16/04/17
Ecce Bomba.Laura Boldrini è tanto una cara persona, ma forse qualcuno dovrebbe spiegarle che non è sola al mondo.
Ecce Bomba
Laura Boldrini è tanto una cara persona, ma forse qualcuno dovrebbe spiegarle che non è sola al mondo.
Dunque non esistono solo le fake news contro di lei: ci sono pure quelle (che noi preferiamo chiamare balle) contro gli altri. E purtroppo c’è poco da fare, nel villaggio globalissimo della Rete, se non cercare di identificare i falsari e, se diffamano, denunciarli alla magistratura.
Noi per esempio, nel nostro piccolo, non più tardi di tre giorni fa, siamo stati bersagliati dalle balle di quel teppistello detto il Bomba che lei senz’altro ricorderà, perché per tre anni fino al 4 dicembre sedeva al banco del governo a Montecitorio senza che nessuno l’avesse mai eletto.
E pazienza: gli abbiamo risposto, lo denunceremo e intanto ce ne siamo fatta una ragione.
Ieri intanto il Quotidiano Nazionale ha pubblicato, in un pezzo dedicato ai presunti stipendi dei dipendenti dei gruppi parlamentari 5 Stelle, la foto del fratello di uno di essi, che purtroppo non percepisce alcuno stipendio perché è morto due anni fa per un terribile male. E, siccome non si chiamava Boldrini, non se l’è filato nessuno.
Ma la lista è lunga.
Il 31 marzo la Procura di Genova iscrive nel registro degli indagati Beppe Grillo e Alessandro Di Battista per diffamazione su querela di Marika Cassimatis, la candidata sindaco 5Stelle che ha vinto le “comunarie” online ed è stata poi esclusa dal nuovo voto con l’accusa di essersi schierata contro il movimento.
Tutti i siti dei giornaloni sparano la notizia “Grillo e Di Battista indagati” (il presunto reato è ben nascosto negli articoli per evitare le risate omeriche dei lettori), e tutti i tg Rai e la grande stampa in prima pagina. Tutte testate che, come pure la nostra, sono dirette da giornalisti letteralmente sommersi da querele per diffamazione e cause civili per danni.
Per Repubblica l’indagine di Genova è addirittura la notizia del giorno. Pagina 1: “M5S, scoppia il caso Genova: indagati Grillo e Di Battista”. Pagina 2: “Genova, Grillo e Di Battista indagati: a rischio il sistema delle comunarie”. Pagina 3: “L’asse tra forzisti e 5Stelle: la svolta anti-toghe che sconcerta i magistrati”. Cioè: il crimine contestato a Grillo e Dibba è talmente grave da indurli ad allearsi con Forza Italia contro i giudici, anche se di quest’alleanza purtroppo nell’articolo non si trova traccia, e neppure dello sconcerto delle toghe.
Anche il Corriere dedica due pagine alla clamorosa inchiesta, con sapidi retroscena del tipo: “I leader minimizzano: ‘Ma in questo clima prepariamoci a tutto’”.
Processo per mafia? Strage? Narcotraffico? Stupro? Chissà.
Grillo, secondo il retroscenista (forse ignaro di tutte le querele e cause subite da Beppe quando faceva il comico e attaccava tutti, dalla Telecom a Craxi alla Montalcini), è in preda alla “rabbia”. E Di Battista è “molto irritato”, anche perché “i suoi si chiedono se il fascicolo aperto dal pm Cotugno possa indebolire la leadership del deputato romano”. Una carriera stroncata sul nascere.
Su La Stampa un noto giallista politico, già celebre per aver scambiato la moglie di Brunetta per una blogger grillin-putiniana (nome di battaglia: Beatrice Di Maio) specializzata in fake news contro il povero Lotti, unisce l’utile al dilettevole, cioè ai fantomatici annunci del Pd su imminenti accuse di evasione fiscale (“presto sorprese sul fisco”). E chiude in bellezza: “Il paradosso di questa storia è che la forza politica che più ha coccolato e invita i magistrati a sé, potrebbe esser sommersa, e infine illuminata, da una valanga di cause, penali e civili” (come può una valanga illuminare una forza politica? Ah saperlo: più o meno come può uno scoglio arginare il mare).
