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La Tv non dice i nomi ma abbiamo il Web .
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CREDITO MALATO
Guardate chi sono i grandi debitori che hanno messo in crisi il sistema
Non solo i 600 milioni di Mps alla Sorgenia di De Benedetti. Da Pop Vicenza 76 milioni a Marchini, da
Etruria 97 milioni a Bellavista Caltagirone, da Veneto Banca 7 a Verdini. La lista dei prestiti facili è
lunga.
Fuori i nomi. Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione bancaria italiana,è stufo di vedere i colleghi
banchieri salire sul banco degli imputati e chiede trasparenza, seppure da «privato cittadino».
Trasparenza da applicare ai grandi debitori delle banche in crisi, colpevoli di non aver restituito i soldi ricevuti.
Con una piccola dimenticanza: le ricche commissioni e gli interessi comunque incassati, che come è noto
fanno la gioia dei «poveri» banchieri gabbati.
Patuelli avverte: «È bene fare chiarezza, far luce sui prestiti andati a male, perché sono noti coloro che
amministravano queste banche, sono ignoti coloro che invece non hanno restituito i prestiti alle medesime
banche.
Bisogna fare luce con un provvedimento di legge che deroghi gli obblighi della privacy». Quanto al fatto che il
70% delle sofferenze bancarie sia stato generato dai grandi istituti, il gran capo della Confindustria del credito
attacca: «Lo vedremo quando sarà non solo possibile, ma anche legittimo, conoscere nomi cognomi e
indirizzi di questa casistica».
La richiesta di poter dare in pasto all'opinione pubblica la lista dei cattivi clienti è una mossa a effetto e di
sicura propaganda, come quando l'Abi reagisce ai ripetuti scandali bancari invocando una maggiore
educazione finanziaria dei risparmiatori (come se un giudice dicesse a un truffato: «La colpa è tua che sei
ignorante».
Ma certo utilizzare il discrimine delle «sofferenze», ovvero i crediti che non rientrano, è un po' ambiguo
perché spesso chi pesa davvero sui conti di una banca è un cliente troppo grosso per essere passato a
sofferenza e magari beneficia di rimodulazioni delle scadenze.
In ogni caso ecco una prima lista, non esaustiva e per forza di cose approssimativa dal punto di vista della
catalogazione delle singole posizioni debitorie, di quei grandi clienti che hanno tolto serenità a Patuelli e soci.
Guardate chi sono i grandi debitori che hanno messo in crisi il sistema
Non solo i 600 milioni di Mps alla Sorgenia di De Benedetti. Da Pop Vicenza 76 milioni a Marchini, da
Etruria 97 milioni a Bellavista Caltagirone, da Veneto Banca 7 a Verdini. La lista dei prestiti facili è
lunga.
Fuori i nomi. Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione bancaria italiana,è stufo di vedere i colleghi
banchieri salire sul banco degli imputati e chiede trasparenza, seppure da «privato cittadino».
Trasparenza da applicare ai grandi debitori delle banche in crisi, colpevoli di non aver restituito i soldi ricevuti.
Con una piccola dimenticanza: le ricche commissioni e gli interessi comunque incassati, che come è noto
fanno la gioia dei «poveri» banchieri gabbati.
Patuelli avverte: «È bene fare chiarezza, far luce sui prestiti andati a male, perché sono noti coloro che
amministravano queste banche, sono ignoti coloro che invece non hanno restituito i prestiti alle medesime
banche.
Bisogna fare luce con un provvedimento di legge che deroghi gli obblighi della privacy». Quanto al fatto che il
70% delle sofferenze bancarie sia stato generato dai grandi istituti, il gran capo della Confindustria del credito
attacca: «Lo vedremo quando sarà non solo possibile, ma anche legittimo, conoscere nomi cognomi e
indirizzi di questa casistica».
