E QUESTO NON E' UNO SCANDALO? - di Luigi Di Maio M5S :
Esistono dirigenti pubblici, presidenti di partecipate, di aziende controllate da amministrazioni pubbliche, che, essendo stati nominati dal Pd, devono rendere grazie. In che modo? Addirittura versando al partito una parte del proprio stipendio. Con una percentuale che varia di città in città, e attinge dall'unico bancomat che non rimane mai senza soldi: le tasse versate dai cittadini. Un vero e proprio sistema, smascherato da un’inchiesta di Libero, pubblicata ieri e che guarda caso non ha trovato spazio da nessuna parte. Neanche una delle testate che hanno vivisezionato l’accordo firmato dagli amministratori del MoVimento 5 Stelle nel segno del buon governo hanno questa volta gridato allo scandalo.
Eppure a ben guardare parliamo di finanziamento a un partito. Allora ve lo raccontiamo noi. Il sistema funziona così: il Pd nomina l’amministratore che sottoscrive un contratto con le federazioni locali del Pd. Insomma, versa una quota dello stipendio (ricevuto dai soldi pubblici) al Pd. Un segno di ringraziamento che rafforza il legame tra dirigente e partito. A noi sembra un atteggiamento da clan. E questa “donazione” che non è volontaria ma regolamentata con tanto di “pezzo di carta” sembra proprio un pizzo. E se il nominato non volesse versare?
Si scorda altre nomine. Capito che fidelizzazione?
Si scorda altre nomine. Capito che fidelizzazione?
Il MoVimento 5 Stelle non può assolutamente considerare accettabile questo scambio di favori sulle spalle di noi cittadini.
Vogliamo vederci chiaro. Faremo accesso agli atti in tutte le amministrazioni in cui siamo presenti per capire chi sono e quali sono questi manager pubblici sotto ricatto. E ne parleremo in aula con interrogazioni parlamentari che presenteremo alla Camera e al Senato.
Vogliamo vederci chiaro. Faremo accesso agli atti in tutte le amministrazioni in cui siamo presenti per capire chi sono e quali sono questi manager pubblici sotto ricatto. E ne parleremo in aula con interrogazioni parlamentari che presenteremo alla Camera e al Senato.
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