Immigrazione: crisi ed ipocrisia della sinistra 'clintoniana'
di Ugo Boghetta
Con il cambio netto e repentino di linea politica sulla questione dei migranti da parte di Minniti, Gentiloni, Mattarella – poi santificato nell’incontro di Parigi – la sinistra clintoniana italiana si è trovata in una crisi imprevista. L’ideologia dell’accoglienza sempre e comunque non c’è più.
Un cambiamento di politica non nato, a mio parere, solo per un mero calcolo elettorale del PD, ma dalla spinta di apparati dello Stato che hanno ritenuto l’immigrazione di massa illegale non più gestibile.
In rapidissima sequela, sono scesi in campo Saviano, il Manifesto, Ezio Mauro, Calabresi, Giannini, Ignazi, Maltese ed altri ancora. Non è mancato ovviamente l’intervento dell’ineffabile Boldrini.
Il tono è quello dell’indignazione moralisticheggiante: reato umanitario, inversione morale, emergenza morale, resa della civiltà, il dovere di rimane umani e cosi via.
Per costoro la regolamentazione delle ONG appare un reato morale. Per colpire gli scafisti, si sentenzia, si colpiscono anche coloro che salvano le vite. L’azione dei volontari, in quanto dettata dalla sfera della coscienza, sarebbe intoccabile.
Poi c’è chi banalmente cerca di minimizzare l’impatto dell’immigrazione: non è emergenza. Si snocciolano le solite cifre come sequasi 200.000 ingressi all’anno per non si sa quanto tempo sia poca cosa. Nè si tiene conto che 400.000 persone in Libia sembrano già in attesa di partire. Si forniscono cifre tranquillizzanti sulla sicurezza interna. Gli spacciatori italiani, ad esempio, sarebbero 27.000, quelli stranieri solo 2000!
E’, questa dei dati, un errore tipico della cosidetta sinistra. I dati invece non dicono tutto. Spesso sono la solita media del pollo: se uno sta in un quartiere bene senza immigrati o in una periferia, se sei anziano o giovane, acculturato o meno, disccupato/precario o benestante, se vivi o ti senti solo e abbandonato, se tutti i giorno vedi persone che chiedono l’elemosina davanti ad ogni supermercato, se alcune zone sono off limits, l’impatto è diverso: i numeri hanno un altro peso. Nessuna riflessione sulle modalità degli ingressi, che sicuramente ingigantisce la percezione del fenomeno. Tanto meno si riflette sull’affermazione di Tommaso Cerno sull’Espresso per il quale l’immigrazione di massa non è ancora cominciata. Nessun dubbio sul fatto che anche opinioni e percezioni siano fatti.
Eppure non è questione nuova la divisione fra ceti precarizzati e chi nella globalizzazione ci sta bene o addirittura ci sguazza. Negli ultimi anni si è ripetuta più volte. Brexit, Trump, Le Pen al fondo hanno sempre queste questioni. Ma i clintoniani di questi accadimenti non hanno voluto capire nulla.
Non hanno capito che non è un problema di razzismo o mera percezione ma di politiche, di divisioni di classe, di atomizzazione sociale, di cambiamenti epocali ad opera del finanzcapitalismo che ha prodotto un mix fatto di resistenza passiva ed impotenza, di rabbia e rassegnazione.
Se avessero elevato i loro alti lamenti quando questa situazione veniva prodotta dai loro partiti e governi, le cose oggi sarebbero un po’ più gestibili.
Se ci fosse più sicurezza su lavoro, salari, pensioni, stato sociale, piu fiducia nello stato, nella politica, anche l’approccio all’immigrazione sarebbe diverso. Come non capire, ad esempio, che le difficoltà ad approvare lo ius soli o la cancellazione del reato di clandestinità derivano dall’immigrazione di massa illegale continuata?
Se avessero protestato contro le guerre umanitarie e “democratiche” che l’occidente ormai sta praticanndo da oltre un trentennio, il colonialismo mai dismesso, i golpe contro i governi non-servili, anche le cause del fenomeno sarebbero di ben altro livello. Ma loro stanno contro Maduro!
Così si è ciechi anche rispetto al ruolo delle ONG. Come non capire che il salvataggio, sempre doveroso, è solo l’ultimo pezzo di una traffico criminale a cui si prestano torme di migranti in cerca di opportunità? Come non capire che il diritto internazionale di salvataggio è nato per naufragi e avarie casuali e non per femomeni preordinati, naufragi organizzati, dove centinaia di carrette del mare vengono scientemente e continuamente messe in mare!? Come non vedere che le Ong, anche quelle oneste, stanno facendo per i trafficanti “l’ultimo miglio” gratis? Come fingere di non sapere che il traffico di persone è integrato con quello del petrolio, della droga, delle armi?
Si afferma, poi, che i respingimenti riconsegnano i migranti all’inferno. Ma è tutto il viaggio ad essere un inferno. Anche alimentare l’esodo è dunque criminale.
Del resto, la difesa delle ONG non è del tutto innocente. Dietro c’è la filiera economica dell’accoglienza.
Il giornalista Rai Ricucci sul Venerdi di Repubblica dà un quadro della Libia da dove partono gran parte dei gommoni. La realtà che descrive è fatta, non di trafficanti, ma di tribù che fanno affari sui migranti (e il resto) avendo il totale controllo del territorio. Ciò con gli inevitabili conflitti tribali, alleanze precarie: il tutti contro tutti. La giornalista Emanuela Stridel dell’Espresso a sua volta riferisce un dato di Eunavfor dell’operazione Sophia per cui il 40% del Pil della Libia (immagino escluso il petrolio) verrebbe dal traffico di migranti.
