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16/08/16

Marco Zuanetti Seduto in quel caffè, io non pensavo a te... Guardavo il mondo che. girava intorno a me... Poi d'improvviso apparve Lui : un omone corpulento

Marco Zuanetti 


Seduto in quel caffè, io non pensavo a te... Guardavo il mondo che. girava intorno a me... Poi d'improvviso apparve Lui : un omone corpulento, di proporzioni sconfinate. Sui polsi, attorno al collo, sulle cinque dita di entrambe le mani : anelli, orologio, braccialetti, catenine e catene d’oro massiccio. Lo vedo guardare le vetrine con attenta attenzione. Cammina con lentezza affaticata, per non sfidare troppo la canicola. Dietro di lui una sagoma. Chi sarà, mi chiedo, bevendo Tè verde ? E’ come si fosse aperta una crepa, che ha valore di realtà dell’attimo. Eppure si incorpora alla Vita. Non posso sapere nulla di quell’ essere umano avvolta in una tunica che avvolge tutto il corpo, la testa, il volto, gli occhi nascosti da occhiali da sole, ai piedi scarpe nere piatte, che posso solo intravvedere tra le pieghe del sudario che arrivano fino all’asfalto.
“Una donna, ecco. Totalmente cancellata come essere umano. Una figura invisibile che cammina a piccoli passi per star dietro all’omone che è il suo padrone, e che ostenta la sua arrogante indifferenza verso la non-persona che lo segue come una schiava che nel nome del Corano deve solo obbedire, compiacere il suo tiranno”. Magari è solo una bambina, chi lo sa ? Non posso vedere nulla di lei, nascosta come il nulla.
Mi domando se dobbiamo farci l’abitudine, a questo triste spettacolo dello schiavismo moderno. Mi domando se il senso di repulsione che questa scena mi suscita sia il frutto di un pregiudizio «etnocentrico» o se non sia una forma di sano imbarazzo puramente umano.
E se non ci si debba ribellare, nelle coscienze almeno, a questo sfoggio di umiliazione delle donne, a questa nullificazione di esseri umani che, sole e calpestate, non possono cambiare il loro destino.
È un costume che va rispettato, per convivere pacificamente con l’Islam? No! Io non ci Sto..
Quell’essere minuto senza corpo, senza volto, senza sguardo, senza sesso e genere sembra piuttosto la vittima designata della nostra ignavia e del nostro conformismo. Se potesse ribellarsi ? Se noi le dessimo una mano a ribellarsi. Ma non vogliamo farlo, nascosti anche noi, sotto le nostre paure. Acconsentiamo alla schiavitù come libera scelta? A quanti, come la Martha Nussbaum “PERCHÉ DIFENDO L' USO DEL BURQA”, sostengono che il burqa non è un simbolo di odio, sfugge che è già un fatto (oltre che un simbolo) – eclatante e spudorato, arrogante e tracotante – di dominio sulla donna, l’opposto dell’eguaglianza, l’osceno inno quotidiano con cui il maschio celebra coram populo pubblicamente, in presenza di tutti, davanti a tutti la riduzione della volontà della donna a sua (di lui) pro-prietà. Nessun dolore è irreale. marco


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