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23/04/17

ESCE IL LIBRO:"Ho molti amici gay” OGGI ESSERE GAY IN iTALIA COM'è, è CHE L'IPOCRISIA HA VINTO,LA SINISTRA DEVE PIGLIARE VOTI,SA CHE SONO MILIONI,NON QUALCHE SPARUTO INDIVIDUO E DUNQUE HA MESSO UNA PEZZA

OGGI ESSERE GAY IN iTALIA COM'è, è CHE L'IPOCRISIA HA VINTO,LA SINISTRA DEVE PIGLIARE VOTI,SA CHE SONO MILIONI,NON QUALCHE SPARUTO INDIVIDUO E DUNQUE HA MESSO UNA PEZZA, Però CHE NON SI SCONTENTI LA CHIESA E HA FATTO COSE A Metà, DUNQUE C'è L'UNIONE CIVILE PERò I FIGLI SONO DI CHI LI HA FATTI,OSSIA DEL PADRE O MADRE NATURALE E SE TU STAI INSIEME AL TUO COMPAGNO/A E LO ALLEVI CON AMORE E LO NUTRI,MAGARI PURE LO MANTIENI SE IL TUO CONIUGE MUORE, NON HAI NESSUN DIRITTO,IL BIMBO VA AI PARENTI, MAGARI QUESTI MANCO LO VOGLIONO, OPPURE SE è EREDE DI FORTUNE LO PRETENDONO, TUTTO QUESTO è A SCAPITO DEL BIMBO NATURALMENTE, NON C'è LA FEDELTà CHE SI PRETENDE DA UN MATRIMONIO ETEREO E POI VIA DI SEGUITO, AL CHE IL PIDDì HA DICHIARATO DI PIù NON SI POTEVA FARE PERCHè IL PARTITO DI ALFANO,QUELLO VOTATO DA NESSUNO NON HA VOLUTO E VIA DI SEGUITO, UNA SINISTRA COSì è SOLO FASCISTA ALTRO CHE DEMOCRATICA.

COSA NE PENSO IO, SONO STATA ALLEVATA DA PARENTI DI MIA MADRE, FAMIGLIA CLASSICA, ANCHE LORO SU DI ME NON AVEVANO NESSUN DIRITTO,INFATTI MIO PADRE CHE IO MANCO CONOSCEVO DECISE CHE DOVEVO TORNARE IN FAMIGLIA E COSì SI FECE,IL RISULTATO è STATO CHE MIO PADRE L'HO ODIATO TUTTA LA VITA, PERCHè PER ME I GENITORI ERANO QUELLI CHE MI AVEVANO CRESCIUTA, PER IL RESTO LA MIA INFANZIA è STATA CONTRO I GAY, OSSIA L'EDUCAZIONE ERA CHE BISOGNAVA STARCI LONTANI,ERANO FROSCI ECC, POI DA GRANDE HO RAGIONATO CON LA MIA TESTA E CHE HO DECISO?MA CHE GIUDICO LA PERSONA NON SE è GAY O ALTRO, COSA MI PUò INTERESSARE SE UNO O UNA VA A LETTO CON UN MASCHIO O FEMMINA, A ME CHE DANNO PUò FARE, FU UNA MIA RIFLESSIONE PRIVATA, MA POI LO DISSI APERTAMENTE E MI PRESI PURE INSULTI ECC, ADESSO MI CHIEDO, LA CULTURA ISLAMICA LA RISPETTIAMO,ACCETTIAMO CHE LA DONNA SIA SOTTOMESSA CON L'IPOCRISIA DI CHIAMARLA CULTURA E NON RAZZISMO, MA ABBIAMO ANCORA QUESTA Mentalità DEL GAY, CHE è DIVERSO, CERTO CHE è DIVERSO,MA SONO AFFARI SUOI, E I BAMBINI SONO DI CHI LI CRESCE, CHE DIRITTO HAI CON UN BAMBINO, è LUI CHE HA DIRITTO DI VIVERE CON CHI LO AMA LO ACCUDISCE IL RESTO è RAZZISMO E MALAPOLITICA


"Ho molti amici gay”, l’anticipazione – Dal grido di Storace (“A frociii”) al “partito dei finocchi” di Calderoli


