Ecco quanto ci costano i palazzi del potere
Le spese «istituzionali» continuano a pesare tantissimo sul bilancio statale. E in attesa delle riduzioni promesse persino gli enti «aboliti» succhiano risorse
quirinale
SOLDI IN CAMERA
Primo esempio. Nel 2015 Montecitorio è pesato sulle tasche dei contribuenti quasi per 1 miliardo di euro. Più precisamente 985 milioni 129mila euro. E se è vero che, rispetto all’anno precedente, la spesa è diminuita di 52 milioni, è anche innegabile che nel 2016 è tornata a salire di 10 milioni e di altri cinque aumenterà nel 2017. La voce più cospicua è quella relativa alla spesa corrente, necessaria a fa sopravvivere la struttura: 957 milioni 289mila. Cinquanta milioni in meno rispetto al 2014 ma sempre altissima. Proprio come quella del personale. Per l’indennità dei deputati, le loro spese di viaggio, l’esercizio di mandato e il soggiorno, la somma da tirare fuori è di 144 milioni. Così suddivisi: 81 milioni per le indennità e 63 per le altre voci. Senza dimenticare la spesa previdenziale per gli ex inquilini di Montecitorio, pari a 138 milioni di euro. E il personale dipendente? Ci costa la bellezza di 232 milioni di euro all’anno. A cui vanno aggiunti i costi del personale a riposo: altri 257 milioni.
SENATO D’ORO
Se Montecitorio, che ha 630 deputati, ci costa quasi un miliardo di euro all’anno, per Palazzo Madama (315 senatori, più quelli a vita) la spesa è di 540 milioni di euro, sostanzialmente invariata rispetto al 2014. In attesa che la riforma Renzi-Boschi cambi la sua natura, dunque, il Senato italiano continua a macinare soldi. La spesa corrente costa ai cittadini italiani 316 milioni di euro. I soli senatori, invece, ci costano poco più di 42 milioni di euro di indennità varie, a cui ne vanno aggiunti altri 37 di diaria e varie voci di rimborsi spese. Totale: 79 milioni di euro. Costo a cui si affianca quello per il personale a tempo indeterminato, pari a ben 106 milioni. Poi ci sono le consulenze, le spese per la segreteria, il personale non di ruolo, ecc ecc, per altri 128 milioni di euro.
CASTA A «CORTE»
Ma quanto ci costa mantenere i 15 giudici della Consulta e la loro struttura collocata dirimpetto al Quirinale? Ben 45 milioni di euro. Meno che in passato, quando la spesa era di 61 milioni nel 2013 e di 45 l’anno dopo, ma pur sempre troppo. Una delle voci più cospicue riguarda gli stipendi dei giudici. Quelli ordinari percepiscono 360mila euro all’anno, mentre il presidente se ne porta a casa 432mila. Cifre imparagonabili con quelle registrate negli altri Stati, europei e non, che sono notevolmente inferiori. Altissima anche la spesa previdenziale della Consulta, pari a 6 milioni di euro annui.
QUIRINALE MILIONARIO
E il Quirinale? La spesa dell’istituzione italiana più «alta», tra stipendi del personale, spese di funzionamento, bollette e tutti i benefit, ammonta a 224 milioni di euro all’anno. Un’enormità, nonostante i risparmi degli ultimi anni (4,5 milioni in meno rispetto al 2014). Lo stipendio del Capo dello Stato è di 240mila euro. Di quei 224 milioni, ben 122 vengono utilizzati per gli stipendi del personale, mentre altri 92 per le pensioni degli ex dipendenti. Poi ci sono le spese per acquistare beni e servizi, pari a 22 milioni di euro. I pranzi e le cene del nostro presidente della Repubblica ci costano, invece, 400mila euro, mentre per le bollette tiriamo fuori cifre molto grosse: 1,7 milioni di euro per la luce, 420mila euro per l’acqua e 780mila per gas e combustibile. Poi ci sono le pulizie fatte da imprese esterne: 1 milione di euro, quindi le spese di cancelleria: 215mila. Altri 570mila euro vengono impiegati per le auto e 190mila per farle viaggiare. C’è, poi, la tenuta presidenziale, e riserva naturale, di Castelporziano. Per mantenerla la somma necessaria è pari a 3 milioni e 220mila euro all’anno. Spesa che include anche i costi per il bestiame e le macchine agricole.
CNEL, PROVINCE, REGIONI
In attesa che il Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro esali l’ultimo respiro, così come previsto dalla riforma costituzionale che a novembre sarà sottoposta a referendum, e mentre attendiamo che anche le province, morte solo apparentemente, siano sottoposte allo stesso destino, ad oggi il primo ci costa ancora 6 milioni di euro all’anno, e le seconde, nel 2015, hanno ricevuto dallo Stato 1 miliardo di euro. Cifre monstre a cui vanno aggiunte quelle degli enti che nessuno vuole toccare, le Regioni. In questo caso i contribuenti sono costretti a cacciare di tasca propria 1 miliardo e 600 milioni all’anno (al primo posto c’è, come sempre, la Sicilia). Ora e chissà per quanti anni ancora. Luca
Rocca n Piovono soldi. Tanti, tantissimi soldi sui «palazzi-casta» della politica italiana. In barba ai tagli sbandierati (che si rivelano sempre esigui) e alle promesse (sempre vane), le nostre istituzioni continuano a costarci una montagna di denaro. E se la politica costa, cosa di cui nessuno dubita, in Italia, impossibile sorvolare, costa davvero troppo.
