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16/06/16

“Non so” e “Non ricordo”: Amato fa infuriare i pm ,Napolitano e Amato la coppia delinquere

Napolitano mette Amato in sicurezza,gli  fa fare il giudice alla consulta, e  fa distruggere le intercettazioni che lo coinvolgono,poi devi avere fiducia nelle istituzioni,ma di che stiamo parlando,questa si chiama criminalità pure mafiosa altro che istituzioni

http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/non-so-e-non-ricordo-amato-fa-infuriare-i-pm/
L’unico attimo in cui la voce dell’ex premier sale di tono, il viso si avvampa e per un attimo il tecnico craxiano diventa un uomo con carne viva e sangue vero è intorno alle 11 di mattina. Amato è da un paio di ore seduto davanti ai giudici della Corte d’assise di Palermo in trasferta a Roma. In prima fila c’è l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, imputato con altre nove persone tra cui Marcello Dell’Utri e i boss Totò Riina e Leoluca Bagarella, presenti in videoconferenza. Almeno fino a quando Bagarella, stremato dalle risposte soporifere di Amato, decide di spegnere il collegamento e tornare nella sua cella.
Il punto attorno al quale il pm gira come il gatto con il topo da due ore è sempre il solito: la scelta di non mantenere nel governo di Amato, che seguì quello guidato da Giulio Andreotti, il democristiano Enzo Scotti all’Interno. Sono passati 24 anni. Giuliano Amato si avvale spesso della facoltà di non ricordare. Guarda spesso l’orologio: “In questo momento c’è una camera di consiglio alla Consulta”, dice a un certo punto invocando una celere chiusura della pratica. La tesi non dichiarata dell’accusa, presente anche con i pm Francesco Del Bene e Francesco Tartaglia, è che Scotti sia stato fatto fuori dal governo Amato per dare un segnale di ammorbidimento alla mafia dopo la strage di Capaci e le missive con le minacce di morte ai politici del Psi e della Dc. La scelta di Mancino è il primo segnale della resa. Lo Stato poi continua a calare le braghe con la nomina di Giovanni Conso al posto del dimissionario Claudio Martelli, la revoca del regime del 41 bis da parte di Conso nelle carceri di Napoli. Infine la sua nomina del morbido Adalberto Capriotti al Dipartimento amministrazione Penitenziaria e la richiesta di Capriotti, dopo le bombe mafiose del 1993, di non prorogare il 41 bis per centinaia di detenuti di mafia.

Niente vidi, niente sacciu, niente sentii
Alla fine il pubblico ministero Antonino Di Matteo sbotta:…
ILFATTOQUOTIDIANO.IT|DI MARCO LILLO

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