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19/07/18

Giuseppe Conte Ieri ho avuto una lunga chiacchierata con il direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio. Un'intervista franca e schietta, in cui ho fatto il punto sui principali temi di attualità politica, dalle questioni economiche, al lavoro, all’emergenza migranti che vogliamo rendere sempre più strutturale ed europea, fino agli impegni del governo e alla sua agenda anche in politica estera.


Giuseppe Conte
Ieri ho avuto una lunga chiacchierata con il direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio. Un'intervista franca e schietta, in cui ho fatto il punto sui principali temi di attualità politica, dalle questioni economiche, al lavoro, all’emergenza migranti che vogliamo rendere sempre più strutturale ed europea, fino agli impegni del governo e alla sua agenda anche in politica estera. Mi è stato chiesto perché parlo poco e, come già detto durante il colloquio, ribadisco qui che preferisco parlare con i fatti, quando ho qualcosa di concreto da dire su quello che sto facendo. Per me il silenzio operoso è una virtù.
Vi propongo l'intervista di seguito. Per sapere, anche da voi, cosa ne pensate.
Intervista al Fatto Quotidiano - 19/07/2018
"Ecco chi sono e cosa faccio"
La prima notizia è che Giuseppe Conte esiste: l'abbiamo incontrato ieri a Palazzo Chigi per due ore. La seconda è che parla.
Presidente, perché esterna così poco?
«Penso che gli italiani siano più interessati alle iniziative del governo che alle parole dei governanti».
I suoi vicepremier, soprattutto Salvini ma pure Di Maio, non la pensano così.
«Dopo 50 giorni da premier mi accorgo che il silenzio operoso non è apprezzato da tutti come una virtù. Quindi parlerò un po' di più, ma solo quando avrò qualcosa da dire di concreto su quello che sto facendo. Non può essere che io lavori dalle 8.30 alle 23, a volte anche fino a notte fonda, e poi scopra da qualche giornale che sarei "scomparso”».
Non le viene mai voglia di frenare, o correggere, o stoppare qualche suo ministro incontinente?
«Nella dialettica fisiologica, ogni tanto c'è qualche dichiarazione non appropriata. Ma preferisco risolvere la cosa a tu per tu: il premier sono io e l'indirizzo politico al governo devo darlo io».
Le pare normale che, per sbloccare l'emergenza della nave Diciotti che Salvini non voleva far sbarcare, abbia dovuto intervenire Mattarella per dirle di fargli cambiare idea?
«Le cose non sono andate così. Ero al vertice Nato e lì ho scoperto che i cellulari erano schermati, noi premier eravamo tutti isolati. All'uscita, incontrando i giornalisti, ho chiesto se c'erano novità perché ne sapevano più di me. Ho saputo dell'emergenza, dopodiché ho fatto le mie telefonate e fra queste ho ricevuto quella del capo dello Stato. Che non mi ha affatto detto quel che devo fare, non è nel suo stile: abbiamo convenuto sulla soluzione più giusta, su cui mi ero già attivato».
Non è debole un premier scelto dai suoi due vice?
«Ma nessun premier si sceglie da solo, tutti i premier sono scelti da altri. Avere al mio fianco i due leader dei partiti di maggioranza è persino un vantaggio, perché mi evita le liturgie dei vertici di coalizione e rende più diretto il confronto e più spedito il percorso del governo».
Quante volte al giorno sente Di Maio e Salvini?
«A volte mai, a volte li vedo o li sento anche due o tre volte. Dipende dai temi di cui si occupano nei rispettivi dicasteri e dalla loro urgenza».
Grillo l'ha mai incontrato?
«Una volta, in campagna elettorale, dopo la presentazione della squadra degli aspiranti ministri 5Stelle. Mi ha detto: 'Ah, tu fra tutti sei quello normale...'. Forse perché appaio un po' paludato, sempre in giacca e cravatta».
Ha detto, nell'unica intervista tv, che il suo cuore batteva a sinistra. Per chi votava?
«Votai l'Ulivo di Prodi, una volta credo i centristi (mai FI né An). E il Pd fino al 2013. Ma poi, deluso, mi sono ravveduto. Nel 2018 ho votato M5S».
Cosa l'ha delusa del Pd?
«Già l'Italicum non mi piaceva, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la riforma costituzionale. Al referendum votai convintamente No».
Chi è il suo modello di premier?
«Aldo Moro».
E fra i viventi?
«Senza offesa per nessuno, sempre Moro».
Come ha conosciuto Maria Elena Boschi?
«All'università. Insegnavo Diritto civile alla scuola specialistica di Firenze per le professioni legali, fu formata la commissione esaminatrice e lei ne faceva parte: mi aiutò a correggere i compiti».
Mai stato iscritto a partiti?
«Mai avuto tessere. Agli scout, scappai un attimo prima di prendere quella dell'Agesci».
Scout cattolici: è credente?
«Sì».
È vero che è vicino all'Opus Dei?
«No, mi avevano proposto di entrarci, ma ho rifiutato».
La massoneria è di casa negli atenei: mai avuto a che fare?
«Mai. Se qualche massone ha provato ad avvicinarmi, non l'ho capito o non me ne sono accorto».
Lo scandalo dei baroni e dei concorsi truccati ha squadernato un sistema orrendo. Che si può fare per riportare merito e trasparenza?
«Ogni riforma ha fallito, compresa la Gelmini che infilò nelle commissioni lo 'straniero', una specie di marziano di Flaiano, che poi marziano non era perché tutti conoscono tutti. Perciò può non servire neppure il sorteggio dei commissari. Una soluzione potrebbe un ferreo codice di autodisciplina in cui tutti si impegnino a rispettare i principi dell'art. 54 della Costituzione: disciplina e onore».
Parliamo di immigrazione. Chi ha ragione fra la Ong 0pen Arms che accusa la Libia e l'Italia per gli ultimi due morti in mare e Salvini che parla di fake news?
«Non abbiamo ancora informazioni risolutive, ma è inaccettabile che un'Ong - ammesso e non concesso che sia mancato il pronto intervento della Guardia costiera libica - incolpi il governo italiano».
Lei rivendica il successo della suddivisione "volontaria" per quote fra 5 Paesi Ue più l'Italia dei migranti dell'ultimo sbarco. Ma come può pensare che la soluzione, a ogni barcone in arrivo, sia attaccarsi al telefono e chiedere aiuto ai 26 partner europei?
