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05/10/16

Guillaume Faye: L'imperativo del meticciato

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Sapete cos'è il multiculturalismo? La possibilità di fruire ed assorbire la cultura degli altri. Lo abbiamo sempre fatto attraverso i libri, gli amici di penna, i film. Siamo diventati americani con il cinema di Hollywood, francesi con Maigret, inglesi con i Monty Python, russi con Checov, giapponesi con Kurosawa e Mishima, afroamericani con il blues e il gospel, brasiliani con Amado e la bossa nova, e poi turchi, arabi, africani, indiani, ebrei e musulmani. Non abbiamo mai avuto bisogno del contatto fisico con gli altri, con gli altri popoli, di nessun fottuto Erasmus con obbligo di trombata del pischello straniero per essere multiculturali. Bastava l'esercizio della cultura. Se lo facevamo, l'amoreggiare con gli stranieri (i miei primi filarini, anche se solo platonici, furono un tedesco e un brasiliano), era solo per piacere, non venivamo introdotti a forza in questa orrenda dark room stile Lebensborn al contrario che rappresenta il multikulti di cui l'ìmmagine qui sopra tratta da Vogue NeueStasi è patognomonica.
Internet, grazie alla quale in meno di un minuto puoi trovare decine di nuovi spunti culturali di ogni possibile genere e origine e in ogni lingua, vero archivio di Babele, ha solo amplificato, semplificato e velocizzato la diffusione del multiculturalismo di cui sopra. La potenza rivoluzionaria del mezzo, e la sua potenzialità eversiva per il potere, consiste anche nel rendere visibili quegli spunti culturali che il mainstream invece occulta, per esempio nascondendo determinati libri ed autori nelle librerie di partito o addirittura evitando di tradurli. Come nel caso di John Laughland e de "La fonte infetta dell'ideologia europea", del quale vi ho già parlato, libro illuminante sul liberalismo, capace di correggere tante miopie e presbiopie attuali sul termine oppure, in generale, in quello della "cultura di destra", particolarmente sulfurea secondo i canoni dell'ortodossia del politicamente corretto che ha di fatto okkupato l'intero settore Cultura, anzi Kultura della nostra società.

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