BERLUSCONI E VILLA S. MARTINO - STORIA DI UN'ESTORSIONE RIMASTA IMPUNITA
La residenza di Berlusconi é ad Arcore nella sontuosa e celeberrima Villa San Martino (giá Villa Casati Stampa). La storia dell'acquisizione, da parte del tycoon milanese, della Villa ci racconta molte cose su chi é veramente Berlusconi, ci parla dei suoi metodi, del suo concetto di etica e ci svela definitivamente il suo conflittuale rapporto con la correttezza. Il tutto si ritroverá poi (ahinoi) nella sua storia politica, dove giungerá al límite estremo di comprare Parlamentari per fare cadere un Governo.
Camillo Casati Stampa, marchese, erede di una nobile famiglia prestigiosa e ricchissima, conosce Anna Fallarino e se ne innamora. Lei é sposata e, usando un eufemismo, molto aperta. Ne diviene l'amante per un tempo, poi la spinge a separarsi, fino a pagare (si disse un miliardo di lire di quegli anni) l'annullamento del matrimonio alla Sacra Rota e, infine, sposarla. Nasce uno strano rapporto matrimoniale. Si dice che lui le paghi gli amanti e rimanga a guardare. Si mormora su di una sua intervenuta impotenza. Tutto cambia quando lei conosce Massimo Minorenti. Cambia perché lei si infatua del giovane e lui questo non lo sopporta, si ingelosisce. Il dramma esplode il 30 agosto del 1970, quando il marchese ritorna a sorpresa da una battuta di caccia, trova la moglie con Minorenti, uccide i due e poi si toglie la vita.
La coppia lascia una figlia, Anna Maria, che si ritrova erede di un patrimonio ingente. Qui comincia la storia di un’estorsione e un patrocinio infedele rimasti impuniti Nel tragico destino della bimba, come ombre nella notte, appaiono, sinistre, le rapaci figure del giovane Avv. Previti e del suo patron Berlusconi.
Annamaria, ancora minorenne, eredita l’ingente patrimonio dei genitori, la cui gestione è affidata all’amico di famiglia, Avv. Giorgio Bergamasco, allora esponente del Partito liberale, che ne diventa il tutore. Tra i collaboratori di studio, vi è un giovane e rampante Avv. Previti, che riesce a carpire la fiducia della giovane Annamaria.
La ragazza si ritrova un’eredità pari a due miliardi e 403 milioni di lire tra beni mobili, immobili e gioielli. Decide di lasciare alle sue spalle lo scandalo e l’Italia; approda, nel 1972 in Brasile affidando i suoi beni – senza limitazioni di mandato – al suo ex tutore, Bergamasco che, nelle more era diventato ministro del governo Andreotti.
Il giovane avv. Previti, nella qualità di vice tutore ricevette l’incarico di vendere Villa San Martino «con espressa esclusione degli arredi, della pinacoteca, della biblioteca e delle circostanti proprietà terriere».
Ed è così che Villa Arcore, attraverso la compiaciuta mediazione di Previti, cadde nelle mani del faccendiere titolare della Edilnord e della Fininvest. Chi doveva, per legge, tutelare la bimba (Previti), divenne complice di un raggiro.
La biblioteca ricca di diecimila volumi venne affidata a Marcello Dell’Utri.
Arredi e parco con scuderia furono affidati allo stalliere mafioso Vittorio Mangano.
Il valore del solo bene immobile era allora stimato circa 1 miliardo e 300 milioni di lire ma fu ceduto per soli 500 milioni di lire. Il pagamento avvenne in titoli azionari (di società all’epoca non quotate in borsa). L’ereditiera non riuscì mai a monetizzare i titoli azionari e fu costretta ad un accordo tramite lo stesso Previti con Berlusconi, che riacquistò i titoli per soli 250 milioni di vecchie lire per un immobile che in quel momento, all’inizio degli anni ottanta, era stimato 7,3 miliardi di lire.
Le deduzioni sulla triste vicenda sono aristoteliche.
Il giudizio su Berlusconi e Previti, lo lascio a chi ha avuto la pazienza di arrivare fino a questo punto.
Giancarlo Selmi
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