«Le do una notizia: ieri sera (martedì, ndr) ho scritto la seconda lettera a Juncker e Tusk per chiedere che quel che è avvenuto domenica diventi una prassi, affidata non più alle nostre telefonate ai partner, ma a un gabinetto o comitato di crisi sotto l'egida della Commissione Ue, che poi si faccia mediatrice con i vari governi».
Una politica che stona con le sparate di Salvini sulla "pacchia" e le "crociere" dei migranti. Perché non interviene mai a zittirlo, in nome di un minimo di umanità?
«Col ministro Salvini non parliamo di scelte lessicali, ma non mi pare una persona indifferente a certi valori. Parla per noi la nostra politica, finalizzata a ridurre le partenze e dunque i morti in mare, evitando di metterci ogni volta dinanzi a un drammatico dilemma morale. Se poi - come confido avverrà - altri Paesi extraeuropei accetteranno di creare non hotspot, ma 'centri di protezione' per esaminare le richieste di asilo, i veri profughi che avranno diritto di venire in Europa potremo portarli direttamente noi, con corridoi umanitari, stroncando il traffico degli scafisti».
Ma Dublino è ancora in vigore e la condivisione europea è solo su base volontaria. Ripeterebbe che al Consiglio d'Europa di fine giugno l'Italia ha vinto all'80%?
«Sì, perché so com'è andata quella notte. Alle 5 meno un quarto del mattino, si alza un premier e dice: 'Non accetteremo mai che Giuseppe chieda 10 e ottenga 10'. Rifiutava persino la dichiarazione iniziale per cui chi sbarca in un Paese europeo, cioè soprattutto in Italia, sbarca in Europa. I lavori sono stati sospesi per un quarto d'ora, poi alla ripresa il principio è passato».
Ma gli amici di Salvini, i Paesi di Visegrad capitanati da Ungheria e Repubblica Ceca, non accolgono nessuno. Che senso ha l'asse con loro?
«Sto cercando di convincerli - perciò ho appena invitato il premier ceco a Roma - che nemmeno loro, che non affacciano sul Mediterraneo, sono immuni dal problema. Che bisogna controllare a livello europeo flussi e accoglienza per affrontare le questioni non solo migratorie, ma anche demografiche, che prima o poi toccano tutti. Qualcuno prima, altri fra qualche anno».
Come potete chiedere, con Salvini, che quelli libici vengano dichiarati porti sicuri?
«La Libia non è uno Stato e non ha un governo unico. Lavoriamo per stabilizzarla. Con tutti i soggetti in campo».
Incontrerà anche il generale Haftar?
«Lo vedrò. In autunno organizzerò qui in Italia una conferenza sulla Libia, invitando tutti gli stakeholder interessati all'area, dai governi europei agli Usa ai governanti dell'Africa mediterranea».
Macron lo sa?
«Gliel'ho detto fin dal G7: l'obiettivo non sono le elezioni in Libia entro dicembre, ma la stabilizzazione del Paese: senza, le elezioni possono diventare un boomerang e moltiplicare il caos».
Ma per Macron la Libia è roba sua.
«Se davvero la pensasse così, sbaglierebbe di grosso. La Libia non è né sua né nostra, è uno Stato indipendente che storicamente ha un rapporto privilegiato anche con l'Italia. Noi non ci rinunceremo mai».
Appena divenuto premier, lei s'è trovato catapultato al G7: come l'hanno accolta gli altri capi di governo?
«Fino al giorno prima la Merkel e Trump li vedevo in tv. Ma mi sono subito calato nella parte e ho avuto la fortuna di conoscerli tutti insieme, anche in una serie di incontri bilaterali di mezz'ora ciascuno. Molto utili per stabilire un rapporto schietto, in vista degli incontri europei seguenti».
Con chi va più d'accordo?
«Con tutti».
Anche con Macron?
«E molto friendly e franco, a prescindere dalle frizioni che nascono dal fatto che lui difende gli interessi dei francesi e io quelli degli italiani».
Come ha reagito la Merkel quando lei ha rifiutato l'accordo per riprendersi i migranti "secondari"?
«Ha apprezzato la mia franchezza. Le ho detto che dei movimenti secondari potremo occuparci solo quando l'Ue avrà preso impegni seri su quelli primari. Ha capito».
Parliamo di Rai: il governo sta per nominare il dg e i partiti il Cda. Ma per farne che? Qual è la vostra idea di Rai? Spezzettarla, privatizzarla, lasciarla così?
«Difendere il servizio pubblico, assicurare una pluralità di voci, differenziare i canali e averne almeno uno senza, o con pochissima pubblicità. Il resto lo scriveremo in una riforma organica».
Lei che cosa guarda in tv?
«Pochissimo: partite di calcio, o di tennis, e film d'autore».
Gioca a calcio e a tennis?
«Giocavo, poi mi sono rotto il menisco e il legamento crociato, e dopo l'operazione non mi sono sentito più sicuro».
Che libri legge?
«Noiosissimi testi di diritto. E, quando posso, letteratura. Il mio preferito è Saramago».
Ripristinerebbe l'art. 18?
«Aspettiamo che sul punto si pronunci la Consulta. Intanto col dl Dignità abbiamo alzato l'indennità ai lavoratori licenziati illegittimamente».
Lei ha capito se il complotto evocato da Di Maio sulla "manina" che ha infilato il virus nel decreto Dignità è dell'lnps di Boeri o della Ragioneria dello Stato?
«Non ho tempo per fare il detective. Certo quel numero di 8 mila disoccupati all'anno è arrivato all'ultimo, fuori tempo massimo perché potessimo controbattere con dati più attendibili a quelle stime poco plausibili. Avendo iniziato la carriera come giuslavorista, avrei parlato volentieri anch'io, se avvertito per tempo».
Pensa, come i 5Stelle, che qualcuno all'Economia remi contro e urga una bonifica?
«Per carità, nessuna bonifica ambientale. Se dobbiamo cambiare o nominare qualcuno, seguiremo come sempre criteri di merito e professionalità, non di obbedienza».
Boeri scade a dicembre: sarà confermato?
«Glielo dico a dicembre».
Anche Tria, che fa il poliziotto cattivo sulle coperture finanziarie, è nel mirino della maggioranza. È in bilico?
«Ma no, lui è il Cerbero che deve far di conto. E il suo mestiere, nessun allarme. Voi non ci crederete, ma sono testimone diretto dei Consigli dei ministri: malgrado le voci di liti, non so no mai volate parole grosse o insulti. Se poteste assistere, vi annoiereste mortalmente. Per ora andiamo tutti d'accordo: anche quando ci sono posizioni diverse, la mia mediazione di giurista pragmatico vince sempre. E pure chi sembra più esuberante poi si rivela più ragionevole di quel che si dice».
Savona evoca il Cigno Nero, cioè l'uscita dall'euro per volontà altrui: l'ltalia nell'euro è in discussione?
