Italicum, la decisione della Consulta: “Ballottaggio incostituzionale”. Ma sopravvive il premio di maggioranza
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Al centro della decisione della Corte costituzionale i ricorsi presentati dai tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova. A sollevare quelle obiezioni lo stesso pool di avvocati, che aveva portato gli alti giudici a smontare la precedente legge elettorale, cioè il Porcellum
Anche l’Italicum è incostituzionale, almeno in parte: sì al premio di maggioranza, no al ballottaggio e ai capilista bloccati. E’ la decisione della Corte Costituzionale sulla legge elettorale. “All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione“. La Consulta ha dichiarato illegittima anche la parte dell’Italicum che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione.
La camera di consiglio si era riaperta alle 9,30. Al centro della decisione dei giudici della Consulta i ricorsi presentati dai tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova. A sollevare quelle obiezioni lo stesso pool di avvocati che aveva portato la Corte a smontare la precedente legge elettorale, cioè il Porcellum. In particolare i punti su cui si sono dovuti pronunciare gli alti giudici sono stati il ballottaggio, il premio di maggioranza, i capilista bloccati e le multicandidature. Il presidente della Consulta Paolo Grossi avrebbe voluto chiudere tutto entro la serata di martedì, ma da quanto è emerso è servito altro tempo non sulla sostanza della sentenza, ma sulla scrittura delle motivazioni, affidata al giudice relatore Nicolò Zanon. Il punto insomma è stato nell’articolazione del dispositivo in modo da non produrre vuoti normativi in materia elettorale.
L’aspetto più esposto dell’Italicum sembrava proprio il ballottaggio. L’avvocato generale dello Stato, Massimo Massella Ducci Teri, nella sua difesa della legge, aveva dichiarato in udienza che “la Costituzione non lo vieta” ed è uno strumento adottato in altri Paesi e anche da noi per i sindaci. Ma in realtà resta un meccanismo tarato su sistemi presidenziali e semi-presidenziali che scelgono direttamente il capo del governo, mentre in quelli parlamentari puri non si giustifica ed è disallineato. Alla vigilia sembrava non essere a rischio il premio di maggioranza, che i ricorrenti chiedevano di eliminare. La sentenza con cui nel 2014 la Consulta bocciò il Porcellum, lo eliminò perché non era agganciato a una soglia minima di voti: nell’Italicum la soglia c’è ed è del 40%. Del resto uno dei legali-ricorrenti afferma che un mantenimento del premio lo lascerebbe del tutto insoddisfatto, ma poi si era lasciato sfuggire che dalla Corte “spera il meglio, ma teme il peggio”.
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