Firme false, al via il nuovo processo che fa tremare il #PD
Arriva oggi in aula uno dei filoni della vicenda delle firme false a sostegno delle liste per Chiamparino alle ultime elezioni regionali: quello che rischia di far decadere ben 8 consiglieri del Pd a Palazzo Lascaris e che metterebbe la maggioranza in una situazione molto difficile con seri rischi per la governabilità, lasciando al centrosinistra il vantaggio di un unico seggio. Si tratta della querela di falso davanti al giudice civile portata avanti dalla militante leghista da Patrizia Borgarello e dal Movimento 5 Stelle. E, tra i consiglieri che rischiano, ci sono nomi di peso del Partito democratico, come il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, il vicepresidente Nino Boeti e il segretario piemontese del Pd Davide Gariglio.
Le tappe
Tutto ha inizio con il ricorso al Tar di Borgarello per chiedere l’annullamento delle elezioni, falsate, a suo dire dall’ammissione di quattro liste che non ne avrebbero avuto diritto per via di irregolarità e falsificazioni negli elenchi di sottoscrizioni. Il Tar stabilisce che ha motivo di andare avanti solo il ricorso contro una delle liste, vale a dire la lista del Pd provinciale. Ma bisogna che i ricorrenti, dicono i giudici amministrativi, facciano querela di falso in sede civile. Se anche la lista venisse annullata, spiegano al Tar, le elezioni non sarebbero da annullare. Ma, appunto, decadrebbero i consiglieri votati in quella lista.
Quando già stavano per scadere i termini per presentare l’indispensabile querela di falso, nessuno però si era ancora fatto avanti: e allora si sono mossi i grillini, che sono quelli che avrebbero più da guadagnare se gli otto del Pd perdessero il titolo a sedere in regione: tra gli esclusi che subentrerebbero, ci sono infatti 4 candidati del Movimento 5 Stelle. A quel punto, torna in gioco anche Borgarello, assistita dagli avvocati Giorgio Strambi e Ilenia Caratozzolo, e così le querele di falso diventano due. Questa mattina il giudice dovrà decidere prima di tutto se riunire i due procedimenti.
Il giudizio in sede civile che si apre oggi potrebbe terminare anche prima del processo penale, avviato sulle firme false, che vede imputati 10 dipendenti e militanti de Pd. L’udienza preliminare riprenderà nei prossimi giorni.
L'attesa
Intanto, si attende ancora l’esito del ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar avanzato, questo, non solo da Borgarello ma anche dai Pensionati di Michele Giovine. La richiesta è sempre quella avanzata in primo grado al Tar: annullare l’ammissione anche delle altre liste, oltre a quella del Pd provinciale di Torino, compreso il listino maggioritario del presidente Chiamparino. Se venissero accolti, la palla ripasserebbe probabilmente al Tar. Il rischio, in questo groviglio di filoni che si intrecciano, è che succeda quello che accadde con i ricorsi di bresso contro Cota: e cioè che la decisione, qualunque essa sia, arrivi quando la legislatura è quasi al termine.
Arriva oggi in aula uno dei filoni della vicenda delle firme false a sostegno delle liste per Chiamparino alle ultime elezioni regionali: quello che rischia di far decadere ben 8 consiglieri del Pd a Palazzo Lascaris e che metterebbe la maggioranza in una situazione molto difficile con seri rischi per la governabilità, lasciando al centrosinistra il vantaggio di un unico seggio. Si tratta della querela di falso davanti al giudice civile portata avanti dalla militante leghista da Patrizia Borgarello e dal Movimento 5 Stelle. E, tra i consiglieri che rischiano, ci sono nomi di peso del Partito democratico, come il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, il vicepresidente Nino Boeti e il segretario piemontese del Pd Davide Gariglio.
Le tappe
Tutto ha inizio con il ricorso al Tar di Borgarello per chiedere l’annullamento delle elezioni, falsate, a suo dire dall’ammissione di quattro liste che non ne avrebbero avuto diritto per via di irregolarità e falsificazioni negli elenchi di sottoscrizioni. Il Tar stabilisce che ha motivo di andare avanti solo il ricorso contro una delle liste, vale a dire la lista del Pd provinciale. Ma bisogna che i ricorrenti, dicono i giudici amministrativi, facciano querela di falso in sede civile. Se anche la lista venisse annullata, spiegano al Tar, le elezioni non sarebbero da annullare. Ma, appunto, decadrebbero i consiglieri votati in quella lista.
Quando già stavano per scadere i termini per presentare l’indispensabile querela di falso, nessuno però si era ancora fatto avanti: e allora si sono mossi i grillini, che sono quelli che avrebbero più da guadagnare se gli otto del Pd perdessero il titolo a sedere in regione: tra gli esclusi che subentrerebbero, ci sono infatti 4 candidati del Movimento 5 Stelle. A quel punto, torna in gioco anche Borgarello, assistita dagli avvocati Giorgio Strambi e Ilenia Caratozzolo, e così le querele di falso diventano due. Questa mattina il giudice dovrà decidere prima di tutto se riunire i due procedimenti.
Il giudizio in sede civile che si apre oggi potrebbe terminare anche prima del processo penale, avviato sulle firme false, che vede imputati 10 dipendenti e militanti de Pd. L’udienza preliminare riprenderà nei prossimi giorni.
L'attesa
Intanto, si attende ancora l’esito del ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar avanzato, questo, non solo da Borgarello ma anche dai Pensionati di Michele Giovine. La richiesta è sempre quella avanzata in primo grado al Tar: annullare l’ammissione anche delle altre liste, oltre a quella del Pd provinciale di Torino, compreso il listino maggioritario del presidente Chiamparino. Se venissero accolti, la palla ripasserebbe probabilmente al Tar. Il rischio, in questo groviglio di filoni che si intrecciano, è che succeda quello che accadde con i ricorsi di bresso contro Cota: e cioè che la decisione, qualunque essa sia, arrivi quando la legislatura è quasi al termine.
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