«No, mai avuto né io né i miei ministri intenzioni del genere. Io lavoro al Cigno Bianco, cioè ad agire con responsabilità per prevenire con la stabilità dei conti qualunque valutazione di inaffidabilità che possa innescare tempeste finanziarie. L'Italia è solida e stabile, il debito pubblico è alto ma sostenibile. L'euro per noi è irreversibile».
Può giurare che non farete il condono fiscale?
«Giuro che non ci saranno condoni. Siccome abbiamo in cantiere una riforma organica, direi rivoluzionaria, del fisco basata su due aliquote e una no tax area, consentiremo a chi ha col fisco pendenze senza colpa di azzerarle. Ma nessun condono come in passato, cioè interventi una tantum a quadro normativo invariato. Si azzera tutto, quale premessa necessaria e imprescindibile della riforma. Si ricomincia su basi nuove e si aumentano le pene per gli evasori».
È quel che dicono tutti quelli che fanno condoni, poi li chiamano concordato, voluntary disclosure, rottamazione delle cartelle...
«Lei può chiamarlo come vuole, ma non sarà un condono: azzeramento delle pendenze a certe condizioni, poi semplificazione e fisco meno vessatorio con i contribuenti, ma più severo con gli evasori».
Lei disse subito di volere un'Italia più giusta: ma la Flat Tax, anche se non si capisce quanto sarà flat con tutte le detrazioni e deduzioni, favorisce i ricchi.
«La Costituzione impone giustamente la progressività fiscale. E noi la rispetteremo».
Le nomine le sta facendo lei? Si leggono tanti nomi...
«Il ministro competente le propone a me, io ne parlo con i due vicepremier, poi decidiamo insieme. Se non c'è accordo sulla persona più competente, rinviamo per trovarne una migliore.
L'ad dell'Eni, Descalzi, è stato rinviato a giudizio per corruzione internazionale: le pare normale?
Non l’abbiamo nominato noi, al momento del rinnovo ci porremo il problema. Se in futuro un manager fosse imputato di corruzione, ne trarremmo le conseguenze. Lo accompagneremo alla porta».
In Parlamento ha parlato molto di mafia e corruzione: quando arrivano le prime iniziative del governo?
«Il ministro Bonafede sta lavorando su misure interdittive per aggravare le pene accessorie di corrotti e corruttori (il Daspo) e sull'agente sotto copertura per far emergere i reati e prevenirli. Ma anche per snidare la corruzione nascosta in certe sofisticate triangolazioni finanziarie e nei finanziamenti poco trasparenti, magari coperti dietro il paravento della privacy, a fondazioni e associazioni di varia natura. Poi faremo una seria normativa antimafia».
Salvini le ha parlato della sentenza sulla Lega?
«Sì, mi ha rappresentato le difficoltà di fare politica senza risorse. È un problema serio, gli auguro di risolverlo».
Non ci dica che lei, giurista, condivide la licenza di sparare sempre ai ladri spacciata per legittima difesa.
«La riforma che faremo non è in questi termini: sarebbe inaccettabile. Vogliamo solo risparmiare a chi davvero spara per difendersi il calvario dei vari gradi di giudizio».
Ma di solito vanno a processo quelli che sparano alla schiena del ladro in fuga.
«Non solo, purtroppo. Comunque non daremo incentivi a farsi giustizia da soli, ad armarsi tutti o a sostituire la difesa delle forze dell'ordine con l'autodifesa personale».
Lei ha il porto d'armi o lo prenderebbe?
«Io no, per carità, sono un pacifista: personalmente ritengo che possedere un'arma e tirarla fuori esponga addirittura, in certe circostanze, a rischi maggiori».
Per le Olimpiadi invernali del 2026 è meglio Torino o Milano?
«Abbiamo affidato lo studio al Coni, per una candidatura che rispetti l'ambiente, risparmi risorse e riutilizzi impianti già esistenti. Quando lo avremo, diremo la nostra».
Avete promesso anche una legge sul conflitto d'interessi. Anche lei, appena arrivato, ha avuto un problema del genere: come avvocato aveva dato un parere su Retelit, poi il suo governo ha deciso nella stessa direzione.
«L'unica strada che avevo per evitare polemiche era rinunciare a fare il premier. Oppure, come ho fatto, disinteressarmi totalmente della questione: mai toccato una carta di quel dossier da quando sono a Palazzo Chigi. Il Consiglio dei ministri ha deciso in assoluta libertà mentre io ero al vertice G7, nemmeno l'imbarazzo di dover uscire dalla stanza».
Negli apparati, nella burocrazia e nell’establishment sono più quelli che remano contro o quelli che saltano sul carro del vincitore?
«Coesistono entrambe le categorie. Non frequento salotti, ma diciamo che l'eterno trasformismo e camaleontismo italiano un po' lo noto».
Lei ha avuto vari contenziosi con l'Agenzia delle Entrate e ha detto che il postino portava le cartelle in una casa dove lei non abitava. Poi però s'è scoperto che alcune cartelle erano giunte dove lei abitava.
«Quando ancora convivevo con mia moglie, in una casa senza portiere, si accumulavano notifiche che non sempre riuscivamo ad andare a ritirare alla posta. Poi però ho sempre pagato tutto. Una volta il commercialista mi disse che era scaduto il termine per fare opposizione, ma non ci fu nessuna evasione. Divenuto premier, ho chiesto un certificato all'Agenzia delle Entrate: sono risultato illibato».
Le dispiace, da uomo di sinistra, la quasi estinzione della sinistra?
«Non gioisco affatto per le difficoltà del Pd e della sinistra in generale. Un'opposizione forte aiuta i governi a sbagliare meno e li sprona a fare meglio».
Come convive con due alleati, uno di destra e l'altro - su certe cose - di sinistra?
«Benissimo. Faccio da ponte. Poi, sa, non avendo problemi di sondaggi, non bado alle percentuali di consenso personale: magari oggi perdi qualche punto, ma domani, se lavori bene, ne conquisti il doppio».
S'è pentito di quel curriculum che molti hanno giudicato taroccato o gonfiato?
«No, perché non ho scritto nulla che non fosse vero, anche se poi le conferme dai vari atenei, dopo il polverone iniziale, si sono perse nel baccano generale. Se non ho risposto subito è perché non avevo a portata di mano le carte per confermare quelle esperienze di aggiornamento, e intanto stavo lavorando alla squadra di governo».
Tornando indietro, riscriverebbe il curriculum uguale identico?
«No, tornando indietro scriverei: 'Giuseppe Conte, avvocato'».
E premier no?
«Ah, sì, 'avvocato e presidente del Consiglio'».

