domenica 08/01/2017
L’indagata e il lambito
di Marco Travaglio
Il Sistema che ci ha rintronati per vent’anni a suon di balle ora accusa il Web di diffondere “post-verità” e “fake news” per favorire i “populisti” anti-Sistema. I quali rimpallano l’accusa in faccia al Sistema. Col risultato di aumentare vieppiù la sfiducia in tutti i canali d’informazione, tradizionali e alternativi. Pochi notano che la disinformazione, così come la corruzione, l’evasione fiscale e il doping, muta ogni giorno pelle per rendersi sempre più subdola, inafferrabile e invisibile. La vecchia cara bugia, che consisteva nel negare o nel ribaltare o nel tacere una verità, non funziona più: funzionava quando giornaloni e telegiornaloni, tutti tendenzialmente omologhi al Sistema, avevano il monopolio dell’informazione e se la cantavano e se la suonavano in perfetta solitudine, riuscendo a mentire senza tema di smentita. Le loro bugie avevano gambe lunghissime, perché nessun medium alternativo aveva il peso e il prestigio necessari per raggiungere lo stesso pubblico con informazioni corrette. Il Web e i movimenti anti-Sistema hanno perforato il sudario del pensiero unico, costringendo i corifei del Sistema ad aggiornare e affinare il loro armamentario falsificatorio. Nessuno si fa più beccare a tacere le notizie scomode che, da qualche parte, escono comunque e portano solo discredito a chi le occulta. Molto meglio creare un clima per neutralizzarne gli effetti salvando le forme e la faccia di chi è costretto a darla e le chiappe di chi potrebbe farne le spese. Un clima di “bugia ambientale”, fondato su una versione deteriore del vecchio trucco dei due pesi e due misure: con la lente di ingrandimento si ingigantiscono le pagliuzze degli anti-Sistema trasformandole in travi, e con il binocolo rovesciato si rimpiccioliscono le travi del Sistema trasformandole in pagliuzze.
C’è Romeo e Romeo. Alfredo Romeo è un imprenditore napoletano indagato per concorso esterno in camorra su un appalto all’ospedale Cardarelli di Napoli e per corruzione su alcuni lotti di una gara Consip da 2,7 miliardi. L’inchiesta sul secondo filone viene rovinata da una soffiata che consente ai vertici Consip di rimuovere le microspie dagli uffici e impedisce agli inquirenti di raccogliere prove sulle gare pilotate. Per la soffiata sono indagati il sottosegretario Lotti, il comandante dell’Arma Del Sette e il capo dei carabinieri toscani Saltalamacchia. Ma dell’inchiesta Consip vengono informati, secondo testimoni, anche Matteo Renzi e suo padre Tiziano. Ma c’è un altro Romeo: Salvatore, il dirigente del Comune di Roma scelto dalla sindaca Virginia Raggi come capo-segreteria.
La nomina viene avallata dall’Anac che però formula rilievi sullo stipendio, subito ridotto. Sollecitata da alcuni esposti, la Procura indaga su un eventuale abuso d’ufficio. Parlando col Messaggero, Romeo ricorda che in Campidoglio si dava per scontata la presenza di microspie fin dall’arrivo dei 5Stelle. Risultato: il caso Romeo, per telegiornaloni e giornaloni, è quello di Salvatore (mai indagato, ma amico della Raggi). Quello di Alfredo (indagato per corruzione e camorra, amico dei Renzi), a parte qualche trafiletto, non esiste.
C’è cimice e cimice. La Procura di Roma, unica legittimata a disporre intercettazioni, smentisce di aver mai piazzato cimici in Campidoglio. Il che non esclude la presenza di microspie illegali di altra provenienza (pezzi di servizi segreti, ufficiali o ufficiosi, non sono nuovi a spiate fuorilegge: tipo i dossieraggi del Sisde e della Security Telecom smascherati ai tempi di B. con migliaia di fascicoli su pm, politici e giornalisti “ostili” al governo). Giornaloni e telegiornaloni annunciano che Romeo è stato smentito dalla Procura e, contemporaneamente, che Romeo ha “confermato la soffiata” e la “talpa in Campidoglio” che avrebbe svelato le microspie piazzate dai pm per incastrare Raffaele Marra, un altro dirigente fedelissimo della Raggi, poi arrestato. Ma, se la Procura non ha mai messo cimici in Campidoglio dopo l’avvento dei 5Stelle,quale talpa avrebbe potuto soffiare una cosa che non esisteva: cioè le cimici su Marra? Mistero. Viceversa, sia le cimici sia la soffiata alla Consip sull’inchiesta Romeo (Alfredo) sono accertate oltre ogni ragionevole dubbio. Ma, dopo aver ripreso due settimane fa lo scoop del Fatto con mille distinguo e infiniti imbarazzi, giornaloni e telegiornaloni l’hanno prontamente imboscato. E ora parlano di soffiate impossibili su cimici inesistenti (o illegali) al Campidoglio, per non parlare delle soffiate e delle cimici sicure alla Consip.
