Super stipendi dei manager dell’Inps, guadagnano più di Mattarella
Nuove fibrillazioni in casa Inps. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Istituto di previdenza non ha approvato il bilancio preventivo per il 2017, non rinvenendo l'attuazione degli indirizzi dati ed evidenziando "carenze di risposte" su punti "rilevanti", come sui crediti contributivi ed il patrimonio immobiliare. La bocciatura, inevitabilmente, ha fatto scoppiare di nuovo la polemica sugli stipendi d’oro dei dirigenti Inps che, nonostante i problemi dell’ente continuano a intascare retribuzioni fuori dalla realtà. I sindacati, Cisl e Cgil in testa, si mettono di traverso denunciando “carenze di risposte sui punti rilevanti, oggetto di osservazioni anche da parte del Collegio dei sindaci e da ultimo del ministero del Lavoro, che non consentono al Civ di dare un giudizio positivo”.
Alla Civ - si legge sulle pagine di Libero Quotidiano - non è sfuggito il recente squilibrio dei conti con i patrimonio che, per la prima volta dalla fondazione dell’ente, è andato in rosso. Lo Stato “coprirà gli ammanchi”, ma ciò non significa che le criticità possono essere considerate superate. “Un andamento negativo del patrimonio deve essere oggetto di adeguata ed immediata attenzione”. La soluzione prospettata ricade sempre sui cittadini. “Rivediamo le baby pensioni”, propone il presidente dell’Inps Tito Boeri, ma nessuno osserva cosa accade all’interno dell’ente dove, la riforma, quella che prevedeva un tetto massimo per gli stipendi, non sembra aver cambiato di molto la situazione.
Il famoso tetto massimo di 240 mila euro l’anno per i manager pubblici, sia chiaro, viene rispettato, ma le erogate per gli stessi manager restano di poco inferiori al limite massimo imposto. Basta andare sul sito dell’Inps e, in nome della trasparenza, si scopre che a patire la fame sono soltanto i pensionati. I dirigenti di prima e seconda fascia non sanno minimamente cosa significhi tirare la cinghia. A scorrere gli emolumenti si scopre che Antonio De Luca, l’ex direttore centrale Pianificazione e Controllo di gestione, trasferito a gennaio all’Internazionalizzazione, incassa (dati ufficiali del 2015) 18mila euro al mese, per un totale di 239.822,16 euro anno. Pochi centesimi in meno finiscono sul conto di Rosanna Casella, direzione territoriale di Roma, che porta a casa euro 239.818,74. Il dirigente meno pagato? Ha uno stipendio non inferiore ai 160mila euro lordi. Il giornalista, Antonio Castro, conclude invitando Boeri ad analizzare meglio i problemi del sistema pensionistico italiano e, nel caso, propone una riorganizzazione dei ruoli e, naturalmente, degli stipendi.
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