Purtroppo l’altroieri, com’era ampiamente prevedibile trattandosi di critiche politiche mosse da due politici a un politico, la Procura di Genova chiede l’archiviazione per Grillo e Di Battista: niente diffamazione, solo legittima critica politica.
La notizia è molto attesa sulle copertine dei tg e sulle prime pagine dei giornaloni che l’avevano sparata come se fosse un’inchiesta per mafia, anche perché, in caso contrario, c’è da aspettarsi il solito stracciar di vesti dei “garantisti” contro il giornalismo giustizialista e manettaro, anzi il circuito mediatico giudiziario imbeccato dai pm politicizzati che scambia gli avvisi di garanzia per sentenze di condanna e prima sbatte in prima pagina le indagini sui politici per metterli alla gogna, poi le nasconde quando finiscono nel nulla.
Invece niente di tutto questo: zero tituli sulla richiesta di archiviazione nei tg e nelle prime pagine dei giornaloni, zero sdegno per la censura. E un solo commento sui 5Stelle: quello a pagina 6 de La Stampa, firmato dal giallista dadaista della valanga che illumina. Un commento di scuse (peraltro tardive) al M5S e a Putin per l’accostamento alla moglie di Brunetta, o per la panna montata sulla querela della Cassimatis? Nossignori. La richiesta di archiviazione è confinata in 10 righe al fondo di un articolo sulle firme false a Palermo, mentre il commento riguarda l’italiano malfermo di Di Maio (Luigi, non Beatrice). In basso, un altro titolo: “Corruzione, nuovi indagati per il maxi appalto Consip”. Che strano: solo due giorni fa, in prima pagina su La Stampa, un altro immaginifico giallista decretava che “l’inchiesta su Consip, sul padre di Renzi e sul ministro Lotti, è in buona parte un’invenzione… L’inchiesta è morta… Un corpo dello Stato fabbrica e manipola e occulta prove contro lo Stato medesimo, contro il presidente del Consiglio, contro un suo ministro e strettissimo collaboratore. Ed è su un episodio di tale portata eversiva che si è condotta battaglia politica. Se non ci fermiamo, siamo perduti”. Ora, nel breve volgere di tre giorni, lo stesso giornale non si ferma ed è perduto: annuncia che l’inchiesta morta, inventata, manipolata, eversiva è viva e lotta insieme a noi, tant’è che produce addirittura “nuovi indagati”. Una delle due dev’essere una fake news: chissà quale.
Ma su La Stampa, almeno, la schizofrenia è a giorni alterni. Su la Repubblica, invece, lo stesso giorno (ieri) e nella stessa prima pagina. A sinistra, il commento di Roberto Perotti che definisce la manovra finanziaria del governo “una finzione”, “fumo negli occhi”, “una presa in giro”: “tutti lo sanno, eppure tutti perdono tempo a discutere e commentare numeri puramente fittizi” (compresa Repubblica, che da giorni magnifica i balsamici effetti della manovra). Perbacco: una fake news diffusa da Palazzo Chigi, rilanciata dai giornaloni e spedita a Bruxelles nella speranza che ci caschi pure l’Europa, mentre “tutti vedono che il re è nudo, e nessuno osa dirlo”.
A destra, in lievissima controtendenza, il commento di Stefano Cappellini contro i populisti e le loro fake news: “Il nuovo mantra dei complottisti web: ‘Nessuno ne parla’”, “L’effetto è un’inversione dell’onere della prova che oltraggia impunemente la logica. ‘Siccome nessuno ne parla, è vero’… Additandone la presunta censura, qualsiasi bestialità può essere inoculata nel dibattito politico e avvelenarlo in modo spesso irreversibile… Una paranoica cultura del sospetto travestita da emancipazione e da ribellione sociale”, dagli “spettacoli di Beppe Grillo e le dichiarazioni dei suoi adepti” in giù.