Rocca n Piovono soldi. Tanti, tantissimi soldi sui «palazzi-casta» della politica italiana. In barba ai tagli sbandierati (che si rivelano sempre esigui) e alle promesse (sempre vane), le nostre istituzioni continuano a costarci una montagna di denaro. E se la politica costa, cosa di cui nessuno dubita, in Italia, impossibile sorvolare, costa davvero troppo.
SOLDI IN CAMERA
Primo esempio. Nel 2015 Montecitorio è pesato sulle tasche dei contribuenti quasi per 1 miliardo di euro. Più precisamente 985 milioni 129mila euro. E se è vero che, rispetto all’anno precedente, la spesa è diminuita di 52 milioni, è anche innegabile che nel 2016 è tornata a salire di 10 milioni e di altri cinque aumenterà nel 2017. La voce più cospicua è quella relativa alla spesa corrente, necessaria a fa sopravvivere la struttura: 957 milioni 289mila. Cinquanta milioni in meno rispetto al 2014 ma sempre altissima. Proprio come quella del personale. Per l’indennità dei deputati, le loro spese di viaggio, l’esercizio di mandato e il soggiorno, la somma da tirare fuori è di 144 milioni. Così suddivisi: 81 milioni per le indennità e 63 per le altre voci. Senza dimenticare la spesa previdenziale per gli ex inquilini di Montecitorio, pari a 138 milioni di euro. E il personale dipendente? Ci costa la bellezza di 232 milioni di euro all’anno. A cui vanno aggiunti i costi del personale a riposo: altri 257 milioni.
SENATO D’ORO
Se Montecitorio, che ha 630 deputati, ci costa quasi un miliardo di euro all’anno, per Palazzo Madama (315 senatori, più quelli a vita) la spesa è di 540 milioni di euro, sostanzialmente invariata rispetto al 2014. In attesa che la riforma Renzi-Boschi cambi la sua natura, dunque, il Senato italiano continua a macinare soldi. La spesa corrente costa ai cittadini italiani 316 milioni di euro. I soli senatori, invece, ci costano poco più di 42 milioni di euro di indennità varie, a cui ne vanno aggiunti altri 37 di diaria e varie voci di rimborsi spese. Totale: 79 milioni di euro. Costo a cui si affianca quello per il personale a tempo indeterminato, pari a ben 106 milioni. Poi ci sono le consulenze, le spese per la segreteria, il personale non di ruolo, ecc ecc, per altri 128 milioni di euro.
CASTA A «CORTE»
Ma quanto ci costa mantenere i 15 giudici della Consulta e la loro struttura collocata dirimpetto al Quirinale? Ben 45 milioni di euro. Meno che in passato, quando la spesa era di 61 milioni nel 2013 e di 45 l’anno dopo, ma pur sempre troppo. Una delle voci più cospicue riguarda gli stipendi dei giudici. Quelli ordinari percepiscono 360mila euro all’anno, mentre il presidente se ne porta a casa 432mila. Cifre imparagonabili con quelle registrate negli altri Stati, europei e non, che sono notevolmente inferiori. Altissima anche la spesa previdenziale della Consulta, pari a 6 milioni di euro annui.
QUIRINALE MILIONARIO
E il Quirinale? La spesa dell’istituzione italiana più «alta», tra stipendi del personale, spese di funzionamento, bollette e tutti i benefit, ammonta a 224 milioni di euro all’anno. Un’enormità, nonostante i risparmi degli ultimi anni (4,5 milioni in meno rispetto al 2014). Lo stipendio del Capo dello Stato è di 240mila euro. Di quei 224 milioni, ben 122 vengono utilizzati per gli stipendi del personale, mentre altri 92 per le pensioni degli ex dipendenti. Poi ci sono le spese per acquistare beni e servizi, pari a 22 milioni di euro. I pranzi e le cene del nostro presidente della Repubblica ci costano, invece, 400mila euro, mentre per le bollette tiriamo fuori cifre molto grosse: 1,7 milioni di euro per la luce, 420mila euro per l’acqua e 780mila per gas e combustibile. Poi ci sono le pulizie fatte da imprese esterne: 1 milione di euro, quindi le spese di cancelleria: 215mila. Altri 570mila euro vengono impiegati per le auto e 190mila per farle viaggiare. C’è, poi, la tenuta presidenziale, e riserva naturale, di Castelporziano. Per mantenerla la somma necessaria è pari a 3 milioni e 220mila euro all’anno. Spesa che include anche i costi per il bestiame e le macchine agricole.
CNEL, PROVINCE, REGIONI
In attesa che il Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro esali l’ultimo respiro, così come previsto dalla riforma costituzionale che a novembre sarà sottoposta a referendum, e mentre attendiamo che anche le province, morte solo apparentemente, siano sottoposte allo stesso destino, ad oggi il primo ci costa ancora 6 milioni di euro all’anno, e le seconde, nel 2015, hanno ricevuto dallo Stato 1 miliardo di euro. Cifre monstre a cui vanno aggiunte quelle degli enti che nessuno vuole toccare, le Regioni. In questo caso i contribuenti sono costretti a cacciare di tasca propria 1 miliardo e 600 milioni all’anno (al primo posto c’è, come sempre, la Sicilia). Ora e chissà per quanti anni ancora.
Nessun commento:
Posta un commento