La richiesta di poter dare in pasto all'opinione pubblica la lista dei cattivi clienti è una mossa a effetto e di
sicura propaganda, come quando l'Abi reagisce ai ripetuti scandali bancari invocando una maggiore
educazione finanziaria dei risparmiatori (come se un giudice dicesse a un truffato: «La colpa è tua che sei
ignorante».
Ma certo utilizzare il discrimine delle «sofferenze», ovvero i crediti che non rientrano, è un po' ambiguo
perché spesso chi pesa davvero sui conti di una banca è un cliente troppo grosso per essere passato a
sofferenza e magari beneficia di rimodulazioni delle scadenze.
In ogni caso ecco una prima lista, non esaustiva e per forza di cose approssimativa dal punto di vista della
catalogazione delle singole posizioni debitorie, di quei grandi clienti che hanno tolto serenità a Patuelli e soci.
MONTE DEI PASCHI
A Siena la Bce ha chiesto aumenti di capitale da almeno 8,8 miliardi e il governo si prepara a garantirne 6,6
per impedire un crac che avrebbe effetti micidiali sull'intero sistema bancario. Negli anni d'oro, gli uomini che
il Pd spediva a governare Rocca Salimbeni sono stati assai generosi.
A Siena la Bce ha chiesto aumenti di capitale da almeno 8,8 miliardi e il governo si prepara a garantirne 6,6
per impedire un crac che avrebbe effetti micidiali sull'intero sistema bancario. Negli anni d'oro, gli uomini che
il Pd spediva a governare Rocca Salimbeni sono stati assai generosi.
SORGENIA .
Il caso più eclatante è stato quello di Sorgenia, il colosso dell'energia che la Cir della famiglia De Benedetti
ha condotto al disastro per poi rifilarlo alle banche. A marzo del 2014, i debiti erano arrivati a 1,9 miliardi, e
delle 21 banche rimaste con il cerino in mano quella di gran lunga più impantanata era proprio il Monte dei
Paschi. La banca dei compagni aveva elargito al compagno «tessera numero uno del Pd» ben 600 milioni di
prestiti.
Credito a pioggia anche per la Tassara di Romain Zaleski, il cui enorme debito bancario è stato ristrutturato
tre anni fa e che da Siena aveva ricevuto oltre 200 milioni.
L'istituito senese è stato il capofila del pool che negli anni ha sostenuto in ogni modo la Btp, il gruppo dei
costruttori fiorentini Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, travolto dalle inchieste sugli appalti del G8. Alla
Btp, il Monte dei Paschi e gli istituti che lo hanno seguito in cordata, hanno prestato oltre 200 milioni di euro
spariti praticante nel nulla.
Mps in prima fila anche nel pompare nuovi denari nelle casse del gruppo Marcegaglia, guidato dai fratelli
Antonio ed Emma. A marzo dell`anno scorso un pool di 12 banche ha concesso 492,5 milioni di euro alla
holding Marcegaglia steel, con Monte Paschi, Intesa e Unicredit a fare la parte del leone.
Pioggia di prestiti anche al Sole 24 Ore e ai costruttori romani Toti, quelli della Lamaro appalti. E decine di
milioni a Luigi Zunino, l'immobiliarista piemontese del disastro Risanamento.
ha condotto al disastro per poi rifilarlo alle banche. A marzo del 2014, i debiti erano arrivati a 1,9 miliardi, e
delle 21 banche rimaste con il cerino in mano quella di gran lunga più impantanata era proprio il Monte dei
Paschi. La banca dei compagni aveva elargito al compagno «tessera numero uno del Pd» ben 600 milioni di
prestiti.
Credito a pioggia anche per la Tassara di Romain Zaleski, il cui enorme debito bancario è stato ristrutturato
tre anni fa e che da Siena aveva ricevuto oltre 200 milioni.