Chi non viene assalito dalla da labirintite è colto da un atroce sospetto: oddio, il Cappellini a destra non ce l’avrà mica col Perotti a sinistra (“il re è nudo ma nessuno osa dirlo”)? Chi invece ha buona memoria non ha dubbi: Cappellini ce l’ha proprio con il suo giornale, che quando uscì nel 1976 si presentò così ai suoi futuri lettori: “La Repubblica, quello che gli altri non ti dicono” (e che oggi, 41 anni dopo, non ti dice neanche la Repubblica).
Ps. Viva sempre la libera informazione e abbasso sempre le fake news (degli altri).
Marco Travaglio
Dunque non esistono solo le fake news contro di lei: ci sono pure quelle (che noi preferiamo chiamare balle) contro gli altri. E purtroppo c’è poco da fare, nel villaggio globalissimo della Rete, se non cercare di identificare i falsari e, se diffamano, denunciarli alla magistratura.
Noi per esempio, nel nostro piccolo, non più tardi di tre giorni fa, siamo stati bersagliati dalle balle di quel teppistello detto il Bomba che lei senz’altro ricorderà, perché per tre anni fino al 4 dicembre sedeva al banco del governo a Montecitorio senza che nessuno l’avesse mai eletto.
E pazienza: gli abbiamo risposto, lo denunceremo e intanto ce ne siamo fatta una ragione.
Ieri intanto il Quotidiano Nazionale ha pubblicato, in un pezzo dedicato ai presunti stipendi dei dipendenti dei gruppi parlamentari 5 Stelle, la foto del fratello di uno di essi, che purtroppo non percepisce alcuno stipendio perché è morto due anni fa per un terribile male. E, siccome non si chiamava Boldrini, non se l’è filato nessuno.
Ma la lista è lunga.
Il 31 marzo la Procura di Genova iscrive nel registro degli indagati Beppe Grillo e Alessandro Di Battista per diffamazione su querela di Marika Cassimatis, la candidata sindaco 5Stelle che ha vinto le “comunarie” online ed è stata poi esclusa dal nuovo voto con l’accusa di essersi schierata contro il movimento.
Tutti i siti dei giornaloni sparano la notizia “Grillo e Di Battista indagati” (il presunto reato è ben nascosto negli articoli per evitare le risate omeriche dei lettori), e tutti i tg Rai e la grande stampa in prima pagina. Tutte testate che, come pure la nostra, sono dirette da giornalisti letteralmente sommersi da querele per diffamazione e cause civili per danni.
Per Repubblica l’indagine di Genova è addirittura la notizia del giorno. Pagina 1: “M5S, scoppia il caso Genova: indagati Grillo e Di Battista”. Pagina 2: “Genova, Grillo e Di Battista indagati: a rischio il sistema delle comunarie”. Pagina 3: “L’asse tra forzisti e 5Stelle: la svolta anti-toghe che sconcerta i magistrati”. Cioè: il crimine contestato a Grillo e Dibba è talmente grave da indurli ad allearsi con Forza Italia contro i giudici, anche se di quest’alleanza purtroppo nell’articolo non si trova traccia, e neppure dello sconcerto delle toghe.
Anche il Corriere dedica due pagine alla clamorosa inchiesta, con sapidi retroscena del tipo: “I leader minimizzano: ‘Ma in questo clima prepariamoci a tutto’”.
Processo per mafia? Strage? Narcotraffico? Stupro? Chissà.
Grillo, secondo il retroscenista (forse ignaro di tutte le querele e cause subite da Beppe quando faceva il comico e attaccava tutti, dalla Telecom a Craxi alla Montalcini), è in preda alla “rabbia”. E Di Battista è “molto irritato”, anche perché “i suoi si chiedono se il fascicolo aperto dal pm Cotugno possa indebolire la leadership del deputato romano”. Una carriera stroncata sul nascere.
Su La Stampa un noto giallista politico, già celebre per aver scambiato la moglie di Brunetta per una blogger grillin-putiniana (nome di battaglia: Beatrice Di Maio) specializzata in fake news contro il povero Lotti, unisce l’utile al dilettevole, cioè ai fantomatici annunci del Pd su imminenti accuse di evasione fiscale (“presto sorprese sul fisco”). E chiude in bellezza: “Il paradosso di questa storia è che la forza politica che più ha coccolato e invita i magistrati a sé, potrebbe esser sommersa, e infine illuminata, da una valanga di cause, penali e civili” (come può una valanga illuminare una forza politica? Ah saperlo: più o meno come può uno scoglio arginare il mare).
