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25/01/18

Conti pubblici, Die Welt: “L’Italia è messa anche peggio della Grecia.bisogna diminuire i costi,ma non dice la parola fatale costi della politica


Conti pubblici, Die Welt: “L’Italia è messa anche peggio della Grecia.bisogna diminuire i costi,ma non dice la parola fatale costi della politica, io quando dico politica la intendo in senso alto,ossia i costi a Roma è essenziale un quirinale che costa 250 milioni l'anno è da fuori di testa, per mantenere poi chi generali e vari personaggi al dire poco che puzzano di raccomandazione e parassitismo,poi la stessa cosa alle camere, mi chiedo ma in Germania un parrucchiere alla camera piglia quanto un ministro?Mi pare che la Merkel non superi i 10.000 euro e pure il presidente della Germania pigli la metà del nostro e per non parlare delle forze armate che sono più i generali dei soldati, le regioni sono un succhia sangue, le provincie abolite che poi di fatto sono sempre lì pure e non parliamo dei sindacati che pure loro oltre a posti di lavoro prezzolati che fanno?Tutto l'apparato dello stato è un marciume fatto di mandarini che pensano a riempirsi le tasche e a succhiare sangue al popolo, poi l'ultimo succhia sangue e molto vorace è il clero,perchè li devo io mantenere, io sono atea, ebbene chi crede in dio e li santi si mantenga il clero.

Conti pubblici, Die Welt: “L’Italia è messa anche peggio della Grecia. Poca speranza dai programmi elettorali”

Conti pubblici, Die Welt: “L’Italia è messa anche peggio della Grecia. Poca speranza dai programmi elettorali”
Secondo il quotidiano tedesco "solo riforme radicali, come in Grecia, potrebbero cambiare qualcosa", tuttavia nessuno dei contendenti alle elezioni le ha previste

“L’Italia è l’assoluto fanalino di coda dell’eurozona, messo anche peggio della Grecia“. Lo sostiene il quotidiano tedesco Die Welt in un articolo  intitolato “Se i greci lasciano indietro gli italiani” pubblicato il 25 gennaio. Secondo il quale il timore degli economisti delle banche d’affari è che alle prossime elezioni, indipendentemente da chi vinca, “non c’è da aspettarsi riforme di base”, dice Timo Schwietering, analista della banca Metzler. “Solo riforme radicali, come in Grecia, potrebbero cambiare qualcosa”, dice il quotidiano di Berlino. “Ma cose del genere non sono nel programma elettorale di nessuno dei contendenti alle elezioni”.
“L’Italia è l’unico paese dell’Eurozona il cui livello di vita, dall’entrata in vigore dell’unione monetaria, è diminuito”, prosegue Schwietering. “Prima aveva un modello economico facile”, dice Daniel Hartmann, capo economista della banca Bantleon, che si occupa del risparmio gestito. Secondo il quale “quando la congiuntura si bloccava, si svalutava la lira, che ridava benzina alle esportazioni e rianimava la congiuntura”. Dall’entrata in vigore dell’unione monetaria questo modello non ha più funzionato e il Paese dovrebbe abbassare i costi o aumentare la produttività, è quindi la conclusione che sottolinea come “il passaggio al nuovo campo all’Italia non è ancora riuscito”. Mentre sarebbe necessaria soprattutto una riforma dell’amministrazione: “Le prestazioni sono scarse e per giunta care”. Un permesso di costruzione costa tre volte la Germania, un procedimento giuridico in Italia è di 3 anni, in Germania di uno e mezzo…

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