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11/12/16

La famiglia Mattarella, tra pentiti e veleni mafiosi

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La famiglia Mattarella, tra pentiti e veleni mafiosi

mattarella

Riaffiora in una causa di diffamazione il presunto rapporto tra Bernardo Mattarella – padre di Sergio, attuale Capo dello Stato – e Cosa Nostra, considerato “uomo d’onore” dal pentito Franco Di Carlo.

È un’accusa pesante che ogni tanto ritorna dal passato quella nei confronti della famiglia Mattarella che ha visto l’uccisione dell’allora presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica, ammazzato il 6 gennaio 1980. “Il vecchio Bernardo Mattarella, padre del capo dello Stato, mi fu presentato come uomo d’onore di Castellammare del Golfo – sono le dichiarazioni di Franco Di Carlo, il pentito che per trent’anni – come racconta il Fatto Quotidiano – ha fatto da ponte tra Stato e mafia.
Le ultime affermazioni sono contenute nel verbale del processo civile che Sergio Mattarella e i suoi nipoti, Bernardo jr e Maria, hanno intentato contro Alfio Caruso, autore del libro “Da Cosa nasce cosa”. Il giornalista è accusato assieme alla casa editrice Longanesi di aver infangato la figura di Mattarella padre – già ministro della Marina Mercantile, dei Trasporti, del Commercio, delle Poste e dell’Agricoltura – e di aver raccontato in maniera grossolana i rapporti politici del fratello Piersanti.
È lo stesso Di Carlo a spiegare come maturò l’uccisione di Piersanti Mattarella, fratello di Sergio: l’omicidio arrivò a causa della soffiata involontaria del procuratore Vincenzo Pajino, magistrato della Procura di Palermo. “Era onesto, ma era intimo della famiglia Salvo” e così, senza sapere che fossero mafiosi, li informò di come l’allora presidente della Regione Sicilia si era lamentato di Vito Ciancimino.
Nell’ultimo verbale Di Carlo racconta i numerosi tentativi fatti per cercare di salvare la vita a Piersanti Mattarella, rivolgendosi a boss del calibro di Bernardo Brusca, Michele Greco e Cola Buccellato (che informò Riina e Provenzano) di fermare l’esecuzione, ma tutti confermarono che il politico doveva “essere eliminato”.
Ora Di Carlo, che la Corte d’assise di Trapani nella sentenza Rostagno ha definito ha definito pienamente attendibile, ricorda in maniera dettagliata i suoi incontri con il vecchio Bernardo Mattarella. Presto, dunque, sapremo come andrà a finire la causa intentata dal Presidente della Repubblica nei confronti di Alfio Caruso e della casa editrice Longanesi.

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