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14/11/19

LA PROSSIMA A VENEZIA SARà CATASTROFE PER LE GRANDI NAVI, E CHE DIRANNO CHE è COLPA DEL GOVERNO CONTE

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ALTRE LIQUIDITÀ
Infine piovve, ed il fiore all’occhiello si inzuppò fino ad afflosciarsi. Che ne è oggi dell’orgoglio del nordest, quello sbandierato ad ogni manifestazione colorata di verde, dove chiunque vivesse al di sotto di confini immaginari ben precisi veniva considerato un parassita? Forse è finito sotto i tacchi, quindi ammollo, dato che l’acqua si ostina a non abbassarsi sotto le ginocchia. Eh già, è stato il Mose a non funzionare, quello costato sette miliardi e rotti per rimanere a prendere ruggine davanti la laguna, immobile come le statue sull’isola di Pasqua, peccato che la marea non ne abbia avuto timore. O forse, essendo artificiale, serviva non tanto a dividere le acque quanto altre liquidità.
Ma il capro espiatorio c’è, eccome se c’è: l’intervento della giustizia che ne ha bloccato la realizzazione tramite sequestri e rinvii. Sì, perché il leghista è così, fra Galan che si è fottuto i soldi ed il magistrato che l’ha sgamato accusa il secondo, senza tentennamenti. Ed ora persino l’ignaro e caduto dal pero Zaia, col suo ceppo del nord, chiede aiuto allo stato ladrone da cui pretende autonomia ed emancipazione. E l’aiuto arriverà assieme al presidente del consiglio, com’è giusto che sia. Sarebbe giusto che arrivasse anche il padano, quantomeno per farsi due bracciate in piazza, tanto oggi si tocca, anche se per un maestro di galleggiamento con esperienza ventennale il problema non dovrebbe nemmeno porsi. E se non fosse in vena di un’esibizione almeno prospettasse una soluzione, lui che ne ha una per tutto: dall’Ilva alla manovra coraggiosa da cinquanta miliardi, dal debito pubblico alla disoccupazione, dalle accise a… Ehm, no, le accise no.
Capisco che sia più semplice girare per le sagre o presenziare alle trasmissioni televisive con pezzi di cornicione e foto di buche, ma quella è la sua gente, quella che seguendone le indicazioni stava ossessionata col binocolo ad avvistare il barcone al sud, manco fosse Moby Dick, mentre le gondole invadevano il salotto. Che ne so, un salutino fugace e due paroline di denuncia verso coloro che hanno preferito Venezia annegata pur di non rimanere a bocca asciutta sarebbero, non dico necessarie, ma gradite sicuramente. Ma forse è più improbabile estrarre onestà da quelle bocche che succo dalle rape.
Paradossalmente ce n’era di più, di onestà, all’interno della vecchia Lega, dove lo slogan “Prima il Nord” era sincero, perché c’era la possibilità attraverso lo stato centrale di drenare più fondi e risorse dalle altre regioni, oltre a produrre norme specifiche per monopolizzare intere fette di mercato a discapito della controparte; come per il comparto vitivinicolo, dove gente dichiarava che da un ettaro di terra ricavasse circa settecento quintali d’uva, cosa talmente impossibile da risultare demenziale, cercando di convincere che per la maturazione della stessa non occorresse il sole ma la nebbia. Acqua e zucchero Dop, ed agricoltori siculi a fare la fame.
Ma va bene così, in fondo è acqua passata, come quella che pian piano defluisce dalle case dei veneziani, alla cui determinazione e forza va un plauso generale, per la capacità di cogliere le occasioni e far fronte alle difficoltà.
Altri sarebbero da biasimare, per non comprendere a chi sia riferito quel “Prima gli Italiani”: prima di chi, in contrapposizione di chi, a discapito di chi. Perché se qualcuno deve venire prima ci sarà sempre quello da mettere in secondo piano, il gonzo da gabbare, il pollo da spennare…

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