Soldi (anche veronesi) dell’antimafia
spesi per hotel e cene con i parenti
I guai della paladina di Gerbera Gialla
La Finanza sequestra 75 mila euro dopo l’avvio dell’inchiesta su Adriana MusellaTra le vittime figurano Comune e Provincia, che finanziarono il progetto sulla legalità
VERONA Cene organizzate in locali di parenti, soggiorni in albergo, viaggi in taxi, per non parlare degli incarichi assegnati ai familiari o dello strano caso dei calendari fatti stampare con i soldi della Regione e poi acquistati dalla Regione stessa. Tutto pagato con soldi destinati al contrasto della «cultura mafiosa».
Il misfatto
In gergo tecnico, il reato è quello di malversazione a danno di enti pubblici. In pratica, un raggiro che avrebbe consentito alla presidente di una associazione di utilizzare finanziamenti pubblici per far fronte a spese personali. Ma a colpire sono soprattutto i nomi, finiti nel mirino della guardia di finanza di Reggio Calabria: l’associazione in questione è nientemeno che il Coordinamento nazionale antimafia «Riferimenti», anima degli eventi chiamati Gerbera Gialla. E la presidente iscritta nel registro degli indagati è Adriana Musella, figlia di Gennaro, imprenditore reggino ucciso nel 1982 dalla ‘ndrangheta che fece esplodere la sua auto.
Le vittime
Tra gli enti finiti nell’elenco delle (presunte) vittime – accanto alla Regione Calabria o al Consiglio dell’ordine degli Ingegneri di Salerno – la procura di Reggio ha individuato il Comune e la Provincia di Verona. Martedì la Finanza ha sequestrato beni per 75mila euro. Stando alle accuse, in 15 anni di attività Musella avrebbe gestito finanziamenti per 450mila euro, che dovevano servire a organizzare iniziative di divulgazione della cultura antimafia. Diverse, quelle organizzate anche a Verona come quando, il 29 maggio del 2013, migliaia di giovani marciarono con in mano un fiore (una gerbera gialla, appunto) da Piazza Bra fino al Polo Zanotto.
I finanziamenti
Dal Comune confermano finanziamenti concessi negli ultimi anni all’associazione Riferimenti per oltre settemila euro. Si va dai 550 euro versati nel 2010 ai 1.500 del 2014, fino a un contributo massimo, disposto in quattro tranche nel 2013, di 3.100 euro. Secondo la procura, tra il 2010 e il 2015 almeno 55mila euro sarebbero stati utilizzati per attività che non avevano a che fare con le finalità associative: cene, alberghi, libri, ma anche spese ordinarie, dalle multe ai parcheggi. Inoltre, spulciando nei registri, la finanza ha individuato circa 20mila euro destinati al Coordinamento che, in realtà, sarebbero stati utilizzati da Adriana Musella come «uno strumento di liquidità personale aggiuntivo».
La reazione
La presidente di «Riferimenti», che da paladina dell’antimafia si ritrova alle prese con un’indagine dai risvolti delicatissimi, respinge le accuse e auspica «un processo in tempi brevi». Alla notizia del sequestro, ha reagito assicurando: «Porterò le carte ai magistrati per difendermi da questo castello di accuse. Ho lavorato per 25 anni in cui ho dato molto e non merito questo trattamento». Ma sull’impiego dei soldi ammette che potrebbe «aver commesso qualche errore; presiedevo un’associazione e non una banca. Errori posso averne fatti. Dovrò riguardare tutte le fatture, portare le carte in tribunale per difendermi. Ma sono tranquilla e in buona fede».
22 settembre 2017 (modifica il 22 settembre 2017 | 12:07)
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