Questa è la Libia con cui abbiamo a che fare: un paese che vive di contrabbando!
Questo è il risultato dell’intervento francese, inglese, americano e di quello cialtrone e incostituzionale dell’Italia. Ma loro tacciono sulle cause. Come tacciono sul mezzo milione di bambini libici alla fame.
Visto il quadro, ben si comprende in quale guazzabuglio ci troviamo. Ma è proprio per la situazione descritta che l’intervento del governo non è all’altezza dei problemi.
Nella lettera pubblica scritta a due mani, Minniti e De Maiziere, ministri dell’interno italiano e tedesco, in effetti affermano che il problema va affronato prima di tutto in Africa ed enumerano le varie cause del fenomeno. Già è sintomatico che siano due ministri dell’interno ad intervenire, a dimostrazione che l’Africa è la proiezione delle questioni interne europee! Elencano cause ma nessun colpevole!! Nessuna riflessione, sulle invasioni militari ed economiche dei paesi occidentali e delle loro multinazionali. In questo modo, inevitabilmente, non rimane che l’aspetto repressivo.
Solo un intervento massiccio dell’ONU in mare e nei campi profughi, con personale di nazioni non coivolte, può forse tamponare la situazione. Tamponare, appunto.
E’ infatti del tutto evidente che la questione dovrebbe essere affrontata anche con interventi drastici, ma dentro ad un grande progetto con cambiamenti, innanzitutto, delle politiche interne rispetto alle proprie popolazioni prima ancora che in politica estera. Cambiamenti necessari per avere legittimità, credibililtà, coerenza verso le proprie popolazioni e verso i paesi africani al fine di non ripetere politiche neocoloniali che in larga parte sono alla base del problema. E piantandola con l’ipocrisia degli aiuti.
È proprio per questi motivi che è ridicolo l’ambidestro Renzi quando fa proprio lo slogan della destra: aiutiamoli a casa loro. E‘ credibile questo slogan!? No di certo!
Come è possibile aiutarli a casa loro quando questi governi, questi partiti stanno creando disagio, malessere, poverta a casa propria? Quando l’anno scorso i giovani italiani emigrati sono stati più numerosi degli immigrati?
Ignazi, comprendendo che questo è uno slogan del cavolo, inverte i termini: aiutiamoli a casa nostra. Ma cambiando i fattori il risultato, non cambia. Costoro ora parlano di diritti quando sono decenni che il liberismo non li tollera. Non sono credibili. A volte danno pure l’impressione negativa di parlare di diritti dei soli migranti gettando così altra benzina sul fuoco.
Quello che sta accadendo è questione economica, sociale, ambientale, militare. E’ una questione politica, geopolitica, di modello sociale, ed in quanto tale va affrontata. Non è questione di diritti ma di politica generale. E’ la politica dell’Unione.
Ma guai a dire: fuori dall’Unione. Si è sovranisti!
Qualsiasi persona di buon senso comprende che per affrontare la situazione non è possibile un’immigrazione di massa illegale continuata. Nè si può pensare che sia possibile nemmeno un’immigrazione di massa legale. In questo quadro, infatti, invece della lotta solidale fra gli ultimi, unico modo per ottenere diritti ed un quadro politico alternativo, ci sarebbe l’etnicizzazione del conflitto in basso.
Del resto c’è chi è arrivato alla conclusione che negli USA non si è costruito uno stato sociale in quanto impedito dai contrasti dovuti alle differenze etniche. In questo modo le cause profonde che legano immigrazione e declassamento delle classi popolari italiane continuerà ad essere occultato: immigrazione anche come arma di distrazione di massa. Si continuerà così a creare le condizioni per ulteriori e piu gravi involuzioni: regimi sempre piu autoritari e tendenza più marcata alla guerra.
Ma rispetto a questi principi di realtà si preferisce tacere perchè, in caso contrario, significherebbe entrare in una discussione concreta, politica, realistica, strategica che implica lottare per cambiare qua e la. Significherebbe pensare ad un progetto politico: un nuovo terzamondismo, difendere le esperienze in atto (ad esempio in America Latina), ricreare i paesi non allineati, un nuovo socialismo. Uso inevitabilmente parole desuete.
E una politica antirazzista per essere efficace deve essere tanto alternativa quanto affrontare la concretezza della situazione. Le prediche non risolvono il problema del razzismo, anzi lo alimentano.
E il primo atto di una politica antirazzista è regolare e legalizzare i flussi: bloccare per regolare. Il resto sono chiacchiere pericolose.
Ma i clintoniani pensano a loro stessi. Temono che la loro sinistra si perda. Ma questo accade perché non si vogliono affrontare le cause che stanno al fondo delle immigrazioni di massa e delle reazioni delle classi popolari italiane. E queste cause stanno nel modello sociale liberista, la globalizzazione, la finanza, le guerre, l’Unione Europea … e in una Costituzione inattuata.
La sinistra qui è naufragata. E’ naufragata da tempo. E’ naufragata perché al massimo fa la crocerossina. E’ naufragata perché non fa più politica ma è diventata anch’essa una ONG.
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