Purtroppo l’altroieri, com’era ampiamente prevedibile trattandosi di critiche politiche mosse da due politici a un politico, la Procura di Genova chiede l’archiviazione per Grillo e Di Battista: niente diffamazione, solo legittima critica politica.
La notizia è molto attesa sulle copertine dei tg e sulle prime pagine dei giornaloni che l’avevano sparata come se fosse un’inchiesta per mafia, anche perché, in caso contrario, c’è da aspettarsi il solito stracciar di vesti dei “garantisti” contro il giornalismo giustizialista e manettaro, anzi il circuito mediatico giudiziario imbeccato dai pm politicizzati che scambia gli avvisi di garanzia per sentenze di condanna e prima sbatte in prima pagina le indagini sui politici per metterli alla gogna, poi le nasconde quando finiscono nel nulla.
Invece niente di tutto questo: zero tituli sulla richiesta di archiviazione nei tg e nelle prime pagine dei giornaloni, zero sdegno per la censura. E un solo commento sui 5Stelle: quello a pagina 6 de La Stampa, firmato dal giallista dadaista della valanga che illumina. Un commento di scuse (peraltro tardive) al M5S e a Putin per l’accostamento alla moglie di Brunetta, o per la panna montata sulla querela della Cassimatis? Nossignori. La richiesta di archiviazione è confinata in 10 righe al fondo di un articolo sulle firme false a Palermo, mentre il commento riguarda l’italiano malfermo di Di Maio (Luigi, non Beatrice). In basso, un altro titolo: “Corruzione, nuovi indagati per il maxi appalto Consip”. Che strano: solo due giorni fa, in prima pagina su La Stampa, un altro immaginifico giallista decretava che “l’inchiesta su Consip, sul padre di Renzi e sul ministro Lotti, è in buona parte un’invenzione… L’inchiesta è morta… Un corpo dello Stato fabbrica e manipola e occulta prove contro lo Stato medesimo, contro il presidente del Consiglio, contro un suo ministro e strettissimo collaboratore. Ed è su un episodio di tale portata eversiva che si è condotta battaglia politica. Se non ci fermiamo, siamo perduti”. Ora, nel breve volgere di tre giorni, lo stesso giornale non si ferma ed è perduto: annuncia che l’inchiesta morta, inventata, manipolata, eversiva è viva e lotta insieme a noi, tant’è che produce addirittura “nuovi indagati”. Una delle due dev’essere una fake news: chissà quale.
Ma su La Stampa, almeno, la schizofrenia è a giorni alterni. Su la Repubblica, invece, lo stesso giorno (ieri) e nella stessa prima pagina. A sinistra, il commento di Roberto Perotti che definisce la manovra finanziaria del governo “una finzione”, “fumo negli occhi”, “una presa in giro”: “tutti lo sanno, eppure tutti perdono tempo a discutere e commentare numeri puramente fittizi” (compresa Repubblica, che da giorni magnifica i balsamici effetti della manovra). Perbacco: una fake news diffusa da Palazzo Chigi, rilanciata dai giornaloni e spedita a Bruxelles nella speranza che ci caschi pure l’Europa, mentre “tutti vedono che il re è nudo, e nessuno osa dirlo”.
A destra, in lievissima controtendenza, il commento di Stefano Cappellini contro i populisti e le loro fake news: “Il nuovo mantra dei complottisti web: ‘Nessuno ne parla’”, “L’effetto è un’inversione dell’onere della prova che oltraggia impunemente la logica. ‘Siccome nessuno ne parla, è vero’… Additandone la presunta censura, qualsiasi bestialità può essere inoculata nel dibattito politico e avvelenarlo in modo spesso irreversibile… Una paranoica cultura del sospetto travestita da emancipazione e da ribellione sociale”, dagli “spettacoli di Beppe Grillo e le dichiarazioni dei suoi adepti” in giù.
