 2018, e che non hanno mai smesso di puntellare la governatrice per il doppio incarico che la porta spesso al Nazareno e lontano da piazza Unità. Ma anche quelli interni al suo partito, retto part-time insieme al collega e portavoce del Pd Lorenzo Guerini. Perché quanto accaduto il 5 giugno a Trieste, dove il candidato di centrodestra ha dato 11 punti di distacco al sindaco uscente del Pd Roberto Cosolini, e a Pordenone, con il leghista appoggiato dalla coalizione Alessandro Ciriani avanti della stessa cifra, ha suonato un campanello d'allarme in un territorio ad alta concentrazione renziana. Dove però i «signori del Re», per dirla come sussurra un esponente dem, si ritrovano a fare i conti con un partito che ha perso 4 punti, e ad ammettere che no, «non è andata come ci aspettavamo», commenta il triestino capogruppo alla Camera Ettore Rosato. Il mea culpa taciuto ai taccuini dei cronisti, è di aver e sottovalutato l'anima di un centrodestra ancora vivo nel capoluogo giuliano. Se non tira ancora aria di resa dei conti - almeno fino a domenica, come vuole la moratoria - nel partito c'è chi invoca quanto meno una «presa d'atto» in caso di una performance negativa del centrosinistra. Di fronte a cui sarà difficile non leggere anche un messaggio alla numero due di Renzi. «Il risultato del centrodestra qui, dove Serracchiani vinse di poco alle Regionali, indica che la situazione politica è più mobile di quanto si pensi - spiega il senatore dem Carlo Pegorer - A un'Italia morsa dalla crisi economica e sociale raccontare un Paese che sta bene non premia. Il centrosinistra deve usare parole di verità con i cittadini. Non basta il racconto». Neanche a Serracchiani.
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