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01/03/19

Michele Santoro scrive a Roberto Fico ,vuole tornare in rai, e che fico si faccia per favore i cavoli suoi, che non è un cavolo in rai

Santoro ha 67 anni, la rai ha bisogno di gente giovane e svelta, con la rai ai tempi raggiunse un'accordo mi pare anche si trattasse di milioni,non ricordo la cifra, ossia lui ha deciso così con la rai che se l'è tolta dai piedi,allora la rai mica la governava questo governo,poi nella rai ci sono più piddini che uccelli a roma, parlo delle trasmissioni da fazio a bianca berlinguer che fa rivoltare suo padre nella tomba e via dicendo dai tg sempre piddini, san remo piddino e io pago, e a me non va più di pagare per vedere uno squallore così marcio, ci manca Santoro e poi il peno è fatto,la rai deve ringiovanire, cambiare un pò di facce, e essere equilibrata, e non raccontare palle, dare la notizia per quello che è, ma vedere la rai o la tv in genere non so chi e come si faccia, è orribile,io non la vedo più oramai



Michele Santoro scrive a Roberto Fico e alla Rai: "Contro di me iniziativa senza precedenti dalla Lega"

Lettera del giornalista al presidente della Camera, alla Vigilanza e al presidente Rai


"Contro di me iniziativa senza precedenti dalla Lega". Pubblichiamo la lettera inviata da Michele Santoro al Presidente della Camera, al presidente della Commissione di Vigilanza Rai e al presidente Rai.

Al Presidente della Camera
Al Presidente della Commissione di Vigilanza Rai
e p.c. al Presidente della Rai
Gentili Presidenti,
in questi giorni si è parlato di un'interrogazione o di un quesito presentato (non so se, non so quando e in quale forma) in Commissione Parlamentare di Vigilanza da esponenti della Lega. In estrema sintesi si chiedeva alla Rai "di sapere se a Santoro sia stato affidato dal Direttore di Raidue, Carlo Freccero, il compito di lavorare a un programma d'informazione e con quali compensi".
Ho deciso di sollecitare la vostra attenzione perché si tratta di un'iniziativa senza precedenti. Non solleva, infatti, obiezioni di merito su fatti, accordi reali o (cosa che sarebbe comunque grave) trattative in corso. In assenza di qualsiasi notizia di stampa sull'argomento, utilizza voci di corridoio per diffondere falsi allarmi e costringere la Rai a chiudermi la porta in faccia. A scanso di equivoci, voglio precisare che discutere della conformità dei contratti e dei contenuti delle trasmissioni agli indirizzi parlamentari rientra perfettamente nelle prerogative della Commissione; ma ciò non può permettere di interferire sui diritti individuali e sulla libertà d'informazione che, fino a prova contraria, restano principi costituzionalmente garantiti.
Ricordo, prima di tutto a me stesso, che la Rai è un Servizio Pubblico della cui autonomia è custode il Parlamento e non il Governo, anche se i partiti ieri come oggi hanno spesso provato a trasformarlo in un organo della maggioranza. Ciò contrasta con la legge, che indica la rappresentazione plurale della società come l'obiettivo da perseguire; e il fatto che il Governo sia stato decisivo nel rinnovare i vertici della Rai non libera i nuovi dirigenti dal dovere di provvedere all'offerta televisiva in piena autonomia e respingendo pressioni indebite.
In un'altra epoca la magistratura è dovuta intervenire per sanzionare duramente la Rai per aver chiuso una mia trasmissione senza valide ragioni editoriali. Penso che, da qualunque prospettiva guardiamo a quei giorni, riprodurre un clima che pensavamo di esserci messi definitivamente alle spalle non serva al Paese.
"È vero che Santoro tornerà a collaborare con la Rai? E con quali compensi?". Sono domande improponibili, ledono il diritto privato e impediscono a un professionista di svolgere liberamente la sua attività; inoltre una siffatta formulazione assume un grado di deterrenza nei confronti non di una collaborazione esistente ma di qualsivoglia ipotetica futura collaborazione, quando la Costituzione Italiana "riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto".
Vi chiedo scusa di aver distratto la vostra attenzione dai vostri impegni istituzionali; ma ho ritenuto di sollevare la questione non per me stesso ma perché sento messi in discussione princìpi fondamentali. Noi giornalisti, in particolare quelli che lavorano o collaborano con la Rai, siamo sempre richiamati al rispetto di regole e regolamenti elaborati dai parlamentari in quanto espressione del popolo. Ma nemmeno il popolo può conferire loro l'autorità di agire offendendo i principi fondamentali a cui si ispira la nostra Repubblica. Almeno fino a quando resteremo una democrazia. Spero che il vostro intervento possa ristabilire un clima di rispetto, scoraggiare altre iniziative inopportune e fare in modo che ciascuno con le sue idee possa contribuire a far crescere civilmente e culturalmente il nostro Paese.
Con osservanza,
Roma, 28 febbraio 2019

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