Saviano io posso essere tua nonne e ti dico,ma vai a cagare, sei ignorante e presuntuoso con la tua finta umanità /pubblicità

ti chiedo per favore stattene nell'attico di nuova work e non rompere i cabassisi, sei ignorante e usi noi per farti pubblicità, sei un criminale, se tu avessi meno soldi e un'abitazione nei quartieri degradati da affollamenti di varie etnie e senza soldi capiresti che fare venire gente ancora a aumentare il sito è criminale,ma tu la boldrini e i piddini,tutti mantenuti da noi pezzenti ste cose non le volete capire, non puoi decidere tu e le varie lobby delle migrazioni che fanno soldoni sulla pelle dei migranti e le nostre, siamo noi popolo che decidiamo e abbiamo votato m5s e lega appunto perchè di voi siamo schifati,siete voi fascisti,voi che seguite i fascisti che a fine guerra si sono scoperti comunisti che gli faceva comodo,qualche nome te lo faccio, napolitano,scalfari e pure camilleri, voi della classe borghese che ci nominate plebaglia, ma noi potendo vi facciamo il culo, poi voi sareste democratici?L'Africa è enorme, gli africani stanno male e non li puoi portare quì per risolvere i problemi,ma devi intervenire lì, con gente umana ,con voi no che prima vi pigliate gli attici e poi predicate,ma annante a cagare, c'è bisogno di gente che vada lì e dia una mano sul serio,insomma tipo di battista che non sta negli,sui , sotto e a lato degli attici,ma vive fra la gente, il resto ho comperato un sacco di libri,mai uno tuo ed ho fatto bene.
Il Ministro della Mala Vita si è deciso a querelarmi. Non ho avuto alcuna comunicazione ufficiale, quindi non so ancora chi sia il magistrato incaricato delle indagini, ma posso assicurare che appena lo saprò chiederò di essere interrogato. Oggi non bisogna arretrare di un passo davanti a un potere che ha il terrore delle voci critiche, che ha il terrore dei testimoni oculari delle nefandezze che si consumano ogni giorno nel Mediterraneo e, in definitiva, ha il terrore di chi ogni giorno afferma con forza che incutere paura è l'arma nelle mani di chi vuole restringere le libertà personali.
Non l'ho mai fatto, ma vi chiedo di essere oggi con me in questa battaglia: dietro l'angolo c'è la Russia di Vladimir Putin, modello del ministro della Mala Vita che, come è noto, ha spesso portato alle estreme conseguenze il contrasto al dissenso.
Tocca agli uomini di buona volontà prendersi per mano e resistere all'avanzata dell'autoritarismo. Anche di quello che, per fare più paura, usa la carta intestata di un Ministero, impegnando l'intero Governo contro uno scrittore. E sono sicuro che in questo “governo del non cambiamento” nessuno fiaterà, aggrappati come sono tutti al potere.
Io non ho paura.