Chi non viene assalito dalla da labirintite è colto da un atroce sospetto: oddio, il Cappellini a destra non ce l’avrà mica col Perotti a sinistra (“il re è nudo ma nessuno osa dirlo”)? Chi invece ha buona memoria non ha dubbi: Cappellini ce l’ha proprio con il suo giornale, che quando uscì nel 1976 si presentò così ai suoi futuri lettori: “La Repubblica, quello che gli altri non ti dicono” (e che oggi, 41 anni dopo, non ti dice neanche la Repubblica).
Ps. Viva sempre la libera informazione e abbasso sempre le fake news (degli altri).
Marco Travaglio
15/04/17
Gianna Nannini, Basel 2002 02 - Amore cannibale
Sotto la pioggiaIl mio corpo diventa una lacrimaLacrimo me lacrimo meIl grande amore cannibaleOra io sonoUn canto che simula il ventoNon ho più me non ho più meIl grande amore cannibaleAngeli di ali immobiliSopra roghi gravidiSucchiami respiri ultimiE dopo mangiamiAngeli in grida armonicheCelestiali spiritiMai si sazianoIl grande amore cannibaleIl grande amore cannibaleIl grande amore cannibale
Il grande amore cannibaleDivora meCarnali danzeQuel che resta di un sogno da perderePiccolo spasimoIl grande amore cannibaleAngeli di ali immobiliSopra roghi gravidiSucchiami respiri ultimiE dopo mangiamiAngeli in grida armonicheCelestiali spiritiMai si sazianoIl grande amore cannibaleIl grande amore cannibaleIl grande amore cannibaleIl grande amore cannibaleDivora me
Fate una donazione all'Enità, il petrolio e le mazzette non ci bastano!
Fate una donazione all'Enità, il petrolio e le mazzette non ci bastano!
#m5s #unita #report #renzopolo #firmefalse #ottoemezzo #closing
Bobby McFerrin & Chick Corea - Spain - LIVE HD video e testo
Ieri
E
E gli angoli sbiaditi seppia
marrone e ancora è tutto
giorni Brighter posso vedere tali
Quando ogni
E
sappiamo che questo
E siamo amanti, ancora una volta
E tu sei vicino a me
posso ricordare la pioggia
le foglie marroni
In
Le notti piene di
e
posso ricordare il
Sì
ottengo un
le foglie marroni sul
terra il nostro amore è stato una festa
spagnola le luci e suoni erano la
posso ricordare il mio desiderio ogni fantasticheria
è in fiamme e ottengo una foto di tutti i nostri ieri
Sì oggi, posso dire
I ottenere un calcio ogni volta che vedo
vedo momenti
I tuoi occhi incontrano i miei e ballano al />
< br /> Il suono dei nostri cuori battere
E sempre lo sapremo
significato posso ricordare il mio desiderio ogni fantasticheria è in fiamme
E ho una foto di tutti i nostri ieri
Sì, oggi, posso dire
ottengo un calcio ogni volta che vedo lo sguardo verso di me
mi guardi
vedo momenti della storia
I tuoi occhi incontrano i miei
E si
il suono dei nostri cuori battere come nacchere
E sempre noi 'll conoscere il loro significato
posso ricordare il mio desiderio
ogni fantasticheria è in fiamme
E ho una foto di tutti i nostri ieri
Sì oggi posso dire < br /> ho un calcio ogni volta che ti vedo lo sguardo verso di me
essere
si guardano me
vedo momenti della storia
I tuoi occhi miei si incontrano e ballano al />
il suono dei nostri cuori battere come nacchere
e sempre lo sapremo il loro significato
mi ricordo la pioggia nel dicembre
le foglie di colore marrone che cadono verso il basso
in Spagna ho fatto l'amore e adorano si
le notti piene di gioia sono stati i nostri ieri < br /> E domani vi porterà vicino a me
posso ricordare il mio desiderio ogni fantasticheria è in fiamme
E io avere un
Sì oggi posso dire
ho un calcio ogni volta che
Ehi, ehi, oh
Cosa sono le fake news? La non-risposta della Commissione Europea
Pertanto la Commissione Europea per sua stessa ammissione non é in grado di definire le fake news, non é in grado di dire chi l’ha incaricata di contrastarle, ma seguiterà ad incitare Facebook, Google, etc. a lottare contro di esse.
