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14/04/20

Commissariateli » MARCO TRAVAGLIO

Commissariateli
» MARCO TRAVAGLIO
Sarebbe bello uscirne tutti
insieme, ma più passano i
giorni e più si comprende
che sarà impossibile: non uscirne,
ma farlo tutti contemporaneamente.
È sempre più difficile
convincere un cittadino del
Molise o del Veneto che deve restare
ai domiciliari chissà fino a
quando perché in Lombardia e
in Piemonte i contagi e i morti,
anziché scendere, salgono. O
meglio, si potrebbe convincerlo
se, dopo i disastri fatti nei primi
due mesi, le giunte lombarda e
piemontese mostrassero uno
straccio di strategia per aggredire
il virus. Invece continuano
a subirlo, inerti e in balia degli
eventi, senza un orizzonte né una
linea d’azione chiara. Passano
il tempo a chiacchierare, a lodarsi,
imbrodarsi e scaricare barile
su “Roma”.
Esemplare l’assessore forzista
lombardo Mattinzoli che,
mentre le destre accusano Conte
di rompere l’unità nazionale,
lo insulta dandogli del “pezzo di
merda”, minacciandolo di
“riempirlo di botte”: ed è ancora
al suo posto. Indimenticabile
l’assessore forzista Gallera, così
garrulo fino all’altroieri malgrado
il record mondiale di morti
nella sua regione, e ora silente
dopo la scoperta dello scandalo
di Alzano (i suoi fedelissimi che
vietano la chiusura dell’o s p e d ale
dopo i primi focolai) e dell’o rdinanza
che riversa nelle Rsa i
malati Covid dimessi dagli ospedali,
ma ancora infetti. Leggendario
lo sgovernatore leghista
Fontana, che accusa il governo
di negare la cassa integrazione
a 1 milione di lombardi
se nz’averla mai chiesta. Poi si
dice stupito perché “ero convinto
che la curva rallentasse più velocemente”,
ma fa poco o nulla
per frenarla: scarsa mappatura
dei contagi, nessuna campagna
aggressiva di tamponi, niente
sorveglianza attiva sui contagiati,
nessun piano di test sierologici,
ignorata la medicina territoriale,
isolamento tutto da dimostrare
nelle Rsa fra reparti
con sani e con malati Covid.
Nulla di ciò che fa il Veneto di
Zaia, leghista anche lui, ma con
la testa sul collo. Solo chiacchiere
e propaganda, incluso il Bertolaso
Hospital che doveva
creare alla Fiera “600 posti letto”
e, a due settimane dall’i n a ugurazione
e a una dall’apertura,
ospita 10-12 malati con 50 medici
e infermieri rubati agli ospedali
pubblici. Per questo gli
Ordini dei medici di tutta la
Lombardia hanno lanciato un
j’accuse che fa a pezzi la politica
sanitaria per il passato remoto,
per il passato prossimo e per il
presente. E denunce simili fanno,
anche in sede penale, i medici
piemontesi contro le analoghe
politiche (su Rsa e zero strategie)
della giunta gemella del
forzista Cirio, con un comitato
di crisi (vedi pag. 2) che definire
imbarazzante è un eufemismo.
Provate per un attimo a immaginare
se la Lombardia e il
Piemonte, o Milano e Bergamo,
maglie nere dell’emergenza Coronavirus
in Italia, fossero governate
non dai “competenti”di
destra&Pd, ma da “incompeten -
ti” dei 5Stelle, tipo Appendino e
Raggi. In tv e sui giornali non si
parlerebbe d’altro e tutti invocherebbero
le dimissioni delle
due grilline, fino alla loro impiccagione
sulla Mole Antonelliana
e sulla Madunina. Invece non
solo nessuno chiede la testa di
Fontana, Cirio, Gallera, Mattinzoli,
Sala, Gori e di tutta la fallimentare
classe politica lombardo-
piemontese. Ma i giornaloni
continuano a menarla con
l’“in c o m p et e n z a ” dei 5Stelle,
che almeno stavolta non c’entra -
no. Su R ep ub bl i ca , Francesco
Merlo arriva a sostenere che la
task force nominata dal premier,
con “Vittorio Colao, 17 manager
e professori, prima del Covid sarebbe
stata derisa e calunniata
dagli asini saputi che, cacciando
i competenti dalla politica e dalle
professioni, hanno instaurato la
Cretinocrazia”: primi della lista
“Grillo e Casaleggio” (che ospitano
da sempre sul blog e ai
V-Day premi Nobel come Stiglitz
e Krugman, scienziati, esperti
di nuove tecnologie
ecc.).
E così, mentre tutti parlano
d’altro per fare propaganda e/o
non doversi smentire, si perdono
di vista due Regioni totalmente
fuori controllo che, non
certo per colpa dei cittadini, rischiano
di prolungare il l o c k d own
di tutt’Italia anche dopo il 4
maggio. È vero, il virus nei primi
giorni è stato sottovalutato in
tutto il mondo. Ma sono trascorsi
quasi due mesi e non si può più
accettare che Fontana si trinceri
ancora dietro “il virus particolarmente
violento in Lombardia”,
perché la sua violenza è
stata direttamente proporzionale
a vari fattori, in primis gli
errori dei vertici sanitari della
sua Regione: all’inizio (sull’ospedale
di Alzano e la mancata
zona rossa in Bassa Val Seriana),
in seguito (con le Rsa e la rincorsa
all’ospedalizzazione selvaggia)
e oggi (zero strategie per aggredire
l’emergenza). Né si può
lasciare il Piemonte in balìa di
una giunta di inetti che si ispirano
all’unico modello da non
seguire: quello lombardo. Non
lo diciamo noi: lo dicono i medici,
con denunce documentate
a cui nessuno ha neppure tentato
di replicare (se non col decisivo
argomento che gli Ordini
dei medici sono “al servizio del
Pd”). La politica non c’entra
nulla: c’entra la pelle dei lombardi
e dei piemontesi e anche la
sorte di un intero Paese ancora
bloccato per i numeri spaventosi
di quelle due regioni. Il governo,
se può, pensi seriamente a
commissariare le due Regioni, o
almeno le loro Sanità allo sbando.
Per il bene di tutti

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