Di Marco Travaglio.
Palazzo Madama
"Vitalizi, l’ultimo bluff: la Casellati ora fa la gnorri".

Casta continua – Con una nota il Senato alza le mani sulla “presunta” decisione che ripristina gli assegni.
I 5 Stelle chiamano alla piazza.
di Ila. Pro.
- La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati la vorrebbe chiudere così: “Non posso far nulla”. Ma dopo che il Fatto ha anticipato la sentenza che cancella i tagli ai vitalizi addirittura prima della camera di consiglio prevista il 20 febbraio, i sospetti che la partita fosse truccata fin dal principio sono divenuti realtà. E che il conflitto di interessi che incombe sulla Commissione contenziosa chiamata a decidere e presieduta dal forzista Giacomo Caliendo abbia giocato un ruolo, eccome.
Lei, la presidente, tira dritto: “È un organo autonomo e indipendente. Non può essere sciolto d’autorità, né può interrompere la propria attività in virtù di una deliberazione che al momento non esiste ma è soltanto presunta”, sostiene tentando di minimizzare mentre la polemica infuria: si annunciano migliaia le adesioni alla manifestazione organizzata a Roma per il 15 febbraio dal Movimento 5 Stelle per protestare contro la cancellazione del ricalcolo degli assegni vitalizi su base contributiva. Ma pure, per la verità, contro quello che appare come un tentativo della casta di riavere il malloppo, costi quel che costi, anche se a andarci di mezzo è la credibilità delle istituzioni.
Casellati mette le mani avanti. “Una sentenza può essere condivisa o meno nel merito, può essere criticata ma in ogni caso rappresenterebbe la conclusione legittima di un procedimento che si svolge secondo Regolamento. Così è sempre stato fin dalla costituzione originaria degli organi di autodichia del Senato. Inoltre, è noto a tutti che le designazioni del presidente del Senato riguardo la composizione della commissione Contenziosa avvengono per prassi secondo le indicazioni ricevute dagli stessi gruppi parlamentari, mentre il presidente dell’organo giurisdizionale viene eletto direttamente dagli stessi componenti. Ciò a differenza di quanto avviene alla Camera dei deputati dove è il presidente della stessa che nomina il Consiglio di giurisdizione”. In realtà non è proprio così: perché a parte tre senatori – Caliendo, indicato da Forza Italia (che poi è lo stesso partito della presidente), Alessandra Riccardi dai 5 Stelle e Simone Pillon dalla Lega – gli altri due e decisivi membri dell’organismo sono di sua diretta nomina: si tratta dell’avvocato Alessandro Mattoni e dell’ex magistrato Cesare Martellino, in rapporti di antica amicizia con l’attuale capo di gabinetto della presidente, Francesco Nitto Palma.
E infatti il senatore pentastellato Primo Di Nicola alza il tiro. “Spiace dirlo, ma Casellati sembra non voglia cogliere la gravità della situazione che si è creata nella commissione Contenziosa che dovrà decidere in materia di vitalizi: il conflitto di interessi che la sta travolgendo è inaccettabile, anche perchè investe la credibilità dell’intero Senato. I suoi componenti in conflitto di interesse dovrebbero per dignità dimettersi. E se non lo faranno è dovere della presidenza prendere in mano la situazione”.
Si fa sentire anche Paola Taverna vicepresidente per il M5S del Senato che chiama la piazza. E Laura Bottici, che a Palazzo è questore. “La casta non vuol cedere i suoi privilegi e sta scatenando tutte le armi a sua disposizione per cancellare la delibera del Movimento 5 Stelle: non è accettabile che aleggi anche solo un’ombra di dubbio su possibili conflitti di interessi. Per questo abbiamo chiesto che i componenti della Commissione vengano sostituiti con altri membri, eletti dopo il 2013, in maniera tale che questi, esercitando il loro giudizio, non possano trarre alcun privilegio dalla decisione sull’esito dei ricorsi”.