Alla seconda domanda (dove é il confine fra notizie false e notizie attendibili) la Commissione risponde semplicemente che non esiste una definizione univoca di fake news e che esse non sono illegali, salvo quando hanno rilevanza penale.
Alla seconda domanda (dove é il confine fra notizie false e notizie attendibili) la Commissione risponde semplicemente che non esiste una definizione univoca di fake news e che esse non sono illegali, salvo quando hanno rilevanza penale.
Cosa sono le fake news? La non-risposta della Commissione Europea
Non le definisce, non dice chi l’ha incaricata di contrastarle, ma continuerà ad incitare Google e Facebook a lottare contro di loro. E’ l’esito della nostra interrogazione.
E’ finalmente arrivata la risposta alla nostra interrogazione sulla lotta promossa dalla Commissione Europea alle fake news e che può in realtà colpire la pluralità di espressione su internet. Abbiamo ricevuto un testo che potrebbe risultare adeguato se, anziché presentare un’interrogazione, avessimo chiesto alla Commissione Europea di scrivere un temino da terza media sulle fake news, mentre noi avevamo posto tre domande precise che vengono accuratamente aggirate.
In fondo a questo post riportiamo sia l’interrogazione (cofirmata dalle colleghe Evi ed Adinolfi) sia la prosa che abbiamo ricevuto come replica. La prima domanda chiedeva chi avesse incaricato la Commissione Europea della lotta alle fake news, visto che essa, pur non potendo intraprendere una simile azione di sua iniziativa, ha attivamente sollecitato le piattaforme IT come Google e Facebook a contrastare la diffusione di notizie false. La Commissione ha risposto come se non lo avessimo domandato.
Eppure la Commissione Europea ha davvero ha incitato le piattaforme IT ad agire contro le fake news: riportiamo qui di seguito come esempio, una dichiarazione della Commissaria Europea alla Giustizia, Věra Jourová, proveniente dal sito internet della stessa Commissione Europea (il neretto è aggiunto da noi)
The last weeks and months have shown that social media companies need to live up to their important role and take up their share of responsibility when it comes to phenomena like online radicalisation, illegal hate speech or fake news. While IT Companies are moving in the right direction, the first results show that the IT companies will need to do more to make it a success
Altri esempi che avevamo citato nelle note in fondo all’interrogazione a proposito dell’interventismo della Commissione Europea e delle sue sollecitazioni alle piattaforme IT sono gli articoli comparsi sulle testate on line Politico e Financial Times.
La Commissione Europea scrive come se la lotta alle fake news fosse un’idea in tutto e per tutto spontanea ed autonoma di Google e Facebook. Essa infatti alla nostra prima domanda risponde quanto segue:
accoglie con favore le recenti iniziative prese dalle piattaforme online e dai gruppi editoriali per combattere la disinformazione, individuare le notizie false e impedirne la diffusione; continuerà dunque ad incoraggiare tali iniziative e esaminerà queste misure volontarie per comprenderne l’impatto e l’efficacia.
Alla seconda domanda (dove é il confine fra notizie false e notizie attendibili) la Commissione risponde semplicemente che non esiste una definizione univoca di fake news e che esse non sono illegali, salvo quando hanno rilevanza penale.
Pertanto la Commissione Europea per sua stessa ammissione non é in grado di definire le fake news, non é in grado di dire chi l’ha incaricata di contrastarle, ma seguiterà ad incitare Facebook, Google, etc. a lottare contro di esse.
L’estabilishment ha attribuito alle fake news due fatti molto sgraditi a Bruxelles: la vittoria di Trump ed il Brexit. Di qui la terza domanda della nostra interrogazione: in quale misura, secondo la Commissione, i sentimenti anti-UE sono attribuibili alle fake news e in quale alle politiche di austerity.
La Commissione non dispone di dati che mettano in relazione le cosiddette false notizie e il presunto malcontento nei confronti dell’UE, e non è dunque in grado di rilasciare dichiarazioni al riguardo.
