Io sto con Davigo e voglio che la giustizia funzioni,ma leggere queste cose mi da solo nausea e furore, sono una donna e so che vuol dire l'insistenza del maschio in calore, perchè poi di quello si tratta, non è amore o ricerca del piacere,ma soddisfare un istinto animalesco,che tutti abbiamo è vero,però per fare sesso bisogna farlo in due e dunque averne assieme il desiderio e se uno dei due non è d' accordo è violenza.
Nel caso che leggo poi oltre alla violenza c'è pure circonvenzione di incapace perchè una donna così in quel momento è incapace di reagire e dunque uno se ne approfitta è violenza.
Se non è violenza questa cosa è la violenza secondo i giudici, la doveva ammazzare?
Perciò chiedo a Davigo di fare fare corsi di aggiornamento ai giudici, è assurdo,oggi un giudice che fa questo è lui incapace di fare il giudice.
Poi mi chiedo che chi è incapace di fare il giudice sia allontanato dalla magistratura, non come succede spostato, ecc ecc, mi chiedo oltre alla casta politica c'è quella dei magistrati, dei dirigenti del pubblico,dei quadri dirigenziali di tutto ciò che è pubblico,ossia quì paghiamo noi per avere un servizio in senso alto di incapaci.
Torino, assolto da violenza sessuale perché “lei disse basta, ma non urlò”
CRONACA
Durante il processo, alle ripetute domande di chi chiedeva perché non avesse urlato od opposto resistenza, lei aveva risposto tra le lacrime che "con le persone troppo forti io non... io mi blocco". Ma per il giudice il fatto non sussiste
“Ha detto basta ma non ha urlato“, quindi il fatto non sussiste perché “lei non ha tradito quella emotività che pur doveva suscitare in lei la violazione della sua persona”. Sono queste le motivazioni che hanno portato il tribunale di Torino ad assolvere il 46enne accusato di violenza sessuale su una collega della Croce Rossa. E ora la donna dovrà anche rispondere delle accuse di calunnia per disposizione del giudice.
Il Corriere riporta che durante il processo, alle ripetute domande di chi chiedeva perché non avesse urlato od opposto resistenza, lei aveva risposto tra le lacrime che “con le persone troppo forti io non… io mi blocco“. Ma la testimonianza della donna, già vittima di abusi da parte del padre durante l’infanzia, era confusa, forse per la poca lucidità o per la difficoltà a ricordare fatti di ormai quasi sei anni fa. I fatti presi in esame dal tribunale risalgono infatti al 2011, quando la donna lavorava con contratto interinale alla Croce Rossa di Torino, dove l’imputato era commissario dei volontari