Palazzo Madama
"Vitalizi, l’ultimo bluff: la Casellati ora fa la gnorri".

Casta continua – Con una nota il Senato alza le mani sulla “presunta” decisione che ripristina gli assegni.
I 5 Stelle chiamano alla piazza.
di Ila. Pro.
- La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati la vorrebbe chiudere così: “Non posso far nulla”. Ma dopo che il Fatto ha anticipato la sentenza che cancella i tagli ai vitalizi addirittura prima della camera di consiglio prevista il 20 febbraio, i sospetti che la partita fosse truccata fin dal principio sono divenuti realtà. E che il conflitto di interessi che incombe sulla Commissione contenziosa chiamata a decidere e presieduta dal forzista Giacomo Caliendo abbia giocato un ruolo, eccome.
Lei, la presidente, tira dritto: “È un organo autonomo e indipendente. Non può essere sciolto d’autorità, né può interrompere la propria attività in virtù di una deliberazione che al momento non esiste ma è soltanto presunta”, sostiene tentando di minimizzare mentre la polemica infuria: si annunciano migliaia le adesioni alla manifestazione organizzata a Roma per il 15 febbraio dal Movimento 5 Stelle per protestare contro la cancellazione del ricalcolo degli assegni vitalizi su base contributiva. Ma pure, per la verità, contro quello che appare come un tentativo della casta di riavere il malloppo, costi quel che costi, anche se a andarci di mezzo è la credibilità delle istituzioni.
Casellati mette le mani avanti. “Una sentenza può essere condivisa o meno nel merito, può essere criticata ma in ogni caso rappresenterebbe la conclusione legittima di un procedimento che si svolge secondo Regolamento. Così è sempre stato fin dalla costituzione originaria degli organi di autodichia del Senato. Inoltre, è noto a tutti che le designazioni del presidente del Senato riguardo la composizione della commissione Contenziosa avvengono per prassi secondo le indicazioni ricevute dagli stessi gruppi parlamentari, mentre il presidente dell’organo giurisdizionale viene eletto direttamente dagli stessi componenti. Ciò a differenza di quanto avviene alla Camera dei deputati dove è il presidente della stessa che nomina il Consiglio di giurisdizione”. In realtà non è proprio così: perché a parte tre senatori – Caliendo, indicato da Forza Italia (che poi è lo stesso partito della presidente), Alessandra Riccardi dai 5 Stelle e Simone Pillon dalla Lega – gli altri due e decisivi membri dell’organismo sono di sua diretta nomina: si tratta dell’avvocato Alessandro Mattoni e dell’ex magistrato Cesare Martellino, in rapporti di antica amicizia con l’attuale capo di gabinetto della presidente, Francesco Nitto Palma.
E infatti il senatore pentastellato Primo Di Nicola alza il tiro. “Spiace dirlo, ma Casellati sembra non voglia cogliere la gravità della situazione che si è creata nella commissione Contenziosa che dovrà decidere in materia di vitalizi: il conflitto di interessi che la sta travolgendo è inaccettabile, anche perchè investe la credibilità dell’intero Senato. I suoi componenti in conflitto di interesse dovrebbero per dignità dimettersi. E se non lo faranno è dovere della presidenza prendere in mano la situazione”.
Si fa sentire anche Paola Taverna vicepresidente per il M5S del Senato che chiama la piazza. E Laura Bottici, che a Palazzo è questore. “La casta non vuol cedere i suoi privilegi e sta scatenando tutte le armi a sua disposizione per cancellare la delibera del Movimento 5 Stelle: non è accettabile che aleggi anche solo un’ombra di dubbio su possibili conflitti di interessi. Per questo abbiamo chiesto che i componenti della Commissione vengano sostituiti con altri membri, eletti dopo il 2013, in maniera tale che questi, esercitando il loro giudizio, non possano trarre alcun privilegio dalla decisione sull’esito dei ricorsi”.
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