Il neretto su “presunto” é una nostra aggiunta. Quel “presunto”, da solo, vale quanto un intero poema. Di seguito pubblichiamo il testo dell’interrogazione e la risposta della Commissione Europea.
Boldrini inadeguata e pericolosa è,con la storia del falso, ci tocca una censura feroce, facebook che censura il filmino youtube se ne metti più di tre, oppure pure nei commenti se metti troppi adesivi, o anche se condividi notizie di pagine più di tanto, a me sta succedendo,e non sono terrorista, non sono estremista, sono grillina, pago le tasse, ho la fedina penale pulita, sono pensionata,
La signora Boldrini inadeguata a coprire il ruolo di terza carica dello stato,pensa solo alla sua immagine, ossia lavora per la sua vanità, e con la storia del falso, ci tocca una censura feroce, facebook che censura il filmino youtube se ne metti più di tre, oppure pure nei commenti se metti troppi adesivi, o anche se condividi notizie di pagine più di tanto, a me sta succedendo,e non sono terrorista, non sono estremista, sono grillina, pago le tasse, ho la fedina penale pulita, sono pensionata, eppure subisco una censura feroce grazie alla vanità della boldrini e suoi similari,che devo dire, mi vergogno che una donna così sta a fare la presidente della camera, tutta presa da se stessa, finta proletaria, cioè io leggendo quello che è manco morta mi sogno di essere proletaria, è come dire sono vegetariana e banchetto con una carnefice, non è una donna che mi rappresenta, se la notizia della sorella è falsa , dicve che è falsa e la fa finita, ma tutto è cominciato con un nudo di donna, pareva lei e allora apriti cielo, ma pure la Merkel è stata fotografata nuda e manco un be ha detto,anche eprchè cosa c'è di male, insomma peggio di lei c'è solo lei, nel 2018 la saluteremo con gioia e spero vada a stare in un paese islamico così se mette sto burqa del cacchio e non rompe più i maroni a noi, che abbiamo cose serie da fare
La bufala contro la Boldrini: “La sorella fa affari coi migranti”
Ci risiamo. La bufala circolata ieri in Rete vedeva un fotomontaggio dell’attrice americana Krysten Ritter spacciata come “Luciana”, la sorella minore (peraltro morta) della presidente della Camera Laura Boldrini, a capo di 340 cooperative che si occupano della gestione migranti. Un altro sito le attribuiva una pensione maturata a soli 35 anni. Arriva presto la smentita della presidente Boldrini su Facebook: “Lo voglio dire a ridosso delle feste di Pasqua, quando ci si riunisce in famiglia. La mia unica sorella, morta anni fa per malattia, non si è mai occupata di migranti. Non si chiamava nemmeno Luciana, ma Lucia”. La Boldrini si rivolge a quanti hanno condiviso queste menzogne, ma in particolar modo “a chi ha creato queste false notizie, personaggi senza scrupoli, sciacalli che non si fermano nemmeno davanti ai morti”. La presidente della Camera ha già preso parte a un’iniziativa a fine novembre contro l’odio in Rete, ha lanciato la petizione #BastaBufale, e venerdì 21 aprile ospiterà alla Camera quattro tavoli di lavoro per approfondire il tema. Tra gli invitati Google e Facebook: la Boldrini ha scritto a Mark Zuckerberg, affinché istituisca in Italia un ufficio che risponda a chi chiede di bloccare contenuti offensivi.
la rai va privatizzata e tolto il canone, campi del lavoro e non come oggi, è un finanziatore occulto della politica che si fa pubblicità a gratis e con prepotenza coi soldi miei e mò bastaaaaaaaa
la rai è da privatizzare e il canone tolto,è un'altro modo per fianziare i partiti,ossia in questo caso i partiti che governano,falsano notizie, e sono agli ordini di governanti anche incapaci e poi che dire pure criminali,se fosse privata dovrebbe lavorare e vuol dire avere auditel e che te lo pigli con il pubblico che schiaccia il telecomando su un canale.
