CARO BOERI,NEL SENSO CARO DI PREZZO, ANZI SALATO, LA POLITICA CI COSTA 23 MILIARDI L'ANNO,BASTEREBBE TOGLIERE QUESTI COSTI,POI TOGLIERE LE PENSIONI D'ORO,MA TUTTO TAGLIATE A NOI E NULLA A VOI,SIETE SOLO DEI CRIMINALI DA SPAZZARE VIA
I sindacati l’hanno definito un “meccanismo infernale”. E hanno trovato sponda nei presidenti delle commissioni Lavoro, favorevoli a rinviare l’aumento dell’età pensionabile da 66,7 a 67 anni a partire dal 2019. “Il sistema italiano si caratterizza già ora per il primato globale dell’età di pensione”, hanno fatto notare Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. Vero, o quasi: ad oggi nell’intera Unione europea solo Danimarca e Grecia impongono ai loro cittadini di lasciare il lavoro più tardi rispetto a quanto previsto in Italia. E nel resto del mondo solo Islanda, Israele e la Norvegia hanno asticelle più alte. Nonostante questo, come hanno spiegato il presidente dell’Inps Tito Boeri e la Ragioneria generale dello Stato, eliminare il collegamento automatico tra aspettativa di vita e età di uscita è un lusso che la Penisola non si può permettere. Perché per i trattamenti previdenziali spendiamo già il 15,8% del pil, record nell’area Ocse, e dobbiamo fare i conti con un tasso di occupazione molto inferiore a quello dei partner Ue e un altissimo debito pubblico.
Pensioni, Italia terza al mondo per età di uscita. Ma con alto debito e pochi occupati fermare l’aumento costa troppo
LAVORO & PRECARI
In autunno il governo dovrà decidere se procedere con l'adeguamento all'aspettativa di vita previsto dalle riforme di Berlusconi e Monti: nel 2019 l'età pensionabile dovrebbe salire a 67 anni. I sindacati chiedono un ripensamento. Per i trattamenti previdenziali e assistenziali spendiamo però già oggi il 15,8% del pil, record nell'area Ocse, e i contributi non bastano per coprire l'esborso
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