dico al governo del cambiamento ,togliete il vecchio e mettete gente fidata, toglieteli sono marci sino al midollo

dico al governo del cambiamento ,togliete il vecchio e mettete gente fidata, toglieteli sono marci sino al midollo


di Fabio Lugano
Grazie ad un nostro attento lettore  dalla memoria lunga (Grazie Fabrice) siamo in grado di darvi qualche chicca storica sui legami fra De Benedetti, Soros e Boeri
Un pezzo di Verdirami dal Corriere dell Sera di qualche anno fa
«Quando Francesco Rutelli è entrato ieri al numero 888 della Settima Avenue per conoscere George Soros, le presentazioni erano di fatto già avvenute. Perché il leader della Margherita era stato preceduto da una lettera inviata giorni fa da Carlo De Benedetti. Poche righe in cui l’Ingegnere aveva tracciato al potente finanziere il profilo dell’ex sindaco di Roma, definito «un giovane brillante politico italiano”. I rivali di Rutelli diranno che si è fatto raccomandare, che per essere ricevuto si è valso di una lettera per accreditarsi. Ma la tesi stride con la genesi dell’incontro, se è vero che l’idea risale a due settimane fa, e che l’approccio è avvenuto via email. Con la posta elettronica Lapo Pistelli provò infatti a contattare il magnate americano. Il responsabile Esteri dei Dl si trovava insieme a Rutelli a Cipro per un incontro del Partito democratico europeo: studiando l’agenda del viaggio negli Stati Uniti, si accorsero che mancava qualcosa, “ci sono gli appuntamenti politici, però ne servirebbe uno con il mondo della finanza”. è una storia tipicamente americana quella capitata al capo della Margherita, visto che quando partì il messaggio nessuno pensava di ottenere risposta, “nessuno in Italia – commenta Pistelli – si sognerebbe di entrare in contatto così con un industriale o un banchiere”: “La storia del nostro incontro con Soros dimostra che in America, dall’altro capo del telefono o del computer, c’ è sempre qualcuno pronto a darti attenzione”.»
Quindi De Benedetti è in grado di metter in contatto diretto con Soros, con lui ha famigliarità. Del resto l’anello di congiunzione è il banchiere svizzero Edgar de Picciotto che è nel CdA di Quantum Fund , fondato da Soros, ma il cui figlio è stato nel CdA della Olivetti di De Benedetti negli anni 80. Per conoscere in quali affari sia De Picciotto e le sue banche TBA e CBI, cercate sul web….
Del resto, parliamo chiaro, è stato De Bendetti a volere all’INPS Boeri, come ricorda bene anche Dagospia…
Potete leggere l’articolo originale QUI.
Non possiamo poi dimenticare che SOROS fu invitato al Festival dell’Economia di trento nel 2012, proprio quando era presidente del comitato scientifico  TITO BOERI, che non mancò di invitare, guarda caso, anche DE BENEDETTI.
Trovate in questa pagina l’invito a Debenedetti, e in quest’altra l’intervento di Soros.
Insomma TITO BOERI lavora a braccetto con chi sostiene la “Open Society”, cioè una società “Aperta” si, allo sfruttamento economico ed alla distruzione culturale. Perchè se una nazione vuole svilupparsi in modo autonomo, usando le proprie risorse, allora è “CLOSED”…
Con questo chiudiamo il quadro complessivo che spiega l’intervento di Tito Boeri tramite i suoi collegamenti con Soros e con De Benedetti…
scenarieconomici.it

la rai è da privatizzare è la fogna più schifosa del paese ,piena di zecche e parassiti


Svincolata dai partiti, doveva decollare tre anni fa. Invece la più grande azienda culturale del Paese è rimasta nel parcheggio, invischiata nelle clientele e nelle inefficenze di sempre.
Mamma Rai impiega 13.058 dipendenti, di cui 1.760 giornalisti, suddivisi in 8 diverse testate: Tg1, Tg2, Tg3, TgR, Rainews 24, Il Giornale Radio, Rai Parlamento e Rai Sport. Il contratto giornalistico Rai è il più «blindato» d’ Italia: il costo azienda medio annuo è di 200.000 euro per ciascuno dei 210 capiredattori, 140.000 euro per i 300 capiservizio, 70.000 euro per i neoassunti.
Nel mondo, nessuna Tv pubblica ha tanti telegiornali nazionali. Un’ anomalia che risale ai tempi della «lottizzazione»: a ogni partito la sua area di influenza. Negli anni ha generato costi enormi poiché ogni testata ha un direttore, i vicedirettori, i tecnici, i giornalisti. E tutte le testate a coprire lo stesso evento.