Oramai è sempre la solita solfa, la rai che da notizie a secondo chi comanda e come faccio io ad avere fiducia in una tv così,poi pagarla anche?Oltre al fatto che un referendum ha detto a chiare lettere che la rai va privatizzata, ma come al solito il potere politico se ne fotte dei referendum
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/rai-ce-lordine-di-renzi-campo-dallorto-se-ne-andra/
Rai, c’è l’ordine di Renzi: Campo Dall’Orto se ne andrà
Il direttore generale ha rotto con l’ex premier e ha capito che il Cda è pronto a mandarlo via: o si dimette subito o aspetta la “sfiducia” del 4 maggio
Antonio Campo Dall’Orto l’ha capito da un po’. Da quando Matteo Renziha smesso di chiamare e i messaggi, non proprio di apprezzamento, gli sono arrivati tramite i consiglieri renziani che siedono in cda Rai, rapidi nel mutare atteggiamento, prima sostenitori e poi detrattori. Il direttore generale l’ha capito da un po’: l’esperienza in Viale Mazzini è finita con un anno di anticipo. Ora dovrà scegliere le modalità di uscita: con le dimissioni, da rassegnare nei prossimi giorni oppure con la sfiducia in Cda – già fissato il 4 maggio – per guadagnarsi le stimmate dell’epurato, però accanto alle impronte digitali dell’ex amico Matteo.
Il rapporto con l’ex premier era compromesso dal referendum (Renzi gli ha imputato lo scarso supporto della televisione pubblica), ma la situazione è precipitata con l’inchiesta di Report sul salvataggio del quotidiano l’Unità e i benefici che ne avrebbe tratto la nuova proprietà, la Pessina costruzioni. Campo Dall’Orto s’è comportato in maniera molto corretta con la trasmissione di Rai3, senza ostacolare la messa in onda, mentre gli avvocati di Renzi spedivano lettere per minacciare querele. L’ex premier ha trascorso lunedì e martedì al telefono con i consiglieri renziani in Cda, soprattutto con Guelfo Guelfi e Rita Borioni, armati per rovesciare il capo dell’azienda. Guelfi ha definito “ignobili” certe trasmissioni e, senza perifrasi, ha svelato il pensiero di Renzi. Campo Dall’Orto ha fallito su Rai3, lì dove il renzismo non ha attecchito mai e lì dove resiste un’eredità di sinistra.
Oltre all’ultimo episodio di Report, l’ex premier non ha gradito la riconferma di Lucia Annunziata e la prima serata affidata a Bianca Berlinguer. Il mandato di Campo Dall’Orto, però, è disseminato di errori. Per esempio, l’Autorità Anticorruzione è costretta a intervenire di nuovo sulla nomina di Genséric Cantournet, il responsabile della sicurezza, selezionato da una società del padre e non ancora rimosso. E ancora: troppi esterni assunti, ritardi sul progetto editoriale, i conflitti sul piano di produzione, i conti abbelliti con l’extra-gettito del canone. Così Paolo Messa spiega la posizione sul bilancio: “La mia astensione è una bocciatura nel merito che non riguarda i palinsesti, ma i numeri della gestione e la governance più in generale. I verbali degli ultimi mesi testimoniano con chiarezza come sia stato il vertice aziendale a sfiduciare il Consiglio aggirandolo costantemente e senza neppure tenere conto dei rilievi di Anac. Quella di questi giorni non è una valanga improvvisa, ma una frana che lentamente si avvicina a valle”. Campo Dall’Orto non dispone di estimatori nel governo, ma l’azionista Tesoro e il premier Gentiloni sanno che toccare la Rai scatena sempre delle tensioni politiche.
Il presidente Monica Maggioni è pronta a subentrare a Campo Dall’Orto per una “reggenza” di un anno, in questi giorni ha rassicurato il Cda e la politica per suggerire una soluzione comoda. La giornalista avrebbe il consenso dei consiglieri e la copertura del centrodestra. Il direttore generale defenestrato dal partito che l’ha promosso è un classico di Viale Mazzini. Ma va riconosciuto un merito a Renzi: è la prima volta che un cittadino, al momento sprovvisto di cariche politiche, licenzia il dg Rai.
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