C’è Codice e Codice. Polemiche a non finire sul Codice etico dei 5Stelle, che ne impone le dimissioni e l’incandidabilità dopo la condanna in primo grado, mentre per indagini o rinvii a giudizio lascia discrezionalità al garante Grillo e a tre probiviri. Tutti dicono che è una norma salva-Raggi, perché la sindaca – dicono giornaloni e telegiornaloni- “sarà presto indagata” per la promozione del fratello di Marra e/o la nomina di Romeo. Ma, al momento, non lo è. Intanto il governo Gentiloni rinomina tre sottosegretari pur sapendo che sono sotto inchiesta o sotto processo già prima della nomina: Simona Vicari (Ncd, indagata per falso), Vito De Filippo (Pd, rinviato a giudizio per peculato e indagato per induzione indebita) e Giuseppe Castiglione (Ncd, indagato per corruzione elettorale e turbativa d’asta). Nessuno parla di governo “salva-Vicari”, ”salva De Filippo” e “salva-Castiglione”. Ora la Procura di Catania invia l’atto di chiusura indagini, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, a Castiglione e ad altri 22 coindagati. E deposita gli atti dell’inchiesta, fra cui gli interrogatori di Luca Odevaine: questi, già membro del tavolo Migranti al Viminale, ha patteggiato 2 anni e 8 mesi per corruzione in Mafia Capitale. E accusa Castiglione di aver pilotato insieme con lui la gara per l’appalto da 100 milioni per il Cara (centro di raccolta richiedenti asilo) di Mineo “affinchè vincesse il gruppo di imprese individuate a livello politico”. In una riunione del 2011 “nell’ufficio dell’on. Castiglione – racconta Odevaine – il suo fedelissimo Paolo Ragusa “indicava quali dovevano essere le ditte a cui rivolgersi”. Con un altro uomo di Castiglione, Giovanni Ferrera, Odevaine dice di avere “integrato il bando ‘base’ (del ministero, ndr) e i punti più importanti… punti che sono stati concordati insieme all’on. Castiglione affinché vincesse” chi voleva il futuro sottosegretario. Nessun telegiornalone o giornalone ha pubblicato una riga sulla fine indagini per il viceministro del governo Gentiloni. Governo che vuole moltiplicare i centri di raccolta per richiedenti asilo in ogni regione. Immaginate cosa leggereste se la Raggi rimettesse al suo posto Marra accusato di corruzione (l’hanno già lapidata per non aver intuito che quattro anni fa Marra si fece pagare una casa da un costruttore). Cioè se facesse ciò che ha fatto Gentiloni rimettendo al suo posto Castiglione che, per corruzione, sta per finire a processo: ma su di lui non avete letto e non leggerete nulla.
C’è indagabile e lambito. Sentite il Corriere della sera di ieri. Pagina 10 sui 5Stelle: “Nei prossimi giorni Raggi potrebbe essere convocata in Procura. L’inchiesta per abuso d’ufficio sulle nomine da lei decise è ormai alla fase finale… Scontato che debba essere interrogata come indagata” (ripetiamo: per due nomine, quella del capo-segreteria e quella del dirigente al Turismo, che per legge spettano alla sindaca). Pagina 12 sul Pd: “Luca Lotti è balzato agli onori delle cronache, suo malgrado, per essere stato lambito da una vicenda giudiziaria, alla quale, peraltro, si è dichiarato totalmente estraneo. Dopo il colloquio con i magistrati è apparso assai più sollevato”. I compilatori dei dizionari della lingua italiana prendano buona nota: i 5 Stelle sono indagati a prescindere, anche se non lo sono; viceversa i pidini non sono indagati neanche quando lo sono: al massimo, volendo esagerare, sono lambiti ma sollevati.
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