Caro direttore Peter Gomez, alla morte della ragazza suicida, diventata famosa per un video porno amatoriale, ti sei affrettato a cancellare l'articolo del 2015 a firma Elisa D'Ospina, sul tuo giornale, per sostituirlo con le tue non-scuse, ma non serve a nulla. Avete sbattuto nome e cognome della ragazza sul Fatto. L'avete accusata di farsi pubblicità con i video per diventare famosa. E da lì hanno cominciato a darle della troia. Prima era solo un meme per la vis comica dei video. Nessuno si scandalizzava di una fellatio tra milioni in rete. Voi cancellate le impronte digitali, solo dopo un suicidio, non per rispetto alla sua memoria, ma per salvare la vostra reputazione. Su quella morte, caro direttore ci sono le impronte digitali di tutte le maggiori testate giornalistiche, compresa la tua, a caccia di click. È finita pure in televisione in uno sketch di made in sud. Fosse rimasta circoscritta alla rete, si sarebbe sgonfiata dopo due giorni. La rete è PIENA di video amatoriali porno ed è frequente la dissimulazione d'identità per situazioni simili. Finché non finiscono sui giornali. I giornali avvelenano i pozzi del web. Voi le avete dato nome e cognome nei titoli per i vostri squallidi click, la vostra audience, la vostra posizione SEC nei motori di ricerca. Ora Gomez vuoi cancellare la tua vergogna cancellando il pezzo dal tuo sito. Ora che è morta. Ma gli sbagli devono rimanere a futura memoria perché TUTTI SAPPIANO QUANTO FA SCHIFO IL TUO GIORNALE.
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