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01/11/16

700 TONNELLATE DI FANGHI DELL'ILVA SVERSATE NEL VITERBESE !

700 TONNELLATE DI FANGHI DELL'ILVA SVERSATE NEL VITERBESE !
Era il giugno del 2015 quando, nel silenzio più assoluto, nei nostri territori giungevano importanti quantità di fanghi provenienti dal ciclo produttivo dell’Ilva di Taranto. Venivano scaricati nella valle del Tevere, in una di quelle lacerazioni della terra dove lo sfruttamento dell’uomo ha scoperto le falde acquifere profonde mettendo a serio rischio la “nostra acqua” quella che gli avi ci hanno consegnato come bene indispensabile per la vita. Un grande affare per gli speculatori e per l’Ilva, a Castel Sant’Elia si poteva scaricare a 90 euro a tonnellata, prezzo speciale ben al di sotto della media nazionale, forse perché la nostra salute, il nostro futuro, la nostra acqua non valgono poi così tanto.
Livio era presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre quando fu avvisato da alcuni agricoltori e non esitò un attimo: prese carta e penna e scrisse al subcommissario per la bonifica dell’Ilva di Taranto esprimendo le preoccupazioni di un territorio che guardava alla agricoltura di qualità e alla qualità della vita come nuovo e entusiasmante modello di sviluppo . Quella lettera, fortemente contestata e criticata anche da alcuni amministratori locali, colse nel segno e sollevò preoccupazioni così forti al subcommissario dell’Ilva che interruppe il rapporto con la società e dopo 700 tonnellate sversate in località la Chiusa di Castel Sant’Elia il preoccupante progetto si arrestò.
Si fermò con lo stesso silenzio con cui era partito, con le stesse modalità con cui tante Comunità della nostra Italia vengono definitivamente compromesse. Oggi quel muro di silenzi è stato abbattuto, grazie alla collaborazione di un bravo deputato locale è emersa una storia inquietante dove un onesto e solido amministratore, senza clamori, senza fracasso con calma, rigore e onestà ha arrestato un’azione scellerata e salvato il futuro di una comunità .
Ha interrotto una ennesima brutta storia, di quelle che troppo spesso uccidono le speranze degli abitanti e allontanano le migliori sensibilità, con la forza delle coraggiose e efficaci parole scritte che lo stesso subcommissario dell’Ilva sintetizza con questa affermazione: “Successivamente ogni conferimento fu interrotto per ragioni di opportunità, cautela e sensibilità istituzionale”.
Comunque continueremo a lottare per conoscere bene la natura di quelle 700 tonnellate, provenienti dal ciclo produttivo dell’Ilva perché è un nostro diritto sapere cosa contengono quelle terre e esse hanno compromesso l’acqua di falde che rappresentano la fonte di approvvigionamento idrico di intere comunità necessaria per la vita degli esseri viventi , indispensabile per una buona agricoltura e per sani allevamenti zootecnici.
"Cava Castel S. Elia, vogliamo conoscere la natura delle 700 tonnellate di sversamenti". Cronaca - Bengasi Battisti, presidente Comuni virtuosi, ringrazia…
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