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18/08/16

La strategia della tensione: se votate No sarà il disastro



La strategia della tensione: se votate No sarà il disastro
"Se Renzi perde i mercati puniranno l’Italia”. Scendono in campo la grande finanza internazionale e i suoi giornali: il Pd si accoda
di Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 18 agosto 2016
Ce lo aspettavamo tra qualche mese e invece sono già partiti. Il referendum non è più pro o contro Renzi, ora l’establishment finanziario internazionale e i suoi media (aiutati da politici e giornali della nostra piccola colonia) lo hanno precocemente trasformato in un’ordalia sulla permanenza o meno dell’Italia nel sistema solare in caso di vittoria del No. È appena il caso di sottolineare che uno spirito così palesemente gregario rispetto ai desiderata di importanti centri di potere esteri non getta proprio una luce positiva sulla riforma costituzionale che Pd e soci propongono al Paese.
Un Sì contro stagnazione e declino economico
I segnali che è partita la nuova “strategia della tensione” – project fear dicono quelli che hanno uso di mondo – sono molteplici. Ieri, per dire, un articolo di Federico Rampini su Repubblica era titolato così: “Referendum, allarme in Usa e in Europa: Quel voto pesa più della Brexit”. Seguivano citazioni da Wall Street Journal, Financial Times e New York Times per dire che se gli italiani si azzardano a bocciare la riforma costituzionale del governo Renzi i famigerati mercati ce la faranno pagare cara. Ci dice il quotidiano romano che persino George Soros, finanziere noto in Italia per aver selvaggiamente speculato sulla lira qualche anno fa, è preoccupato: l’Italia rischia una (peggiore) crisi economica, stagnazione, disoccupazione, miseria.
Non mancano ardite connessioni logiche: a seguito di un abbondante messe di maledizioni bibliche pronte a colpire la penisola in caso di vittoria del No, “l’unico scenario positivo” previsto da Reuters-New York Times è quello in cui “Renzi vince il referendum e riesce a far passare la riforma della giustizia, della Pubblica amministrazione e delle sofferenze bancarie”. A parte che di riforme della giustizia ce ne sono una decina depositate in Parlamento e quella della P.A. è già legge, sarebbe curioso sapere cosa intende il prestigioso quotidiano Usa per “riforma delle sofferenze bancarie”: le guariamo dalla sofferenza per decreto? E pensare che per fare un tale miracolo, direbbero a Palazzo Chigi, “basta un sì”.
....(continua)
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
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