Marco Travaglio: “Meglio, dunque peggio”

La scelta si rivela azzeccata: oggi l’Aams fa utili annui per 8,8 milioni (anche se il sindaco è ancora indagato per la fantomatica bancarotta fraudolenta di una società che non solo non è fallita, ma è in attivo). Nogarin chiede che all’ultimo colloquio con i quattro professionisti partecipino Di Maio e Bonafede, che con Fraccaro formano lo staff “Enti Locali” del Movimento. Saranno infatti Bonafede e Fraccaro, quando esploderà a Roma la bomba dello stadio, a indicare Lanzalone alla Raggi. Anche lì, con buoni risultati. Una querelle che pareva destinata comunque al disastro – o lo stadio-ecomostro con le tre torri e le speculazioni intorno, o niente stadio con i tifosi sotto il Campidoglio e la casa della sindaca e magari qualche penale milionaria da pagare al costruttore Parnasi – viene risolta con un onorevole compromesso: via le torri e la speculazione, cubature dimezzate. È con quel curriculum che Lanzalone viene incaricato di scrivere il nuovo statuto 5Stelle (Di Maio capo al posto di Grillo) e di seguire le cause con gli espulsi.
E fu nominato presidente di Acea (dove nessuno eccepisce sulla sua competenza). Poi i pm scoprono – dalle intercettazioni – ciò che nessuno può sapere: Lanzalone ha avuto incarichi per 100 mila euro da Parnasi. Secondo la Procura è corruzione, ma già fin d’ora si può parlare di conflitto d’interessi. Il resto – i traffici di Lanzalone per diventare presidente di Cassa Depositi e Prestiti e il suo turbillon di cene, telefonate e millanterie con questo o quel politico per acquisire meriti agli occhi del M5Stelle e dei possibili alleati (sia Lega sia Pd) – non è reato: è solo la prova del delirio di onnipotenza e di Mr.Wolf, che non vuol perdere l’occasione della vita.
Ecco perché dicevamo “magari” e “purtroppo”. Se Lanzalone fosse sbarcato a Livorno e a Roma grazie alle spintarelle a catena di Grillo, Casaleggio, Bonafede, Fraccaro e Raggi, saremmo di fronte all’ennesima puntata della commedia all’italiana, o dell’eterna Comédie humaine. Potremmo associarci al coro dei giornaloni: i 5Stelle sono come gli altri, mandano avanti gli amici con tanti saluti alla trasparenza e meritocrazia. Dunque il rimedio sarebbe facile: sfumata anche quest’occasione, non resta che affidarsi ad altri che in futuro sappiano scegliere finalmente collaboratori competenti in una casa di vetro (non certo a chi oggi dà lezioni, dopo aver scelto i Buzzi, i Carminati, gli Odevaine, gli Alemanno, giù giù fino a Civita che sistema il figlio).
Invece Mr.Wolf esce da una procedura di selezione più che corretta. Tutto si può rimproverare a Nogarin e Raggi fuorché di aver scelto un incompetente o un manigoldo. Aveva un curriculum all’altezza, Lanzalone? Sì. Ha superato la concorrenza di altri esperti? Sì. Aveva la fedina penale pulita? Sì. Aveva indagini in corso? No. Aveva mai dato adito a sospetti? Mai. Eppure ora è agli arresti domiciliari. Nessuno intellettualmente onesto poteva dire, fino a una settimana fa, che fosse una mela marcia o bacata. Ora col senno di poi si può dire che la mela s’è guastata dopo. Ma non c’è fedina penale né curriculum che possa garantire l’impermeabilità alla corruzione, ai conflitti d’interessi o ad altre tentazioni. Come si seleziona, allora, la classe dirigente? Col metodo Nogarin. Ma affiancato da nuove leggi sui conflitti d’interessi, sui soldi ai partiti e sui redditi di chi ricopre incarichi pubblici o semi-pubblici. E da agenti sotto copertura a testare l’integrità di chi maneggia denaro dei contribuenti. Un anno fa Franco Bechis, su Libero, andò a spulciare i finanziamenti di Parnasi a decine di consiglieri comunali di Roma e regionali del Lazio. Soprattutto Pd e FI, nessun M5S. Tutti finanziamenti leciti (come quelli emersi ora a Lega e Pd), ma solo grazie a una legge criminale e criminogena che consente di occultare le stecche fino a 100 mila euro (per non parlare di fondazioni e onlus legate a partiti e singoli politici). E non vieta ciò che dovrebbe proibire: chi amministra Comuni, Regioni, ministeri non può prendere soldi da aziende che contrattano appalti. Perché quelli non sono contributi elettorali: sono mazzette mascherate in cambio di favori passati o futuri.
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