Che senso ha, visto che ogni rete ha già gli spazi dedicati agli approfondimenti e ai talk, proprio per rappresentare le diverse letture dei fatti? La Bbc, una delle più grandi e influenti istituzioni giornalistiche al mondo, diffonde in Gran Bretagna un solo Tg: BBC news.
La Rai, con le tre testate nazionali, realizza ogni giorno oltre 25 edizioni di Tg; in Francia e Germania le edizioni quotidiane sono 7, nel Regno Unito e in Spagna 6. All’ offerta ipertrofica si aggiunge il canale Rainews 24, che trasmette notizie 24 ore al giorno. Abbiamo la più grande copertura informativa d’ Europa e un esercito di giornalisti, eppure, nonostante i telespettatori siano inesorabilmente in calo perché si informano sul mondo digitale, la Rai non ha un sito di news online.
Poi c’ è il tema delle sedi regionali: i 660 giornalisti fanno capo alla direzione Tgr, mentre le 22 sedi, con altrettanti direttori, che si occupano solo dei muri e dei tecnici, fanno capo a una fantomatica Direzione per il coordinamento delle sedi regionali ed estere.
Gli edifici sono faraonici, con interi piani inutilizzati, ma la qualità della cronaca locale non è sempre brillante: potenzialità enormi, inefficienza cronica. Ma, essendo i Tg regionali luoghi in cui sindaci e governatori esercitano la loro influenza, oltre che bacino di consenso per il potente sindacato Usigrai, si tira a campare.
Qualche esempio. In Emilia Romagna non c’ è una buona copertura del segnale e, in alcune zone, si vede il Tgr Veneto o il Tgr Marche; è presente una obsoleta «esterna 1» per le dirette, un mastodonte costoso usato solo per la messa della domenica, con una squadra di 5 persone che, per ragioni sindacali, non può fare altro quando il mezzo è fermo.
Al Tgr Lazio regna il degrado: dalle luci al neon fulminate alle cuffie della radiofonia fuori uso; tutti i giornalisti stanno a Saxa Rubra, nessun corrispondente dalle province. A Torino, per poter usare un mezzo satellitare leggero, adatto alle dirette, la Tgr deve chiedere l’ assenso a 4 diversi responsabili, una procedura che non si adatta ai tempi delle news. In Puglia, i due redattori territoriali hanno la telecamerina in dotazione, ma non la usano perché il sindacato non vuole.
A Sassari, 4 specializzati di ripresa non escono con la troupe, non guidano la macchina e stanno in studio, per quei due movimenti di camera che potrebbero anche fare i tecnici. Il caporedattore non può decidere sul loro utilizzo, perché dipendono dal direttore di sede. In Sicilia, gli impiegati di segreteria sarebbero disponibili e qualificati per archiviare e metadatare le immagini, ma non hanno accesso al sistema.
La Tgr Lombardia (con 50 giornalisti) è quella che collabora di più con i Tg nazionali; però Tg1, Tg2, Tg3, Rainews e Rai Sport hanno comunque tutti i propri giornalisti a Milano. Il materiale grezzo viene buttato, perché nessuno lo cataloga. Poi c’ è un aspetto che la dice lunga sulle competenze dei dirigenti: le testate nazionali e quelle regionali sono state digitalizzate con sistemi che non comunicano fra loro, per cui è difficile lo scambio di immagini.
Il Consiglio d’ amministrazione insediato nel 2015 è partito in quarta dando vita a Ray Play, ma la mission era proprio quella di rendere più efficiente la TgR, riorganizzare l’ offerta informativa nazionale e colmare il gap digitale. In questi 3 anni, il Cda è riuscito a far naufragare tutti i progetti.
Incluso quello per la nascita del sito unico di news online, già sviluppato dalla Direzione Digital e con la formazione presso le redazioni regionali già avviata (oggi sei regioni hanno il loro sito). Il motivo? Prima di dar vita a una nuova testata, bisognava ridurre il numero di quelle già esistenti.
Sta di fatto che il sito nazionale esistente è dentro a Rainews 24 e produce un traffico irrilevante. Questa è la classifica Audiweb degli utenti unici giornalieri, nell’ ultima settimana di giugno: RaiNews 95.000, TgCom 967.000, Corriere della Sera 1.300.000, Repubblica 1.400.000.
In sostanza tutti i cittadini sono obbligati a pagare il canone (1 miliardo e 700 milioni l’ incasso del 2017), ma chi si informa soltanto online non ha un servizio pubblico degno di questo nome. In compenso, lo stesso Cda ha portato avanti uno studio di fattibilità di un nuovo canale tradizionale in lingua inglese.
Ad occuparsene in prima persona la presidente Monica Maggioni, a fine mandato, e quindi in cerca di una futura direzione.
Questa è la Rai, che attende il prossimo giro di giostra. Il capitale umano che lavora ai piani bassi, dove si realizza il prodotto, ha bisogno di una forte spinta; speriamo che la giostra sia un «calcinculo». Con un management esperto e libero dai condizionamenti della politica, potrebbe uscirne un’ azienda leader in Europa.

quando un'italiano vive in un attico di nuova york non capisce più un cazzo dell'italia

Mi chiamo Assia Montanino ..e ho querelato" il giornale" di Alessandro Sallusti che mi ha diffamato ed offesa nella mia dignità di donna e lavoratrice .Ci vedremo in Tribunale.

ondiviso un post.