L'istituito senese è stato il capofila del pool che negli anni ha sostenuto in ogni modo la Btp, il gruppo dei
costruttori fiorentini Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, travolto dalle inchieste sugli appalti del G8. Alla
Btp, il Monte dei Paschi e gli istituti che lo hanno seguito in cordata, hanno prestato oltre 200 milioni di euro
spariti praticante nel nulla.
Mps in prima fila anche nel pompare nuovi denari nelle casse del gruppo Marcegaglia, guidato dai fratelli
Antonio ed Emma. A marzo dell`anno scorso un pool di 12 banche ha concesso 492,5 milioni di euro alla
holding Marcegaglia steel, con Monte Paschi, Intesa e Unicredit a fare la parte del leone.
Pioggia di prestiti anche al Sole 24 Ore e ai costruttori romani Toti, quelli della Lamaro appalti. E decine di
milioni a Luigi Zunino, l'immobiliarista piemontese del disastro Risanamento.
POPOLARE DI VICENZA
L'ex feudo di Gianni Zonin ha bruciato 6 miliardi e mezzo, ha spolpato oltre 118.000 soci e ha messo
insieme 17 miliardi lordi di sofferenze con la cugina Veneto Banca. E anche qui, come in altri casi analoghi, la
concentrazione dei crediti marci è sui clienti più prestigiosi: un controllo sugli affidamenti oltre i 5 milioni ha
portato a galla 3,4 miliardi di crediti deteriorati.
Le ispezioni della Bce hanno scoperto che a fine 2014 il finanziere romano Alfio Marchini (attualmente
indagato per la sua Methorios) aveva ottenuto 76 milioni di euro, oltre a una cinquantina di milioni arrivati
facendo il giro dal Lussemburgo.
Cinquanta milioni sono stati concessi anche al gruppo pugliese Fusillo, famiglia di costruttori molto vicini al
Pd che è anche esposta per oltre 120 milioni con un'altra banca pericolante come la Popolare di Bari. E
rimanendo sempre in Puglia, colpisce come Bp
insieme 17 miliardi lordi di sofferenze con la cugina Veneto Banca. E anche qui, come in altri casi analoghi, la
concentrazione dei crediti marci è sui clienti più prestigiosi: un controllo sugli affidamenti oltre i 5 milioni ha
portato a galla 3,4 miliardi di crediti deteriorati.
Le ispezioni della Bce hanno scoperto che a fine 2014 il finanziere romano Alfio Marchini (attualmente
indagato per la sua Methorios) aveva ottenuto 76 milioni di euro, oltre a una cinquantina di milioni arrivati
facendo il giro dal Lussemburgo.
Cinquanta milioni sono stati concessi anche al gruppo pugliese Fusillo, famiglia di costruttori molto vicini al
Pd che è anche esposta per oltre 120 milioni con un'altra banca pericolante come la Popolare di Bari. E
rimanendo sempre in Puglia, colpisce come Bp
VENETO BANCA
L'istituto di Montebelluna ha perso 5 miliardi e ha messo sul lastrico 87.000 soci.
Qui ci spiccano i 78 milioni di euro concessi all'immobiliarista bolognese Vittorio Casale, che da anni fa lo
slalom tra i debiti e le inchieste penali ed è da sempre vicino alle coop rosse.
La procura di Roma, che indaga sul crac della banca guidata a lungo da Vincenzo Consoli, ne ha già
sequestrati 22, sospettando che ci siano dei reati dietro la concessione di tutti quei prestiti.
E non sono stati fatti mancare ben 50 milioni neppure a Francesco Bellavista Caltagirone, che con la sua
Acqua Marcia combatte da anni una impegnativa battaglia per ridurre un maxi debito con le banche.
Identica cifra hanno ricevuto i fratelli veneziani Boscolo, dell'omonimo gruppo alberghiero, gravati da un
debito complessivo di 400 milioni su 250 di fatturato.
Qui ci spiccano i 78 milioni di euro concessi all'immobiliarista bolognese Vittorio Casale, che da anni fa lo
slalom tra i debiti e le inchieste penali ed è da sempre vicino alle coop rosse.
