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11/11/16

I giornalisti raccontano le cose sempre leccando il potere, chi dirige oggi lo stato non è destra o sinistra è solo criminale e la gente non può votare contro se stessa

mi chiedo come fanno a fare i giornalisti articoli così, siamo in un periodo dove falsità,ambiguità e leccaggio sfrenato verso poteri forti fanno dei giornali non più fonte di notizie attendibili, bastava andare sui social per capire chi avrebbe vinto in Usa e in Inghilterra, se la gente non è contenta della politica che attualmente ci sta dettando cose che noi non vogliamo, non è che tu scrivi un'articolo e la gente vota quì o lì, il problema sono sempre

loro,una volta per farli fuori c'è stato il 68 con le conseguenze che oggi ancora abbiamo,oggi c'è il cosiddetto populismo,ma che vuol dire populismo, non vuol dire nulla, la gente oggi è più informata, è più critica, analizza e guarda i fatti e vota di conseguenza, se dagli Usa all'Europa la classe dirigente che badiamo bene sta benone, cioè sono i privilegiati di oggi e pure di ieri, vogliono farci fare cose che noi non possiamo, capisco il volere aiutare chi non ha, ma portarli tutti da noi non è possibile, Clinton ha perso per il problema immigrazione, in Inghilterra stessa cosa e se domani si votasse in Italia o Francia su questo argomento il risultato sarebbe punitivo verso i partiti che non vogliono sentire nessuno,fanno delle democrazie delle dittature per giunta manco sono leittimati a governare, e vedi un Renzi che è 

stato da Napolitano che è stato comunista, cioè uno che è stato sempre della classe privilegiata e benestante poi si fa comunista puzza di carogna.

Cosa si legge sui forum, riporto questo ad esempio:   Lo strano concetto di democrazia di questi pseudo (democrateci) protestano perché vince l'avversario politico eletto Democraticamente... Tu chiamala democrazia.. In Italia invece per i (Democratici) va tutto bene.... Secondo loro, tre governi scelti, nominati, "democraticamente" dal vecchio Massone..... Tu chiamale se vuoi elezioni..


Io che votavo pd, oggi voto m5s, ma il perchè è semplice, a parte Napolitano che non muore mai, cioè possibile che lo dobbiamo digerire anche dopo 70 anni dalla fine guerra, possibile che i nostri politici sono

sempre quelli e se loro mancano ci sono figli e nipoti,tanto valeva allora avere la monarchia, possibile che i dirigenti delle banche dopo averle rovinate ancora 

 dirigono  le stesse, possibile un esempio un Moretti che è indiziato per un reato di disastro a Viareggio sta lì a comandare, cioè questi che noi abbiamo a governarci, a

dirigerci non sono nè di destra, nè di sinistra, sono magnaccia e la gente non li vuole più, questa è la verità che i giornali si guardano bene

dal rtaccontare


http://www.huffingtonpost.it/luca-la-mantia/trump-come-brexit-quando-la-pancia-prevale-sulla-testa_b_128o lì, la gente vota quello che epnsa gli convengas81048.html?utm_hp_ref=italy

Trump come Brexit, quando la pancia prevale sulla testa


TRUMP
E con questa sono due. Due volte che la pancia prevale sulla testa, vanificando ogni previsione. Lo scorso 23 giugno ci siamo addormentati con il "remain" in vantaggio sul "leave" e ci siamo svegliati con la Brexit. Ieri notte abbiamo spento la tv con il refrain: "Tranquilli, vincerà Hillary" e oggi il mondo saluta, non senza apprensione, l'ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca.
Due episodi che testimoniano l'inadeguatezza di un sistema di analisi politica basato su strumenti non più al passo coi tempi. Siamo lontani anni luce, per capirci, dall'epoca in cui i sondaggi riuscivano a prevedere per tempo l'esito di una consultazione elettorale, con un margine di errore minimo. E questo perché è saltato il presupposto della loro affidabilità.
La società occidentale odierna sta progressivamente perdendo ogni residuo ideologico, rendendo sempre più liquido l'elettorato. Oggi passare da un polo all'altro non è più considerato apostasia ma una normale conseguenza di un quadro politico profondamente cambiato. A ciò si aggiunge una generale sfiducia nei confronti della politica di establishment, considerata incapace di far fronte alle grandi emergenze: dall'immigrazione al terrorismo, passando per le crisi economiche. Gli elettori sono confusi, poco certi delle loro scelte e alla ricerca di risposte facili.
In un contesto come questo fare riferimento a un campione per sciorinare dati sui possibili esiti elettorali è un'operazione quanto mai azzardata. Più opportuno sarebbe rivolgersi ai social media, vero termometro della "pancia" dei cittadini. Qui il quadro si fa più chiaro. Community, fan page e profili influenzano l'opinione pubblica più di un comizio elettorale. I contenuti vengono considerati più sinceri, anche per la maggiore possibilità di confronto con altri utenti.
Questo consente a slogan e programmi di correre trasversalmente raggiungendo fasce di popolazione normalmente non interessate a un dibattito pubblico istituzionale ma che, come tutti noi, hanno bisogni, interessi e paure. E si lasciano tentare dai messaggi forti, magari veicolati da utenti e pagine fake creati ad hoc dai social media manager che lavorano per questo o quel candidato.
Se questo fenomeno fosse stato compreso per tempo sondaggisti e analisti non avrebbero perso tempo in rilevazioni statiche. Ma sarebbero scesi nella piazza digitale, notando, ad esempio, che engagement e popolarità dei profili Facebook e Twitter di Trump superavano nettamente quelli di Clinton.
O che, negli Swing States, risultati decisivi per la vittoria dei repubblicani, l'interesse degli utenti Fb nei confronti del tycoon newyorchese era maggiore di quello rivolto verso l'ex First Lady.
Prendere coscienza di tutto questo non solo eviterà a media e statistici nuove figuracce ma consentirà, soprattutto, a chi fa politica di capire che il vento è cambiato. Che all'elettorato si arriva attraverso nuove strategie comunicative, con un confronto quanto più orizzontale. Populismo e demagogia si combattono scendendo nell'arena virtuale, non trincerandosi in una torre d'avorio.

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