Mi chiamo Assia Montanino ..e ho querelato" il giornale" di Alessandro Sallusti che mi ha diffamato ed offesa nella mia dignità di donna e lavoratrice .Ci vedremo in Tribunale.
Io non ho niente da nascondere ,né di cui vergognarmi. Quindi se volete onorarmi della vostra lettura ,vi racconto sinteticamente la mia storia. Un caro saluto a tutti voi.
Lavoro al Ministero del Lavoro come Capo segreteria. Stesso ruolo ricoprirò a breve al Ministero dello Sviluppo economico. Due ministeri, uno stipendio solo, pur avendo diritto a due stipendi. La cifra netta che prendo mensilmente- pari a circa tremila e trecento euro - copre un impegno che va ben oltre i tempi previsti nel contratto, e che si protrae 7 giorni su 7, senza limiti di orario. E con responsabilità importanti. Il fatto di avere “solo” 26 anni credevo fosse un elemento positivo e non di demerito, in un Paese in cui non si fa altro che dire “largo ai giovani”. Vengo dallo stesso paese del ministro Di Maio e questa è stata senza dubbio una ‘fortuna’: perché così lui ha conosciuto diversi anni fa mio padre, che si era appena ribellato contro gli usurai, e mi ha dato un’opportunità, come l’ha data ad altri studenti universitari per uno stage presso la vicepresidenza della Camera. Mi sono guadagnata stima e fiducia di tutti lavorando sodo per anni. E così continuerò a fare con grande serenità.
Le illazioni sulle mie competenze le ritengo inaccettabili e gli autori ne dovranno rispondere in tribunale. E’ triste notare come un giovane in Italia debba costantemente difendersi dalle accuse di incompetenza, solo per un fattore legato all’età anagrafica. Pensavo che i tempi bui in cui un ex Ministro del lavoro accusava i giovani di essere dei buoni a nulla fossero passati, invece noto che è una mentalità diffusa, sia in ambienti che si definiscono di destra, sia in ambienti che si professano di sinistra. Come donna osservo anche che in questi articoli e nelle foto private che sono state pubblicate, c’è un sessismo nemmeno troppo velato, e mi chiedo: se il Capo segreteria fosse stato un uomo cosa sarebbe successo?. Purtroppo certi media contribuiscono non solo a diffondere falsa informazione, ma anche a inchiodare l'Italia a un medioevo culturale.
Infine, ringrazio Salvatore Cantone, presidente dell’Associazione Antiracket e antiusura di Pomigliano d’Arco, che conferma quanto affermato oggi dal Ministro Di Maio e che accompagna me e la mia famiglia in questa lotta e il Ministro stesso, che ha avuto fiducia in me.

pensionati italiani: "Loro diritti non violati" allora per i vitalizi non c'è problema e si possono toccare le pensioni d'oro che sono soltanto un ladrocinio, fatto dai politici per il loro esclusivo beneficio

allora per i vitalizi non c'è problema e si possono toccare le pensioni d'oro che sono soltanto un ladrocinio, fatto dai politici per il loro esclusivo beneficio
ILFATTOQUOTIDIANO.IT

Le misure prese dal governo e dal legislatore non violano i diritti dei pensionati. Con questa motivazione, la Corte europea dei diritti umani ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso di 10.059 pensionati contro il decreto Poletti (2015) sulla perequazione delle pensioni dal 2012. La dec...

io voto il m5s e lo sostengo da quando c'è ma le nomine alla rai e al Copasir fanno schifo,lo so che andavano all'opposizione,però potevano scegliere personaggi meno pesanti

io voto il m5s e lo sostengo da quando c'è ma le nomine alla rai e al Copasir  fanno schifo,lo so che andavano all'opposizione,però potevano scegliere personaggi meno pesanti, alla rai un nome mediaset che vuol dire farà gli interessi di mediaset e al copasir un uomo amico del renzuccio, che farà di tutto per coprire i fattacci che renzi ha fatto e strafatto, il perchè questi personaggi, lo deve spiegare il governo del cambiamento e adesso aspetto che il direttore alla rai sia un nome forte che cambi veramente lo schifo che hanno fatto da sempre.

La rai come la giri e la rivolti sono posti di lavoro e di dirigenze schifose, soldoni che girano che paga il cittadino cornuto e mazziato,per me e lo dico da sempre, prima di Grillo,lo dico da un ventennio,la rai va privatizzata e deve camminare con le proprie gambe.

lasciare una rete per l'informazione,che sia svelta, e neutrale, io lascerei rai news, il resto sia privato,la mettano in borsa, tolgano il canone e poi senza politici , senza consigli , ecc, lavori,se regge il mercato bene altrimenti chiuda.


Vigilanza Rai, Barachini (ex Tg4) eletto presidente. Paragone: “Non sia al servizio di Mediaset”. Guerini (Pd) al Copasir

Il senatore di Forza Italia eletto alla terza votazione: "Mi auguro che la nostra attività venga valutata nel merito". Mulè: "Sarà una garanzia per tutti". Liberi e Uguali: "Tanto valeva metterci direttamente Berlusconi"


Vigilanza Rai, Barachini (ex Tg4) eletto presidente. Paragone: “Non sia al servizio di Mediaset”. Guerini (Pd) al Copasir

nel frattempo spero che cessi la censura che google sta facendo da un anno nei miei confronti,non sono una terrorista, voto m5s

18/07/18

Elio Lanutti Renzi,Gentiloni,Padoan, che hanno aumentato il debito pubblico di 220 mld di euro in 51 mesi al ritmo di 4,3 mld al mese. per salvare banche e bankster coi quali vanno a braccetto, hanno sbeffeggiato il reddito di cittadinanza,