POLITICA

L'anticipazione del saggio di Filippo Maria Battaglia, in uscita da Bollati Boringhieri, che racconta "la crociata omofoba della politica italiana"
Esce domani in libreria Ho molti amici gay, saggio di Filippo Maria Battaglia, edito da Bollati Boringhieri (pp. 136, euro 11), che racconta “la crociata omofoba della politica italiana” dal dopoguerra oggi. Una storia che coinvolge destra, sinistra e centro. Il libro sarà presentato a Milano, domenica 23 aprile, alle 11.30 in occasione della fiera Tempo di libri insieme a Paola Concia ed Eliana Di Caro (Sala Helvetica, padiglione 2). Ne anticipiamo un estratto.
L’autenticità della frase è incerta ma da tempo è comunque entrata nella leggenda. Si racconta che a metà degli anni Novanta il neodeputato di An Francesco Storace, incalzato alla fine della trasmissione Porta a Porta da un paio di giornalisti che gli chiedevano: «A Stora’, dì qualcosa di destra!», rispose senza esitare con un secco: «A frociii!». Sull’episodio esistono pochi riscontri e lo stesso Storace ne ha smentito i contenuti. Ciò che è certo, però, è che una dozzina di anni dopo, nel 2006, una scena molto simile si sarebbe ripetuta sempre dagli studi della stessa trasmissione, ma stavolta a microfoni aperti. Al posto di Storace, la sua ormai ex collega di partito Alessandra Mussolini che, in piena campagna elettorale, riferendosi alla futura prima parlamentare transgender della storia d’Italia, Vladimir Luxuria, griderà: «Meglio fascista che frocio!». Ecco, basterebbe forse questo per sintetizzare come nella seconda repubblica l’insulto omofobo sia stato scagliato per attaccare l’avversario e delegittimarlo, ma si rischierebbe di trascurare le decine di sfumature tra il tragico e il grottesco declinate in oltre vent’anni dai politici nostrani.
Proviamo allora a partire dall’inizio di questa storia. Con buone probabilità, si può sostenere che a inaugurare il filone dell’ingiuria gay in Aula sia stato proprio lo stesso Storace, qualche mese dopo essere entrato per la prima volta a Montecitorio. Non da solo, però. Il 20 ottobre 1994, mentre si discute della riforma della RaiMauro Paissan, dei Verdi, decide di affibbiare l’etichetta di «tangentari e tangentisti» agli uomini di Gianfranco Fini, ricevendo una grandinata di insulti incentrata in gran parte sul suo (presunto) orientamento sessuale. «Frocio! Frocio!», urlano i deputati aennini. Il più agitato di tutti è Nicola Pasetto: per una manciata di secondi riesce ad aggirare i commessi, aggrappandosi al collo dell’onorevole prima di essere bloccato. «Paissan, fai bene a farti scortare: sei un pusillanime porco, pederasta e busone!», grida Stefano Morselli. Volano altri in- sulti e spintoni, ma a chi contesta un uso disinvolto delle mani la truppa di An replica compatta. «Io non gli ho fatto niente, perché non mangio i finocchi», dice Teodoro Buontempo. Il meglio, però, arriva con Storace, che alle accuse di aggressività replica così: «Quella checca di Paissan mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso, io non l’ho toccato. Vi sfido a trovare le mie impronte digitali sul suo culo!». E a quelli che, nei giorni seguenti, gli fanno notare che tra l’altro Paissan è eterosessuale, il futuro governatore del Lazio risponde con ineccepibile lucidità: «Tutte le volte che sono andato in televisione con lui, il giorno dopo decine di persone mi chiedevano se era gay. Quindi la colpa non è mia: sono gli italiani che lo ritengono omosessuale».

L’ossessione omofoba non abbandona la destra neppure all’inizio del nuovo millennio. Ne dà prova l’msi Luigi Caruso, quando con understatement attacca un suo avversario definendolo «arrùso. Insomma: gay». «Dichiarato?», gli chiede Aldo Cazzullo. «Noooo. Però lo sanno tutti». E alla domanda «e lei lo dice in pubblico?» risponde convinto: «Noooo. Alludo. Il mio avversario è ambiguo; politicamente ambiguo, e non solo politicamente. E il suo schieramento non è né carne né pesce, né uomo né donna».

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