La procura di Roma, che indaga sul crac della banca guidata a lungo da Vincenzo Consoli, ne ha già
sequestrati 22, sospettando che ci siano dei reati dietro la concessione di tutti quei prestiti.
E non sono stati fatti mancare ben 50 milioni neppure a Francesco Bellavista Caltagirone, che con la sua
Acqua Marcia combatte da anni una impegnativa battaglia per ridurre un maxi debito con le banche.
Identica cifra hanno ricevuto i fratelli veneziani Boscolo, dell'omonimo gruppo alberghiero, gravati da un
debito complessivo di 400 milioni su 250 di fatturato.
POPOLARE ETRURIA
La banca fallita dove impazzava la famiglia di Maria Etruria Boschi, l’anno scorso, stabilì il record dei crediti
cattivi rispetto al capitale: oltre 3 miliardi, due dei quali sofferenze (il capitale non arrivava a 800 milioni).
A parte un'imbarazzante mole di prestiti ai vari consiglieri di amministrazione, le prime venti sofferenze
valevano oltre 200 milioni.
E fra queste ecco ancora Bellavista Caltagirone con 97 milioni, i cementifici Sacci della famiglia romana
Federici (passati ora all'Unicem), i 16 milioni alla Finanziaria Italia dei fratelli Landi (quelli del crac Eutelia) e
gli immancabili soldi buttati in Sorgenia (9 milioni).
BANCA DELLE MARCHE
Ad Ancona la gestione del banchiere umbro Massimo Bianconi ha innescato una slavina da un miliardo e
mezzo di perdite e ha messo in ginocchio l'economia di un'intera regione.
Insieme a lui sono finiti a processo Vittorio Casale e Davide Degennaro, accusati di corruzione per una
palazzina dei Parioli che sarebbe stata regalata all'ex direttore generale della banca. I due costruttori,
entrambi in cattive acque, avevano ricevuto fidi per oltre 70 milioni.
E gli inquirenti hanno più di un sospetto anche sui 200 milioni ricevuti dal gruppo di costruzioni Lanari, sui
110 milioni concessi al gruppo Santarelli, sui 130 milioni prestati ai Minardi e sugli 80 milioni avuti dai
Ciccolella, la famiglia pugliese che con i suoi vivai ha fatto crac l'anno scorso.
cattivi rispetto al capitale: oltre 3 miliardi, due dei quali sofferenze (il capitale non arrivava a 800 milioni).
A parte un'imbarazzante mole di prestiti ai vari consiglieri di amministrazione, le prime venti sofferenze
valevano oltre 200 milioni.
E fra queste ecco ancora Bellavista Caltagirone con 97 milioni, i cementifici Sacci della famiglia romana
Federici (passati ora all'Unicem), i 16 milioni alla Finanziaria Italia dei fratelli Landi (quelli del crac Eutelia) e
gli immancabili soldi buttati in Sorgenia (9 milioni).
BANCA DELLE MARCHE
Ad Ancona la gestione del banchiere umbro Massimo Bianconi ha innescato una slavina da un miliardo e
mezzo di perdite e ha messo in ginocchio l'economia di un'intera regione.
Insieme a lui sono finiti a processo Vittorio Casale e Davide Degennaro, accusati di corruzione per una
palazzina dei Parioli che sarebbe stata regalata all'ex direttore generale della banca. I due costruttori,
entrambi in cattive acque, avevano ricevuto fidi per oltre 70 milioni.
E gli inquirenti hanno più di un sospetto anche sui 200 milioni ricevuti dal gruppo di costruzioni Lanari, sui
110 milioni concessi al gruppo Santarelli, sui 130 milioni prestati ai Minardi e sugli 80 milioni avuti dai
Ciccolella, la famiglia pugliese che con i suoi vivai ha fatto crac l'anno scorso.
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