Elio Lanutti
Renzi,Gentiloni,Padoan, che hanno aumentato il debito pubblico di 220 mld di euro in 51 mesi al ritmo di 4,3 mld al mese. per salvare banche e bankster coi quali vanno a braccetto, hanno sbeffeggiato il reddito di cittadinanza, che costa meno di 18 mld di euro l'anno, per aiutare uomini e donne ad una vita dignitosa. Con il debito pubblico alle stelle aumentato da Renziloni, si finanziava oltre 12 anni di reddito di cittadinanza. Le nostre priorità sono uomini, donne, giovani, pensionati, vecchi, saccheggiati ed impoveriti da governi camerieri dei banchieri, le priorità del Pd Ogm e di Lorsignori, quelle di far arricchire, sulla pelle delle giovani generazioni, le banche,i predatori,la finanza criminale."Tocca un nuovo record di 2.327,4 mld di euro il debito pubblico a maggio, eredità avvelenata dell’ex ministro Padoan (insediatosi al Mef nel febbraio 2014 col governo Renzi e proseguito con Gentiloni), che invece di diminuire è al contrario aumentato di 220 mld di euro dal febbraio 2014, quando era a 2.107 mld, al ritmo di 4,3 mld di euro al mese; 143 milioni di euro al giorno; 5,9 milioni di euro l’ora; 99.305 euro al minuto; 1.655 euro al secondo gravando per 97.000 euro su ognuna delle famiglie (24 milioni), per 38.783 euro sulle spalle di ogni abitante (60 milioni), che ha dovuto sopportare in 51 mesi oneri impropri di 3.666 euro aggiuntivi occulti, oltre le consuete stangate tariffarie".

delrio se io domani mi imbarco su una carretta e annego la colpa di chi è, mia perchè mi sono imbarcata sapendo che è una carretta, di chi mi ha messo sulla carretta, di chi traffica in unità e non è del governo italiano

delrio se io domani mi imbarco su una carretta e annego la colpa di chi è, mia perchè mi sono imbarcata sapendo che è una carretta, di chi mi ha messo sulla carretta, di chi traffica in  unità e non è del governo italiano o degli italiani,ma vai a lavorare barbone, e di tutti gli italiani che si sono suicidati perchè hanno fallito la colpa la diamo a chi alla Tunisia, alla Grecia, a quale stato, invece degli italiani suicidati la colpa è la tua e del governo di cui facevi parte, io non vi sopporto,ogni volta che vedo le vostre faccie vomito,mi fate schifo.

ecco gli amici dei Pidioti che fanno affari con i loro voti.....BANDA DI COGLIONI....

ecco gli amici dei Pidioti che fanno affari con i loro voti.....BANDA DI COGLIONI....
ILSOLE24ORE.COM
Emergono i primi dei nomi degli indagati per bancarotta fraudolenta per il collasso di Alitalia-Sai, nella gestione targata Etihad. Gli indagati sono

BONAFEDE QUANDO QUESTO PAESE Diventerà CIVILE DI ARMI NON CE NE SARà BISOGNO,MA OGGI IO A CASA MIA VOGLIO POTERE DIFENDERMI.

BONAFEDE QUANDO QUESTO PAESE Diventerà CIVILE DI ARMI NON CE NE SARà BISOGNO,MA OGGI IO A CASA MIA VOGLIO POTERE DIFENDERMI.
INUTILE DIRE CHE POTENZI LE FORZE DELL'ORDINE, SE UNO ENTRA IN CASA MIA, HAI VOGLIA , QUELLO FA COME VUOLE, SE IO HO UN'ARMA è MIO DIRITTO USARLA, SE UNO ENTRA IN CASA MIA,DEVE SAPERE CHE RISCHIA LA VITA, ALTRI DISCORSI NON NE VOGLIO SENTIRE, IO VOTO M5S DA QUANDO C'è, E NON VOGLIO ANNACQUAMENTI DELLA LEGGE, NOI NON SIAMO PISDDDINI



Legittima difesa, al via iter per cambiare la legge. Lega: “Procedere spediti”. M5s frena. Bonafede: “Non liberalizzare armi”

Legittima difesa, al via iter per cambiare la legge. Lega: “Procedere spediti”. M5s frena. Bonafede: “Non liberalizzare armi”


Incardinati cinque disegni di legge in commissione Giustizia. Il capogruppo del Carroccio al Senato: "Nostra battaglia da sempre. Se qualcuno entra in casa, qualunque reazione è legittima". Il ministro della Giustizia rivendica la propria competenza in materia. Il suo vice Morrone: "Priorità". Salvini: "In perfetta sintonia con lui. Non ho in testa modello americano". Ma Urraro (M5s): "Materia delicata". Pd: "Continue divisioni"

Marco Travaglio : “MA CHE VI HA FATTO IL MOVIMENTO 5 STELLE?"

Marco Travaglio : “MA CHE VI HA FATTO IL MOVIMENTO 5 STELLE?"
Cittadini che vogliono governare i cittadini
All’inizio gli ridevano dietro, lo prendevano in giro. Poi, quando si è capito che la cosa poteva essere possibile, le risate sono diventate insulti.
Non c’è mai stato un partito o movimento politico così insultato e così calunniato. Tra l’altro formato da tutti cittadini perbene.
Neanche dei pregiudicati sono stati così insultati come i suoi portavoce.
Ma alla fine che cosa ha fatto il Movimento 5 Stelle?
Ha governato qualche volta?
Ha fatto qualche legge a suo favore?
Ha creato gli esodati?
Ha abolito l’articolo 18?
Ha per caso rubato soldi alla collettività?
Ha fatto favori alle banche?
Ha introdotto norme che aiutano le banche a espropriare casa vostra?
Ha per caso aiutato petrolieri che inquinano vicino casa vostra?
Si può sapere cosa cavolo vi ha fatto?
Ha semplicemente portato delle persone incensurate dentro le istituzioni.
E questa è una cosa bellissima.”
E questa è una cosa bellissima.”